Dopo un giorno
e mezzo di navigazione, tutto procedeva tranquillo sulla “nave
nera”. Era scesa l’oscurità e gli uomini si davano
il cambio ai remi.
Xena non dormiva da un pezzo ormai, non si sarebbe data pace finché
non avesse ritrovato Olimpia.
Fronio:<Perché non vai a stenderti un po’? Non è
necessario che tu rimanga qui sul ponte a vigilare, ci sono i miei
uomini per questo. Siamo vicini all’isola di Vulcano, se avvistiamo
terra ti chiamerò> - le disse l’amico preoccupato
-
Xena:<Si lo so> - rispose Xena -<ed è proprio questo
il momento per tenere gli occhi aperti. Non riuscirei a dormire neanche
se lo volessi> -
Ad un tratto i lunghi capelli della guerriera furono mossi da un vento
fresco che iniziò a soffiare sempre più forte. Un vento
di prora che spirava in direzione opposta a quella della nave. Cominciarono
a formarsi onde più grandi: le creste di spuma bianca erano
ovunque più estese.
Fronio:<Forza gente, olio di gomito! Dobbiamo stringere il vento
o finiremo fuori rotta! > - Gridò l’uomo a pieni polmoni.
Xena:<Ecco, ci siamo! > - Disse Xena, consapevole di ciò
che avrebbe affrontato. Si aspettava che qualcosa di sinistro attaccasse
l’imbarcazione.
Vennero applicati alla nave i cavi di rinforzo che dovevano irrobustire
lo scafo e conferire rigidità alla chiglia. Cercarono anche
di risalire il vento di punta per essere sostenuti.
<Per tutti gli dei!> - Strillò qualcuno dal ponte.
Tutti si girarono a guardare: una piovra gigantesca con dieci tentacoli
emerse dalle onde più grande della nave, pronta a divorarla
in un sol boccone.
Anche l’uomo più lucido non avrebbe mai potuto ammettere
l’esistenza di un simile mostro, se non l’avesse visto
con i suoi occhi. Era grande come quindici anfore.
<E’ lo “zaratan”! Nave a sinistra di prua!>
- Disse Criseide il timoniere.
Tentarono di colpirlo usando il rostro, un’arma offensiva costituita
da uno sperone innestato nella prora, con la funzione di perforare
le navi nemiche.
Xena:< Tenetevi a qualcosa! > - Gridò a più non
posso Xena.
Il mare si gonfiò di schiuma bianca, facendo oscillare più
volte la nave. Alcuni uomini dell’equipaggio persero la presa
e caddero in acqua. Furono stritolati e trascinati sul fondo dai tentacoli
del mostro.
L’animale, infuriato, dopo quel lauto banchetto tornò
a prestare la sua attenzione alla nave e stava per ridurla a pezzi
con i suoi attacchi poderosi.
I marinai armati di tridenti cercarono di respingere quella “massa
enorme” dotata di straordinaria agilità. Xena afferrò
il chakram e la scagliò contro di essa, riuscendo a recidere
uno dei tentacoli e l’animale accusò il colpo, ritirandosi.
Xena:<Marinai, attaccate adesso! Ora è debole! Coraggio,
non abbiate paura!> - Li incitò la guerriera.
Gli uomini esitarono per un istante ed il mostro si fece di nuovo
avanti. I suoi tentacoli viscidi erano dappertutto e colpivano qualsiasi
cosa avesse a tiro.
La sentina si riempì d’acqua, la nave sembrava sul punto
di spezzarsi da un momento all’altro. Tutti erano allo stremo
delle forze.
La “nave nera” era finita in una notte da incubo.
Xena:<Forza...non mollate proprio adesso!> -
La guerriera prese un macete caduto ad un marinaio e, con tutta la
forza che aveva in corpo, cominciò a recidere i tentacoli del
mostro.
L’equipaggio, spronato dal suo coraggio, la imitò ed
insieme respinsero l’animale nel fondo marino.
I danni furono ingenti: molti uomini erano morti mentre la nave galleggiava
a stento ma riprese il suo assetto di navigazione dopo che le acque
tornarono a farsi chete.
Fronio:<Hai salvato la vita a molti di noi, Xena. Sei la più
grande guerriera che io abbia mai conosciuto: una combattente nata!
> -
Xena:<Ti ringrazio Fronio. Questa volta l’abbiamo scampata
ma non è ancora finita> - E gli indicò l’isola
di Vulcano. Erano giunti finalmente.
CAPITOLO
VII
Un silenzio spettrale
li accolse una volta che Xena e il resto dell’equipaggio sbarcarono
sull’isola. Un luogo desolato e tetro.
La costa era così frastagliata che, in alcuni punti, sembrava
sprofondare in mare. I colori della roccia, dal rosso al giallo ocra,
e la spiaggia nera, così chiamata per il colore della sabbia
di origine vulcanica, conferivano all’isola un aspetto inquietante.
Xena:< C’è troppo silenzio…> - disse la guerriera
guardandosi attorno.
Fronio:< State attenti…Mi raccomando, occhi aperti!> -
Gli uomini, detto fatto, impugnarono le armi, pronti a scattare a
qualsiasi rumore.
Sbarcati con le prime luci dell’alba, la penombra rendeva più
feroce ed enigmatiche le forme evocate dalle rocce.
<Guardate quelle statue…sono impressionanti> - Disse uno
dei guerrieri –
Da un declivio di sabbia nera emergevano disseminate qua e là
delle rocce vulcaniche, le cui forme suggerivano fantomatici profili
di mostri giganteschi.
Con circospezione, aggirarono una statua che rappresentava uno spaventoso
gigante mentre lacerava le membra di un avversario. Poco più
avanti, un enorme mostro alto venti metri, accanto al quale sorgeva
dal terreno la testa mozzata di uomo.
A fianco, sulla destra del sentiero, spuntando dalla roccia, un orrido
mostro con le fauci spalancate.
Xena:<Avete sentito?> - Xena fece cenno a tutti di non muoversi
e gli uomini obbedirono con l’animo improntato di timore.
Ad un tratto le statue presero vita: si liberarono della loro corazza
di pietra riducendola in frantumi. Queste creature dall’aspetto
orribile avanzarono minacciose. Pesante e massiccia era la loro andatura
mentre la terra rimbombava sotto i loro passi.
Lo spettacolo al quale stavano per assistere sarebbe stato raccapricciante.
Non a caso quella valle fu ribattezzata la valle dei mostri.
Fronio:<Presto! Fuggite!> - Urlò il guerriero ma gli
uomini non ebbero il tempo di muovere un solo muscolo per le forti
oscillazioni.
I mostri ne approfittarono per schiacciarli sulla sabbia umida. Un
gigante invece scagliò lontano alcuni guerrieri, assestando
loro dei calci poderosi sul ventre.
Quest’ultimo aveva un corpo massiccio, camminava eretto su due
zampe ed era alto quanto una montagna. Era dotato di due teste e aveva
una grandissima bocca nel petto, dalla quale vomitava fuoco e gas
venefici. Anche le sue teste erano dotati di fauci dai denti affilatissimi,
tuttavia esse non avevano la capacità di sputare fuoco e per
di più litigavano tra loro.
Fronio:<Che cosa facciamo Xena?> - Le domandò l’uomo
dopo che si rialzò sfinito –
Il volto cinereo della principessa guerriera si levò verso
il cielo e scorse qualcosa di poco piacevole che arrivava in picchiata
verso di lei.
Xena:<Oh, no! Maledizione!> -
Un malvagio drago nero puntava dritto nella loro direzione, trascinando
le proprie pesanti spire. Osservò la landa desolata alla ricerca
delle tracce lasciate dai piedi dell’intruso e non appena ebbe
trovato ciò che cercava, con un grido e un getto di fuoco,
sorvolò tutta l’isola. Le sue urla agghiaccianti fecero
precipitare gli uomini nell’oblio.
Sopra di loro il drago volteggiava in una danza di morte lanciando
il suo grido terrificante mentre iniziava la discesa.
Esso aveva una grande apertura alare. La schiena era percorsa da una
linea di scaglie ossee appuntite e gli occhi ricordavano quelli di
un leone.
I suoi colpi furono rapidi e terribili, sputando lingue di fuoco ma
la principessa guerriera si gettò a terra, schivando così
il primo attacco del drago.
Tornato indietro, assetato di sangue e di carne nemica, si lanciò
verso uno degli uomini di Fronio, con la sua lunga coda lo stritolò
come un boa e i muscoli ben sviluppati delle fauci gli permisero di
troncare la vita di un altro guerriero con un solo morso.
Xena:<E’ il potere dei lumin a creare questi mostri, ma adesso
basta!> - Disse la donna rabbiosa –
Xena:<Dammi qua! > - Ordinò a Fronio di passargli la
sua lancia in metallo munita di una punta acuminata e la scagliò
contro il drago, trapassandolo da parte a parte.
L’essere vomitò sangue, seguito da strazianti lamenti.
Accasciatosi sulle zampe dai lunghi artigli, le ali membranose si
piegarono; la grande testa si afflosciò al suolo e le pesanti
palpebre si chiusero su occhi vecchi di secoli.
Non avrebbe più ammorbato l’aria con il suo fiato pestifero
facendo strage di esseri umani.
Gli altri mostri, alla morte del drago, si bloccarono, tornando a
ricoprirsi di un fetido miscuglio di pietra e roccia vulcanica.
Fronio:<Incredibile…> - Disse con occhi sgranati l’uomo
dopo lo scampato pericolo –
Fronio:<Il drago ha risvegliato nei mostri l’energia vitale.
Uccidendolo, Xena, hai dato a quegli orribili giganti il sonno eterno…quasi
uniti da un unico destino> -
<Siamo salvi! Viva Xena!> - Urlarono i pochi guerrieri rimasti
in vita -
Xena:<Restate qui…adesso vado da Olimpia! > -
Una volta lasciati
gli uomini al sicuro, Xena si diresse verso un sentiero che saliva
con ampie svolte lungo il fianco della montagna.
Circa a metà strada incontrò un tratto in terra rossa
battuta, scavata da profondi solchi irregolari. Più saliva
e più l’odore di zolfo si faceva intenso, accompagnato
da sporadiche nuvole di vapore.
Arrivata in cima, lo spettacolo fu feroce: la grande voragine del
cratere era coronata da nuvole di vapori sulfurei bollenti che, con
i loro sibili, sembravano provenire direttamente dal centro della
terra.
Senza pensarci su, la principessa guerriera si calò all’interno
della fossa con il solo scopo di liberare Olimpia.
Non appena Xena toccò il suolo, si sentì smarrita in
quella caverna dimenticata dagli dei. Quasi soffocò per i densi
vapori che uscivano dagli anfratti.
Nell’eventualità che potesse essere attaccata alle spalle
all’improvviso, sguainò la spada donatale dall’asceta
indiano. Come per incanto, l’arma iniziò a brillare di
una luce intensa, illuminando con la sua energia il cunicolo buio.
Questa aveva una sua volontà e, fungendo da guida, condusse
Xena da Olimpia, attratta da lei come se ne fosse calamita.
Xena:<Grazie Belhur…> - Disse la guerriera abbozzando
un sorriso. Adesso poteva orientarsi al meglio.
<Xena è qui! E’ riuscita ad entrare!> - La voce
possente dei lumin riecheggiò nella testa di Nerissa. Presa
dal panico si alzò veloce dal triclinio dove era sdraiata un
momento prima.
Nerissa:<Non è possibile! Doveva già essere morta
e sepolta. Quella donna ha la capacità di mandarmi in bestia!>
- Andava su e giù, parlando da sola come una fiera impazzita.
Olimpia:<Nerissa…ma cosa succede? Con chi parli?> -
Nerissa:<Via! Andate via tutti!> - Cacciò chiunque si
trovasse a tiro: ancelle, schiavi,
musici. Mise a soqquadro l’intero banchetto, spaccando ogni
oggetto a portata di mano e
poi lanciò un urlo agghiacciante.
Il sangue nelle vene del bardo si gelò da subito. Iniziò
sul serio ad avere paura di quella donna, ciò nonostante provò
a farla ragionare.
Olimpia:<Calmati, ti prego…dimmi cosa sta accadendo. Forse
posso aiutarti > - Si avvicinò, sperando di riuscire ad
ottenere almeno una risposta, ma in cambio non ottenne altro che violenza.
Nerissa l’afferrò decisa per un braccio e poi le disse
–
Nerissa: <Tu! Muoviti, vieni con me!> -
Olimpia:<Fermati! Dove mi stai portando? > -
Nerissa:<Devo nasconderti da lei prima che sia troppo tardi…>
- ed iniziò a farfugliare tra i denti cose incomprensibili
-
Olimpia:<Non verrò da nessuna parte se prima non mi dici
che succede!> - La ragazza si dimenò come fosse tra le maglie
di una rete, costringendo Nerissa a fermarsi -
Nerissa:<Xena è venuta per salvarti ma non glielo permetterò…no!
Questa volta no! >
Olimpia:<Xena è qui? Devo andare da lei…lasciami!>
-
Nerissa:<Aspetta! Olimpia tu non capisci, i Lumin vogliono che
tu ti converta di nuovo alla luce! > -
Olimpia:<Cosa stai farneticando? > -
Nerissa:< Per vent’anni ho aspettato questo momento e non
sarà una stupida guerriera a rovinare i miei piani! > -
Le disse tutto questo a muso duro e poi la strattonò via.
Olimpia:<Sei impazzita? Credi che questa tattica faccia presa su
di me?> -
Nerissa:<Non è tattica questa. E’ il mio istinto animale!>
- E la strattonò ancora con più vigore.
Olimpia si opponeva con tutte le sue forze. Non era mai stata trattata
così.
Lumin:<”Forza Nerissa…portala via di qui, prima che
arrivi Xena!”> - Continuavano a ripetere i Lumin alla loro
protetta –
Olimpia:<Smettila Nerissa…basta!> - Urlò il bardo.
Le due caddero per terra sotto i continui assalti della donna e finirono
distese su di un morbido tappeto che in parte attutì l’impatto
della caduta.
Quella donna era talmente forte da riuscire a limitare ogni azione
difensiva da parte del
bardo.
Olimpia:<Xena! > - Lanciò un urlo così violento
da spaccare l’udito anche a Nerissa.
In quel preciso istante, quasi come se avesse recepito il suo richiamo
d’aiuto, la principessa guerriera sfondò con un calcio
la grande porta in legno massiccio e piombò come un falco su
Nerissa –
Xena:<Lascia stare la mia amica! Brutta megera! > - E la tramortì
al capo con l’elsa della spada.
Xena:<Olimpia…come stai? > - La guerriera l’abbracciò,
sincerandosi che stesse bene.
Erano felici e commosse per essersi ritrovate.