CAPITOLO
IV
Erano passati
alcuni giorni da quando Olimpia era stata rapita da quel mostro.
Xena, sola con il suo dolore, vagabondava senza meta alla ricerca
della sua amica. Ancora una volta il destino la metteva di fronte
ad una difficile prova e si chiedeva se sarebbe mai stata capace di
superare un ostacolo come questo. Il suo cammino si presentava irto
di spine ed insidie.
Era in sella ad Argo II da ore sotto una scrosciante pioggia. Olimpia
non era più al suo fianco. Si chiedeva dove mai potesse essere
e se fosse ancora viva.
Attanagliata dall’angoscia, non riusciva a darsi pace. Anche
la sua cavalla poteva percepire la stessa sensazione di dolore che
provava la sua padrona. Il ritmo lento e stanco degli zoccoli si accompagnava
mesto al battere persistente della pioggia. Rallentò il passo,
finché non si fermò del tutto.
Xena:<Olimpia dove sei? Perdonami: non sono stata capace di proteggerti!
> - Disse esausta.
Un urlo squarciò il cielo grigio e denso di nubi –
Xena:<Perché? Perché? > - Il suo busto si piegò
in avanti, schiacciato dal peso della sua colpa che, come un macigno,
sentiva gravare sulle sue spalle afflitte. Le lacrime le riempirono
gli occhi, annebbiandole la vista come un velo, mentre le gocce di
pioggia si abbattevano sul suo viso stanco.
Xena chiedeva solo un po’ di tranquillità per lei e per
la sua amica. Pregò Belhur affinché potesse ritrovarla
sana e salva.
Era quasi allo stremo delle forze, a stento reggeva le redini quando
ad un tratto intravide in lontananza un baluginio. Ma, prima che potesse
mettere bene a fuoco, perse il controllo della sua cavalcatura e cadde
a terra svenuta.
Giaceva ancora
per terra sofferente con il cuore gonfio dal dolore, a tratti apriva
gli occhi, che si colmarono di lacrime cocenti.
<Olimpia…> - pronunciò appena il suo nome quando
fu avvolta da un intenso fascio di luce azzurra che la proiettò
in un’altra dimensione.
Niente e nessuno le avrebbe mai potuto restituire la gioia di vivere
che le era stata strappata con Olimpia, ma la calda voce di un uomo
le sussurrò parole di conforto portando un po' di tepore nel
suo cuore –
<Xena…Coraggio, svegliati! Olimpia è viva! > -
Quell’uomo risplendeva di un meraviglioso fulgore ceruleo. Era
avviluppato da una lunghissima tunica candida ed in vita un cordoncino
teneva uniti i lembi della stoffa.
Xena:<E’ un sogno, non è vero?> - Ancora inerte
e accasciata al suolo, Xena si rivolse a lui incredula, pensando che
si trattasse di un’illusione.
Uomo:<No, Xena, non è un sogno > - le rispose con dolcezza.
Xena:<Belhur sei tu?> - Gli chiese di nuovo, sperando che un
barlume di lucidità si facesse largo nella sua mente.
Belhur: <Sì, Sono io> - le disse commosso il santone
indiano –
<Su, Xena...alzati. E’ ora che tu vada a salvare la tua amica
> -
Quelle parole riaccesero in lei la fiamma della speranza. Belhur le
porse una mano e l’aiutò a tirarsi su.
Belhur:< Adesso ti mostrerò il luogo in cui si trova Olimpia
> - la guerriera lo seguì obbediente.
Una pace mistica
aleggiava tutt’intorno. Anche una persona con l’animo
triste di Xena poteva percepirlo.
Xena:<Dove siamo, Belhur? Nei campi elisi?> - Gli domandò
curiosa –
Belhur:<No, non proprio. E’ un luogo per ridare la speranza
a chi come te l’ha perduta> -
Il tocco leggero della sua mano scostò una piccola nuvola di
fumo fluttuante nell’aria. Come per incanto apparve loro una
fontana ricolma d’acqua.
Belhur: <Avanti, Xena, avvicinati. Guarda dentro la fontana: vedrai
Olimpia. Sta attenta, però! Ti avverto: i ricordi del tuo passato
ti assaliranno all’improvviso e prenderai coscienza di ciò
che sta accadendo alla tua amica > -
Xena:<Immagino che siano brutti ricordi, altrimenti non mi troverei
qui adesso> - commentò ansiosa.
Era il momento della verità. Dopo tanto penare finalmente avrebbe
rivisto la sua compagna d’avventure. Ma in quali condizioni
era? Forse era ferita? Fu presa da una fitta crudele allo stomaco
che le impedì di respirare per qualche secondo. Poi inspirò
a pieni polmoni un paio di volte per riprendere coraggio. Infine si
avvicinò alla fontana e sporse il capo in avanti per guardare.
Ad un tratto una leggera brezza iniziò ad increspare la superficie
dell’acqua. Piccole onde di liquido trasparente diedero vita
ad un’immagine, delineando i contorni della figura di Olimpia.
Xena:<SI! È viva! È viva e sta bene! > - Disse
tremante dall’emozione.
Olimpia giaceva
dormiente su di un letto a baldacchino ricoperto da lenzuola di seta
finissima. Accanto al letto, poggiati su due ripiani intagliati nella
roccia, due splendidi candelabri in argento illuminavano la tetra
alcova.
Olimpia: <Xena…> - mormorò flebile -
Ancora confusa, vide una figura femminile sedersi accanto a lei. Sebbene
avesse la mente un po’ offuscata si accorse subito che quella
donna non era di certo Xena e con uno scatto fulmineo, si mise seduta
sul letto.
Lo scontro con il mostro le aveva procurato una brutta contusione
alla testa e, per alleviare il dolore, si massaggiò con vigore
le tempie. Poi chiese alla sua interlocutrice -
< Ma tu chi sei? Dove mi trovo? > - Si guardò intorno
e, non vedendo, la sua amica le domandò ancora -
< Xena dov'è? > -
Nerissa:<Tranquilla Olimpia, non agitarti > - proferì
serafica.
Olimpia:<Come fai a sapere il mio nome?> - Le disse mentre la
guardava basita.
Nerissa:<So tutto di te Olimpia. Di te e di Xena ! Non ti ricordi
di me? Ci siamo conosciute tanto tempo fa > -
Olimpia:<Ma di cosa parli? Io non ricordo il nostro incontro. Ricordo
solo di essere stata aggredita da quel mostro mentre Xena cercava
di proteggermi. Sicuramente mi starà cercando adesso…
> - smaniosa di rivedere l’amica continuò –
Olimpia:<Devo andare da lei! Come faccio ad uscire da questo posto?>
-
Nerissa:<Perché tutta questa fretta? Non sei in condizioni
di muoverti al momento, sei troppo debole > -
Nerissa divenne d’improvviso più nervosa e una perla
di sudore le scivolò lungo il viso d’alabastro.
< “Non lasciarla andare via! Ti sei presa gioco di Xena!
Porta a termine la tua missione e vedrai finalmente la tua nemica
strisciare davanti ai tuoi piedi!” > - Una voce cupa e roca
le rimbombava nella testa.
Nerissa:<Basta!...Sta zitta! > - Gridò furiosa nella
speranza di cacciarla via.
Olimpia:<Tu non hai capito... Io devo andare via da qui! > -
Il bardo replicò seccata, pensando ad un rimprovero.
Olimpia:<Voglio che tu mi dica il tuo nome, credo di averne diritto,
visto che affermi di sapere tutto su di me > -
Nerissa questa volta tentò di metterla a suo agio. Erano passati
più di vent’anni dal loro ultimo incontro e adesso quella
ragazza era lì di fronte a lei e sperava di portarla dalla
sua parte.
Nerissa: <Ti dirò tutto di me, Olimpia, ma non ora. Devi
essere affamata. Ho fatto preparare un banchetto ma prima voglio mostrarti
il mio regalo > -
Con un semplice battito di mani ordinò a due ancelle addette
al vestiario di portare un lungo abito da cerimonia per la sua ospite.
Nerissa: <Ti piace? E’ un abito realizzato con seta pregiata
> - le disse sperando di riuscire a conquistare la sua fiducia.
Olimpia: <Senti, io voglio solo tornare a casa! > - Insistette
la ragazza.
Nerissa però non si perse d’animo e le disse –
Nerissa:<Lo sai Olimpia, ho scoperto con piacere che hai abbandonato
il cammino impervio di Belhur per impugnare una spada. Sei una guerriera
esperta, ormai > -
Olimpia:<Si, è vero, sono una guerriera adesso ma non come
pensi tu. Io e Xena rispettiamo la vita mettendo la nostra valentia
al servizio dei più giusti! > -
Nerissa:<Già, dimenticavo che tu e Xena giocate ad essere
virtuose > - la sua voce e il suo sguardo erano pieni di sarcasmo
–
Olimpia:<Ma cosa dici?> - Sbottò il bardo – <Adesso
basta! Questa conversazione mi ha stancata: vado via di qui! >
- Così provò a saltare giù dal letto.
Nerissa:< Dove credi di andare Olimpia? Ho cercato di usare le
maniere buone con te, ma adesso mi costringi ad essere cattiva >
- La schiaffeggiò con veemenza e il bardo ricadde sul letto
priva di sensi.
Xena:<No...
Non posso crederci…Nerissa! > - Xena spalancò gli
occhi inorridita per ciò che aveva appena scoperto. Sebbene
non l’avesse più rivista in tutti questi anni, il ricordo
spiacevole di quella donna si fece vivo rapidamente dentro di lei.
Xena:<E’ tornata per tormentarci! Come posso liberare Olimpia?
Avanti, dimmelo Belhur! > - Urlò impaziente, stringendo
i pugni dalla rabbia.
Belhur:<Ti dirò come fare a liberarla, sono qui per questo
e non voglio nasconderti nulla. Dovrai affrontare una difficile prova,
il tuo cammino si preannuncia impervio Xena. Sei disposta a rischiare
la vita per lei?> -
La mora si avvicinò seria a Belhur, drizzò le spalle
e, con occhi che sprizzavano scintille, gli rispose –
<Sai benissimo che sono disposta a tutto per lei. Non perdiamo
altro tempo, dimmi quello che devo fare! > -
Xena, ormai risoluta,
era pronta a sfidare chiunque avesse intralciata la sua strada. Belhur
si compiacque della sua reazione e le sorrise.
Belhur:<Bene Xena, prima che tu vada voglio metterti in guardia
sui Lumin. Sono spiriti infernali. Hanno preso il posto di Efesto
sull’isola di Vulcano per alimentare le sue fucine. È
lì che si trova Olimpia, devi cercarla nella valle dei mostri
> -
Xena:<Un posticino davvero interessante…> - ribatté
la principessa con un filo di amara ironia. Per essere ben sicura
di quello che il santone le stava dicendo, gli chiese –
<I Lumin sono quelle voci che sentiva Nerissa, non è vero
Belhur? > -
Belhur:< Si, sono proprio loro Xena. Pur essendo una guerriera
esperta, Nerissa è una donna molto fragile. Hanno plagiato
la sua mente fin da quando era una fanciulla > -
Xena:< Mi stai dicendo che anche Nerissa è una vittima?Andiamo
Belhur, la verità è che una donna dall’animo cattivo.
E’ questa la sola ragione per cui si sono impossessati di lei
> -
<Sei ingiusta, Xena…> - la rimproverò bonariamente
l’asceta –
Belhur:<La stai giudicando in modo sbagliato solo perché
hai del rancore nei suoi confronti> -
Xena:< Ah! Bene...Non solo rapisce la mia migliore amica ma adesso
mi tocca anche salvarla> - bofonchiò a denti stretti cercando
di reprimere la collera.
Xena:<Piuttosto sai dirmi come mai Nerissa non è invecchiata
di un solo giorno? Eppure per lei sono passati più di vent’anni…>
- Gli domandò poco dopo –
Belhur:<I Lumin le hanno dato un elisir di lunga vita in cambio
della sua completa fedeltà > - riprese il santone –
Belhur:< Il consiglio che voglio darti, Xena, è di non sottovalutare
i Lumin. Non commettere questo errore, metteresti a repentaglio la
tua stessa vita.. Sono potenti demoni, capaci di assumere qualsiasi
forma. Dovrai affrontarli a viso aperto > -
Xena:<Sta tranquillo Belhur, mi sono già battuta con Nerissa
e le sue voci. So come difendermi> - Disse impettita la guerriera
–
Belhur:<Ma questa volta dovrai sconfiggerli definitivamente e non
sarà facile, credimi. Le tue sole armi non saranno sufficienti
per questo scontro. Devi sapere che i Lumin ti aspettano al varco.
Vogliono appropriarsi della mente di Olimpia per avere il totale controllo
nella battaglia finale > - le rispose Belhur, ribattendo a tono
–
Belhur:<Ma ti prometto…> - proseguì con voce pacata
– < Che farò di tutto per difendere i ricordi della
tua amica. Non ha memoria di Nerissa perché sono io ad impedire
a quelle entità di scavare nella sua mente > -
Belhur strinse
tra le mani un fascio di luce, da cui si materializzò una spada
davanti agli occhi sfavillanti di Xena.
L’arma, forgiata in oro, aveva un eccellente impugnatura a crociera
perpendicolare, larga e piuttosto lunga con un marcato sguscio centrale.
<Ecco, con questa riuscirai a distruggere i Lumin. Non appena si
mostreranno a te, dovrai usare questa spada per tagliare loro la testa>
- continuò, dando a Xena le ultime disposizioni -
<La sua lama ha la capacità di separare il bene dal male.
Soltanto così potrai salvare Olimpia e liberare Nerissa dalla
sua pazzia > -
Xena:< E’ magnifica Belhur! > - Esclamò Xena mentre
il santone si avvicinò a lei per consegnarle l’arma.
Quando l’ebbe tra le mani, accennò ad un sorriso pungente.
Pronta a mordere, la fece subito roteare nel suo pugno, scagliando
fendenti che tagliarono l’aria.
Belhur:< Un ultima cosa, Xena: porta sempre con te questa guaina
di cuoio. Ha il potere di proteggere il suo proprietario dalle ferite
> -
Xena:<Grazie di tutto Belhur. Ti sono debitrice > -
Bekhur:< No, non mi devi niente Xena. Adesso tocca a te, Olimpia
ti aspetta > -
In fine i due si salutarono, scambiandosi un sorriso amichevole.
Belhur scomparve all’improvviso così com’era apparso:
avvolto da un fascio di luce abbagliante.
Ora il vento soffiava
sugli arbusti e Xena si accorse con sua grande meraviglia di essere
tornata nella boscaglia. La sua cavalla era lì che l’aspettava.
Xena si avvicinò sorridente all’animale, che lanciò
un lungo nitrito per farle festa.
Xena:<Oh Argo, come stai bella? > - Le disse con voce piena
d’affetto –
< Ti ho fatta stare in pena, eh? Mi dispiace tanto…vuoi perdonarmi?
> - Argo guardò la sua padrona con occhi benevoli e annuì
con la testa.
Xena:< Piccola ho ancora bisogno del tuo aiuto…> - le
sussurrò in un orecchio – < Olimpia è ne guai:
dobbiamo correre da lei ! > -
Senza indugiare oltre, la guerriera salì in groppa al suo fedele
destriero, strinse forte le redini e lo lanciò al galoppo.
I due sembrarono sfrecciare come saette verso il porto di Atene.