EPISODIO N. 3
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Dopo un giorno e mezzo di navigazione, tutto procedeva tranquillo sulla “nave nera”. Era scesa l’oscurità e gli uomini si davano il cambio ai remi.
Xena non dormiva da un pezzo ormai, non si sarebbe data pace finché non avesse ritrovato Olimpia.
Fronio:<Perché non vai a stenderti un po’? Non è necessario che tu rimanga qui sul ponte a vigilare, ci sono i miei uomini per questo. Siamo vicini all’isola di Vulcano, se avvistiamo terra ti chiamerò> - le disse l’amico preoccupato -
Xena:<Si lo so> - rispose Xena -<ed è proprio questo il momento per tenere gli occhi aperti. Non riuscirei a dormire neanche se lo volessi> -
Ad un tratto i lunghi capelli della guerriera furono mossi da un vento fresco che iniziò a soffiare sempre più forte. Un vento di prora che spirava in direzione opposta a quella della nave. Cominciarono a formarsi onde più grandi: le creste di spuma bianca erano ovunque più estese.
Fronio:<Forza gente, olio di gomito! Dobbiamo stringere il vento o finiremo fuori rotta! > - Gridò l’uomo a pieni polmoni.
Xena:<Ecco, ci siamo! > - Disse Xena, consapevole di ciò che avrebbe affrontato. Si aspettava che qualcosa di sinistro attaccasse l’imbarcazione.
Vennero applicati alla nave i cavi di rinforzo che dovevano irrobustire lo scafo e conferire rigidità alla chiglia. Cercarono anche di risalire il vento di punta per essere sostenuti.
<Per tutti gli dei!> - Strillò qualcuno dal ponte.
Tutti si girarono a guardare: una piovra gigantesca con dieci tentacoli emerse dalle onde più grande della nave, pronta a divorarla in un sol boccone.
Anche l’uomo più lucido non avrebbe mai potuto ammettere l’esistenza di un simile mostro, se non l’avesse visto con i suoi occhi. Era grande come quindici anfore.
<E’ lo “zaratan”! Nave a sinistra di prua!> - Disse Criseide il timoniere.
Tentarono di colpirlo usando il rostro, un’arma offensiva costituita da uno sperone innestato nella prora, con la funzione di perforare le navi nemiche.
Xena:< Tenetevi a qualcosa! > - Gridò a più non posso Xena.
Il mare si gonfiò di schiuma bianca, facendo oscillare più volte la nave. Alcuni uomini dell’equipaggio persero la presa e caddero in acqua. Furono stritolati e trascinati sul fondo dai tentacoli del mostro.
L’animale, infuriato, dopo quel lauto banchetto tornò a prestare la sua attenzione alla nave e stava per ridurla a pezzi con i suoi attacchi poderosi.
I marinai armati di tridenti cercarono di respingere quella “massa enorme” dotata di straordinaria agilità. Xena afferrò il chakram e la scagliò contro di essa, riuscendo a recidere uno dei tentacoli e l’animale accusò il colpo, ritirandosi.
Xena:<Marinai, attaccate adesso! Ora è debole! Coraggio, non abbiate paura!> - Li incitò la guerriera.
Gli uomini esitarono per un istante ed il mostro si fece di nuovo avanti. I suoi tentacoli viscidi erano dappertutto e colpivano qualsiasi cosa avesse a tiro.
La sentina si riempì d’acqua, la nave sembrava sul punto di spezzarsi da un momento all’altro. Tutti erano allo stremo delle forze.
La “nave nera” era finita in una notte da incubo.
Xena:<Forza...non mollate proprio adesso!> -
La guerriera prese un macete caduto ad un marinaio e, con tutta la forza che aveva in corpo, cominciò a recidere i tentacoli del mostro.
L’equipaggio, spronato dal suo coraggio, la imitò ed insieme respinsero l’animale nel fondo marino.
I danni furono ingenti: molti uomini erano morti mentre la nave galleggiava a stento ma riprese il suo assetto di navigazione dopo che le acque tornarono a farsi chete.
Fronio:<Hai salvato la vita a molti di noi, Xena. Sei la più grande guerriera che io abbia mai conosciuto: una combattente nata! > -
Xena:<Ti ringrazio Fronio. Questa volta l’abbiamo scampata ma non è ancora finita> - E gli indicò l’isola di Vulcano. Erano giunti finalmente.

CAPITOLO VII

Un silenzio spettrale li accolse una volta che Xena e il resto dell’equipaggio sbarcarono sull’isola. Un luogo desolato e tetro.
La costa era così frastagliata che, in alcuni punti, sembrava sprofondare in mare. I colori della roccia, dal rosso al giallo ocra, e la spiaggia nera, così chiamata per il colore della sabbia di origine vulcanica, conferivano all’isola un aspetto inquietante.
Xena:< C’è troppo silenzio…> - disse la guerriera guardandosi attorno.
Fronio:< State attenti…Mi raccomando, occhi aperti!> - Gli uomini, detto fatto, impugnarono le armi, pronti a scattare a qualsiasi rumore.
Sbarcati con le prime luci dell’alba, la penombra rendeva più feroce ed enigmatiche le forme evocate dalle rocce.
<Guardate quelle statue…sono impressionanti> - Disse uno dei guerrieri –
Da un declivio di sabbia nera emergevano disseminate qua e là delle rocce vulcaniche, le cui forme suggerivano fantomatici profili di mostri giganteschi.
Con circospezione, aggirarono una statua che rappresentava uno spaventoso gigante mentre lacerava le membra di un avversario. Poco più avanti, un enorme mostro alto venti metri, accanto al quale sorgeva dal terreno la testa mozzata di uomo.
A fianco, sulla destra del sentiero, spuntando dalla roccia, un orrido mostro con le fauci spalancate.
Xena:<Avete sentito?> - Xena fece cenno a tutti di non muoversi e gli uomini obbedirono con l’animo improntato di timore.
Ad un tratto le statue presero vita: si liberarono della loro corazza di pietra riducendola in frantumi. Queste creature dall’aspetto orribile avanzarono minacciose. Pesante e massiccia era la loro andatura mentre la terra rimbombava sotto i loro passi.
Lo spettacolo al quale stavano per assistere sarebbe stato raccapricciante. Non a caso quella valle fu ribattezzata la valle dei mostri.
Fronio:<Presto! Fuggite!> - Urlò il guerriero ma gli uomini non ebbero il tempo di muovere un solo muscolo per le forti oscillazioni.
I mostri ne approfittarono per schiacciarli sulla sabbia umida. Un gigante invece scagliò lontano alcuni guerrieri, assestando loro dei calci poderosi sul ventre.
Quest’ultimo aveva un corpo massiccio, camminava eretto su due zampe ed era alto quanto una montagna. Era dotato di due teste e aveva una grandissima bocca nel petto, dalla quale vomitava fuoco e gas venefici. Anche le sue teste erano dotati di fauci dai denti affilatissimi, tuttavia esse non avevano la capacità di sputare fuoco e per di più litigavano tra loro.
Fronio:<Che cosa facciamo Xena?> - Le domandò l’uomo dopo che si rialzò sfinito –
Il volto cinereo della principessa guerriera si levò verso il cielo e scorse qualcosa di poco piacevole che arrivava in picchiata verso di lei.
Xena:<Oh, no! Maledizione!> -
Un malvagio drago nero puntava dritto nella loro direzione, trascinando le proprie pesanti spire. Osservò la landa desolata alla ricerca delle tracce lasciate dai piedi dell’intruso e non appena ebbe trovato ciò che cercava, con un grido e un getto di fuoco, sorvolò tutta l’isola. Le sue urla agghiaccianti fecero precipitare gli uomini nell’oblio.
Sopra di loro il drago volteggiava in una danza di morte lanciando il suo grido terrificante mentre iniziava la discesa.
Esso aveva una grande apertura alare. La schiena era percorsa da una linea di scaglie ossee appuntite e gli occhi ricordavano quelli di un leone.
I suoi colpi furono rapidi e terribili, sputando lingue di fuoco ma la principessa guerriera si gettò a terra, schivando così il primo attacco del drago.
Tornato indietro, assetato di sangue e di carne nemica, si lanciò verso uno degli uomini di Fronio, con la sua lunga coda lo stritolò come un boa e i muscoli ben sviluppati delle fauci gli permisero di troncare la vita di un altro guerriero con un solo morso.
Xena:<E’ il potere dei lumin a creare questi mostri, ma adesso basta!> - Disse la donna rabbiosa –
Xena:<Dammi qua! > - Ordinò a Fronio di passargli la sua lancia in metallo munita di una punta acuminata e la scagliò contro il drago, trapassandolo da parte a parte.
L’essere vomitò sangue, seguito da strazianti lamenti.
Accasciatosi sulle zampe dai lunghi artigli, le ali membranose si piegarono; la grande testa si afflosciò al suolo e le pesanti palpebre si chiusero su occhi vecchi di secoli.
Non avrebbe più ammorbato l’aria con il suo fiato pestifero facendo strage di esseri umani.
Gli altri mostri, alla morte del drago, si bloccarono, tornando a ricoprirsi di un fetido miscuglio di pietra e roccia vulcanica.
Fronio:<Incredibile…> - Disse con occhi sgranati l’uomo dopo lo scampato pericolo –
Fronio:<Il drago ha risvegliato nei mostri l’energia vitale. Uccidendolo, Xena, hai dato a quegli orribili giganti il sonno eterno…quasi uniti da un unico destino> -
<Siamo salvi! Viva Xena!> - Urlarono i pochi guerrieri rimasti in vita -
Xena:<Restate qui…adesso vado da Olimpia! > -

Una volta lasciati gli uomini al sicuro, Xena si diresse verso un sentiero che saliva con ampie svolte lungo il fianco della montagna.
Circa a metà strada incontrò un tratto in terra rossa battuta, scavata da profondi solchi irregolari. Più saliva e più l’odore di zolfo si faceva intenso, accompagnato da sporadiche nuvole di vapore.
Arrivata in cima, lo spettacolo fu feroce: la grande voragine del cratere era coronata da nuvole di vapori sulfurei bollenti che, con i loro sibili, sembravano provenire direttamente dal centro della terra.
Senza pensarci su, la principessa guerriera si calò all’interno della fossa con il solo scopo di liberare Olimpia.
Non appena Xena toccò il suolo, si sentì smarrita in quella caverna dimenticata dagli dei. Quasi soffocò per i densi vapori che uscivano dagli anfratti.
Nell’eventualità che potesse essere attaccata alle spalle all’improvviso, sguainò la spada donatale dall’asceta indiano. Come per incanto, l’arma iniziò a brillare di una luce intensa, illuminando con la sua energia il cunicolo buio. Questa aveva una sua volontà e, fungendo da guida, condusse Xena da Olimpia, attratta da lei come se ne fosse calamita.
Xena:<Grazie Belhur…> - Disse la guerriera abbozzando un sorriso. Adesso poteva orientarsi al meglio.


<Xena è qui! E’ riuscita ad entrare!> - La voce possente dei lumin riecheggiò nella testa di Nerissa. Presa dal panico si alzò veloce dal triclinio dove era sdraiata un momento prima.
Nerissa:<Non è possibile! Doveva già essere morta e sepolta. Quella donna ha la capacità di mandarmi in bestia!> - Andava su e giù, parlando da sola come una fiera impazzita.
Olimpia:<Nerissa…ma cosa succede? Con chi parli?> -
Nerissa:<Via! Andate via tutti!> - Cacciò chiunque si trovasse a tiro: ancelle, schiavi,
musici. Mise a soqquadro l’intero banchetto, spaccando ogni oggetto a portata di mano e
poi lanciò un urlo agghiacciante.
Il sangue nelle vene del bardo si gelò da subito. Iniziò sul serio ad avere paura di quella donna, ciò nonostante provò a farla ragionare.
Olimpia:<Calmati, ti prego…dimmi cosa sta accadendo. Forse posso aiutarti > - Si avvicinò, sperando di riuscire ad ottenere almeno una risposta, ma in cambio non ottenne altro che violenza.
Nerissa l’afferrò decisa per un braccio e poi le disse –
Nerissa: <Tu! Muoviti, vieni con me!> -
Olimpia:<Fermati! Dove mi stai portando? > -
Nerissa:<Devo nasconderti da lei prima che sia troppo tardi…> - ed iniziò a farfugliare tra i denti cose incomprensibili -
Olimpia:<Non verrò da nessuna parte se prima non mi dici che succede!> - La ragazza si dimenò come fosse tra le maglie di una rete, costringendo Nerissa a fermarsi -
Nerissa:<Xena è venuta per salvarti ma non glielo permetterò…no! Questa volta no! >
Olimpia:<Xena è qui? Devo andare da lei…lasciami!> -
Nerissa:<Aspetta! Olimpia tu non capisci, i Lumin vogliono che tu ti converta di nuovo alla luce! > -
Olimpia:<Cosa stai farneticando? > -
Nerissa:< Per vent’anni ho aspettato questo momento e non sarà una stupida guerriera a rovinare i miei piani! > - Le disse tutto questo a muso duro e poi la strattonò via.
Olimpia:<Sei impazzita? Credi che questa tattica faccia presa su di me?> -
Nerissa:<Non è tattica questa. E’ il mio istinto animale!> - E la strattonò ancora con più vigore.
Olimpia si opponeva con tutte le sue forze. Non era mai stata trattata così.
Lumin:<”Forza Nerissa…portala via di qui, prima che arrivi Xena!”> - Continuavano a ripetere i Lumin alla loro protetta –
Olimpia:<Smettila Nerissa…basta!> - Urlò il bardo.
Le due caddero per terra sotto i continui assalti della donna e finirono distese su di un morbido tappeto che in parte attutì l’impatto della caduta.
Quella donna era talmente forte da riuscire a limitare ogni azione difensiva da parte del
bardo.
Olimpia:<Xena! > - Lanciò un urlo così violento da spaccare l’udito anche a Nerissa.
In quel preciso istante, quasi come se avesse recepito il suo richiamo d’aiuto, la principessa guerriera sfondò con un calcio la grande porta in legno massiccio e piombò come un falco su Nerissa –
Xena:<Lascia stare la mia amica! Brutta megera! > - E la tramortì al capo con l’elsa della spada.
Xena:<Olimpia…come stai? > - La guerriera l’abbracciò, sincerandosi che stesse bene.
Erano felici e commosse per essersi ritrovate.

di Sietta

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