CAPITOLO
III
Le due eroine
si precipitarono da quel tipo ma, una volta giunte sul posto, dell’uomo
non vi era più traccia.
Xena:<Ma com’è possibile?...Era qui… lo avevo
legato ben stretto!... E’ tutta colpa mia, non dovevo lasciarlo
solo…maledizione! > -
Olimpia:<Vedrai che riuscirai a riprenderlo Xena…non darti
colpe che non hai! > -
Xena:<No, Olimpia! Dovevo stare più attenta! Ho messo al
servizio della giustizia le mie doti di guerriera!> -
Olimpia:<Xena, hai appena aiutato quella poveretta a recuperare
il suo denaro, senza di te sarebbe tornata a casa a mani vuote >
-
La guerriera non era molto soddisfatta del suo operato e, mentre pensava
a cosa fare, fu attratta dal luccichio di un oggetto lasciato per
terra.
Si chinò per guardare meglio e notò che era un ciondolo
in ferro con l’effige di un serpente a tre teste. Lo raccolse
e poi disse ad Olimpia -
<Guarda...Qualcuno lo ha perduto. C’è qualcosa che
non mi convince: prima la morte di quel cane e ora questo amuleto
> -
Olimpia:<Ma cosa vuol dire Xena? Io non vedo alcun collegamento
> -
Xena:<Non ti ho ancora detto che gli amuleti in ferro hanno proprietà
magiche > -
Olimpia:<E allora?> - Rispose secca l’amica.
Nell’oscurità
di una caverna di rocce sulfuree e densi vapori, la voce di una donna
riecheggiava per l’intera grotta rimbalzando da una parete all’altra.
Donna:<Bene…Hai soddisfatto le mie aspettative > - si
rivolse al giovane che era accanto a lei –
Donna:<Tutto procede secondo i miei piani... Xena è sempre
pronta ad aiutare il suo prossimo e sapevo che mandandoti da lei con
la storia dei briganti si sarebbe precipitata in città con
Olimpia > - gli parlò in maniera sensuale e poi lo baciò
sulle labbra. Sicuro di avere i suoi favori, ricambiò il bacio
con passione.
<Non è stato affatto piacevole sentire le dita di Xena premute
sul mio collo mentre tu tenevi a bada la sua amica: merito qualcosa
di più di un bacio … > - le disse il giovane dopo
quella dolce effusione –
Donna:<Tranquillo, io mantengo sempre le mie promesse > -
Si allontanò un attimo da lui. Con passi sicuri si diresse
verso un altare per i sacrifici, alla cui base vi era posto un calice
colmo di un liquido rosso molto denso. Era impreziosito da motivi
ornamentali raffiguranti quattro pipistrelli che contornavano lo stelo.
Donna:<Su bevi! > - Porgendogli la coppa –
Donna:<Ti farò diventare come me! Avrai i miei stessi poteri!
Saremo invincibili ed insieme domineremo il mondo! > - Enfatizzava
il suo discorso nel tentativo di convincerlo a bere e non dovette
faticare molto, in quanto il giovane era allettato all’idea
di diventare quasi una divinità. Non poteva rifiutare un offerta
così, anche perchè quella donna era molto attraente
e non gli dispiaceva affatto poter continuare a dividere con lei il
suo letto.
Uomo:<Finalmente, dopo tutti questi anni, avrai la tua vendetta
su Xena… Non è vero Nerissa?Io ti aiuterò ad annientarla
una volta per tutte!Sicuramente avrà ritrovato il tuo piccolo
e innocuo amuleto > - Seguì una risata da parte di entrambi
per essere riusciti a raggirare la principessa guerriera.
L’uomo continuava a ridere e felice sorseggiò il suo
vino. Ma ad un tratto fu colpito da una sensazione improvvisa di calore
e, sentendosi strozzare in gola, le sue gambe si fecero tremanti e
cadde inginocchio, lasciando che il liquido traboccasse dalla coppa.
Uomo:<Che…che …cosa mi hai dato? > - Era tutto gonfio
e rosso in volto –
Nerissa:<Veleno. Ho mescolato insieme al vino, erbe magiche e sangue
di vipera > -Gli rispose con un sorriso stampato sulle labbra –
Uomo:<Maledetta! > - Terrorizzato, si trascinò carponi
all’indietro mentre Nerissa lo fissava negli occhi, assaporando
deliziata la sua morte.
Nerissa:< Mai fidarsi di una strega. Ti ho usato al solo scopo
per avvicinare Olimpia e vendicarmi di Xena! Mio caro, non avrai creduto
che volessi te al mio fianco? > -
L’eco della sua risata risuonava non umana come se provenisse
da un mondo ultraterreno. Buttò la testa all’indietro
ridendo istericamente e allargò le braccia come le ali d’un
uccello.
Nerissa era tornata più malvagia di prima, manipolatrice di
veleni e di sostanze disgustose. Assassina e perversa!
Si preparava adesso ad un rito magico per richiamare spiriti infernali.
Uno spettacolo tanto spaventoso che perfino il sole cercò di
nascondersi dietro i grandi sepolcri per evitare di assistere a tali
orrori.
Si alzò
una leggera brezza scompigliando delicatamente le chiome delle guerriere
ma ad un tratto il vento cominciò a soffiare forte e una fitta
nuvolaglia si addensò sulla città. Il tempo si metteva
decisamente al brutto.
Un lampo squarciò il cielo diventato plumbeo, seguito all’improvviso
dal rumore roboante di un tuono che fece drizzare le gambe alle due
amiche. Alcune gocce di pioggia si riversarono sulle calde guance
della mora.
Xena:<Forza Olimpia…torniamo alla locanda prima che venga
giù il diluvio > -
Nerissa, intanto,
si portò di nuovo verso l’altare dei sacrifici.
Indossava una lunga veste cerimoniale in lino, di un colore rosso
fiammante, e sulle spalle un mantello nero, ampio e lungo.
Il suo collo era impreziosito da un pendente dalla forma di un drago
a due teste. Al polso aveva un bracciale in rame ritorto a forma di
serpente regolabile che si attorcigliava a difendere chi lo portava
se la sua testa veniva rivolta verso l’esterno.
Alle dita, invece, facevano corona due anelli: compariva un ologramma,
all’interno di questo un cranio, simbolo alchemico di morte
e rinascita dell’adepto che si incammina sulla strada tortuosa
della magia. L’altro, apribile, con pietra nera e draghi alla
montatura.
Sul ripiano dell’altare campavano in bella vista alcuni oggetti
pagani: due candelabri raffiguranti una mezza luna ed una statuetta
con corna di cervo sul capo, metafora rispettivamente dell’immortalità
ma anche del mondo sotterraneo.
Un forte odore di incenso si espandeva tutto intorno.
Nel suo tetro rifugio, Nerissa dava ora inizio al suo rituale magico.
Afferrò nel suo pugno una lama tagliente per sminuzzare erbe
micidiali. Con piglio sicuro spremette la bava velenosa di alcuni
serpenti, impastando uccelli sinistri; il cuore di un tetro gufo;
le viscere di stridula strige sventrata viva. Successivamente rimescolò
questi ingredienti, borbottando formule magiche sconosciute incise
su placche metalliche.
Sparse in espiazione liquidi vari e offrì a se stessa libagioni
di vino miscelato. Poi intrecciò tra loro capelli, ponendoli
a bruciare nella brace insieme a una gran quantità di profumi.
Ecco che subito l’irresistibile potenza dell’arte magica
costrinse i Lumin ad intervenire con la loro occulta energia: una
luce così intensa e forte illuminò la grotta da eguagliare
quella del sole.
I poteri dei Lumin iniziarono a fare effetto sulla loro protetta:
il corpo di Nerissa iniziò una lunga e lenta trasformazione
in una nera creatura alata dall’aspetto orrendo, con artigli
taglienti e denti aguzzi; becco affilato a forma di uncino e seni
simili a quelli femminili contenenti una sostanza velenosa.
La sua metamorfosi era compiuta. Le sue sembianze erano come quelle
di un uccello predatore. Si librò in alto fra grida terrificanti
attraverso un lucernario naturale, in cerca della sua preda: Olimpia!!
Nella loro
stanza, al sicuro dal nubifragio, Xena si sentiva strana e andava
su e giù come un animale in gabbia, masticando amaro. Quel
tipo gli era sfuggito per un’inezia e si accusava di negligenza
per l’errore commesso.
Olimpia:<Xena, la vuoi smettere di andare avanti e indietro? Stai
consumando il pavimento! > -
Xena:<Non sono tranquilla! > -
Olimpia:<Lo so, me ne sono accorta…posso sapere perché?>
-
Xena:< Sto ripensando a quello che è accaduto oggi >
- le disse con espressione accigliata, incrociando le braccia.
Xena:<Quel furfante è riuscito a farla franca… per
non parlare di quella donna che abbiamo aiutato…chi ti dice
che sia così innocua? Il suo comportamento era molto strano,
si è irrigidita quando mi ha vista arrivare, sono sicura che
centra qualcosa con la morte del cane…e poi questo amuleto…>
- e ogni tanto tornava a fissare preoccupata la sua effige. Poi si
avvicinò ad un tavolino e posò sul ripiano in legno
l’oggetto che aveva tenuto stretto nel suo pugno fino ad allora.
Xena:<Hai notato che il tempo è cambiato all’improvviso?
Siamo in piena estate Olimpia: c’è qualcosa che non va...
> -
La principessa guerriera era come un vulcano pronto ad esplodere –
Olimpia:<Mai sentito parlare di temporali estivi? Ti stai facendo
suggestionare da qualcosa che non esiste! Perchè tutte queste
paure, Xena? Avanti, vieni qui…> -
La sua compagna tentò di smorzare la tensione che si era creata,
invitandola a stendersi sul letto –
Olimpia:<Che cos’hai Xena? dimmi la verità > -
Ci fu un attimo di silenzio. Xena la guardò senza muovere un
muscolo, gli occhi lucidi si velarono di lacrime e finalmente ruppe
il suo guscio, confessando all’amica la verità che covava
dentro di lei.
Xena:<Ho paura che possa accaderti qualcosa, Olimpia > -
Olimpia:<Su avanti…tranquilla…> - le disse -
Xena era così presa da cattivi pensieri che la testa le pesava
come un macigno. Aveva
bisogno di un po’ di pace.
A quel punto la guerriera si adagiò sul letto, obbedendo all’amica
–
Olimpia:<Adesso non pensare a nulla…rilassati > -
Quella dolce quiete purtroppo durò solo un istante. Ad un tratto
Xena sentì scricchiolare una trave.
Xena:< Hai sentito? >
Olimpia:< Cosa? > - Le chiese perplessa -
Xena:< Il rumore di una trave smossa…> - Olimpia le rispose
senza pensarci su –
<E allora? Saranno le tarme>
La guerriera non riusciva ad allentare la tensione. La fissò
turbata e le disse sgomenta –
<Sta per accadere qualcosa: lo sento! Le voci misteriose dello
scricchiolio di una trave possono essere messaggi degli spettri per
predire una sventura…> -
Olimpia:< Xena basta! Rilassati per favore ! > - La rimproverò
l’amica.
L’amuleto che era appoggiato sul ripiano del tavolino cadde
per terra a causa del continuo crepitio del pavimento.
L’effige sembrò prendere vita: le tre teste del serpente
si aggrovigliarono furenti, innescando un bagliore rosso vivo che
uscì dai loro occhi.
Un violento colpo di vento aprì le imposte. La mora si alzò
repentina dal letto per chiudere la finestra ma qualcosa di sinistro
la scaraventò contro la parete e il suo corpo molle tornò
a terra privo di forze.
Olimpia scattò inginocchio sul letto, osservando incredula
la scena: un mostro alato dalle fattezze orribili comparve nella stanza.
Quell’essere puntò deciso verso di lei, lanciando grida
stridule che le straziarono l’udito.
Olimpia:<XENA!> - La chiamò a gran voce –
Xena sembrava reagire al richiamo dell’amica: trovò di
nuovo quella forza che era insita in lei e si rimise in piedi diritta,
affrontando di nuovo la situazione, come solo una vera guerriera sapeva
fare.
Vide Olimpia in pericolo e con un balzo in avanti afferrò la
spada appoggiata su una panca lì vicino. Iniziò a rotearla
tenendola ben salda nel suo pugno e con il suo grido di battaglia
si gettò alle spalle del mostro.
L’amuleto sprigionò un bagliore ancora più intenso
che ne bloccò i movimenti, creando una barriera intorno a lei.
La guerriera cercava di divincolarsi come un’ossessa, colpendo
ripetutamente con la spada quella specie di muro rosso fuoco.
La sua amica era minacciata da quella creatura spaventosa e non poteva
fare nulla per aiutarla. Quello sbarramento di luce pareva indistruttibile
e si sentì impotente come non mai –
Xena:<OLIMPIA VA VIA! SCAPPA! ESCI DI QUI ! > - Gridò
con quanto fiato avesse in gola per incoraggiarla ad agire.
La bionda si lanciò giù dal letto ma, invece di scappar
via, d’istinto corse verso Xena -
Xena:<Ma che fai? > - La rimproverò per aver agito d’
impulso –
Xena:<Cerca di uscire da qui! Non preoccuparti per me! > -
Con Xena avvolta in un muro di fuoco, il mostro ebbe tutto il tempo
per ostruire l’unica via di fuga ed imprigionare Olimpia in
una potente stretta.
L’essere premeva sui fianchi della ragazza impedendole di respirare,
la quale però continuò a difendersi facendo ricorso
a tutte le sue energie e, per farla stare buona, la colpì alla
nuca con uno dei suoi artigli. Il bardo cadde così in una situazione
rovinosa e irreparabile che non le lasciò scampo.
Xena:<Lasciala stare! Non toccarla! > - Inveì contro
di esso, sperando che potesse servire a qualcosa ma il mostro era
deciso a tenersi stretta la sua preda per portarla via con sé.
Il potere dell’amuleto svanì quando il mostro si librò
in aria.
Xena:<OLIMPIA! OLIMPIA! > -
Finalmente libera, la guerriera gli andò incontro per affrontarlo
ma ormai era troppo tardi. Lo vide volar via dalla finestra con in
braccio la sua amica.