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::: NEANCHE LA MORTE :::

- STORIA E ANALISI DELLA RESURREZIONE DI UN MITO -

(dalla Xena Warrior princess Subtext Virtual Seasons)

di A.Scaglioni

 

FOR WANT OF AN HERB

Nel bel mezzo di un addestramento di Olimpia ad afferrare frecce ad occhi bendati (una presa e l'altra mancata di pochissimo che le ha procurato un piccolo graffio), il fiuto sensibilissimo di Xena avverte odore di fumo e poco dopo le due compagne irrompono sulla scena di un grande incendio che sta distruggendo un villaggio. Presente sul posto un uomo sconvolto che afferma di aver dovuto dare fuoco a tutto. Vista l'impossibilità di poter intervenire, Olimpia riesce a farsi dire la ragione del gesto. La zona era stata devastata da una terribile epidemia che non aveva lasciato altri sopravvissuti. Dai sintomi descritti, Xena riconosce la peste e afferma di conoscere delle erbe che possono guarirla, ma nelle vicinanze pare che non ne siano rimaste. Anche per l'uomo non c'è più molto da fare, inoltre Olimpia è preoccupata per le Amazzoni, il cui villaggio non è molto distante, ma non c'è tempo per pensarci perché l'epidemia può diffondersi molto velocemente e occorre procurarsi al più presto le erbe mediche e al momento ci sono delle precauzioni da prendere. Xena porta Olimpia sulle rive di un fiume.

XENA: Spogliati.
OLIMPIA(scioccata): Scusami?
XENA: Mi hai sentita.
OLIMPIA: Ti ho sentita. Ma non sono sicura di averti capita.
XENA(cominciando a togliersi l'armatura): Avanti, Olimpia. Ti prego.
OLIMPIA(guardandosi intorno): Ma, Xena? La missione?
XENA(togliendosi anche gli abiti): Puoi fare ciò che ti chiedo? Per favore?
OLIMPIA: Xena, non è che non mi andrebbe di farlo, ma... Potresti almeno dirmi perché adesso? Perché... qui?
XENA: Perché te lo chiedo io. (fissando lo sguardo indignato di Olimpia) La peste si trasmette attraverso il contatto fisico. Dobbiamo lavarci completamente e con cura per evitare l'infezione.

A queste parole, Olimpia comincia a spogliarsi velocemente e lascia cadere gli abiti in tempo per prendere al volo il sapone lanciatole dalla compagna che già si sta tuffando.

OLIMPIA: "Adesso" me lo dice! O Dèi!

Giunte sulla costa, Xena e Olimpia debbono procurarsi un passaggio su una nave per arrivare nei luoghi dove le erbe ricercate secondo Xena si trovano in grande quantità, ma molte navi sono affondate e le poche rimaste sono prese d'assalto dalla gente in fuga dalle zone epidemiche. Solo con le minacce riescono a convincere il comandante dell'ultima nave rimasta a prenderle a bordo, cavallo compreso. Come al solito, quando è sul mare, Olimpia ha grossi problemi e Xena le prepara sollecitamente un infuso per attenuarli, dopodichè strette l'una all'altra sull'amaca che condividono, le due compagne si addormentano. Ma al momento dell'arrivo, alla nave viene impedito di avvicinarsi al porto di destinazione perché proveniente dalla terra da cui sono già sbarcate altre spedizioni alla ricerca delle erbe mediche che depredano, pensando di rivenderle a peso d'oro in Grecia , quindi spetta a Xena indirizzare l'equipaggio ad un altro possibile punto di attracco da lei usato più volte nei suoi anni da pirata. Qui con i soliti metodi, Xena e Olimpia convincono un avido stalliere a prendersi cura di Argo per un prezzo onesto e ottengono anche il prestito di una canoa per raggiungere la zona dove crescono le erbe. Durante una sosta per la notte, le due compagne tornano sulla loro passata crisi.

XENA(affilando la spada): Che c'è?
OLIMPIA: Tu... (indicando la spada) Questo... Credo di non aver mai capito quanto sentirti affilare la spada fosse diventata una parte di me. Sciocco, vero?
XENA: No. Non è sciocco. (lasciando la spada e abbracciando Olimpia): Quando tu... mi hai mandata via, ho vagato per quella specie di... limbo, con i pensieri di coloro che avevo ferito per compagnia, e ricordo di aver desiderato sentire, solo una volta, il rumore della tua penna sulla pergamena... Suppongo che abbia dovuto morire... di nuovo, per capire che la pace che cercavo era sempre stata qui.

Il giorno dopo, ripreso il viaggio sul fiume, Xena e Olimpia vengono all'improvviso travolte da una valanga d'acqua che sballotta la fragile imbarcazione pericolosamente. Mentre tentano disperatamente di dominare la potenza dell'inondazione, scorgono sulla riva una donna che lancia verso di loro richieste di soccorso e non tardano a capirne la ragione: in mezzo al fiume un bambino si dibatte tra i flutti. Senza pensarci, Olimpia si getta per raggiungerlo, ma resta a sua volta imprigionata dalla corrente che la porta verso delle rocce emergenti. Olimpia protegge con il proprio corpo il bambino e assorbe su di sé la forza dell'urto. Rendendosi conto della situazione, Xena si getta a sua volta e recupera con uno sforzo enorme Olimpia priva di sensi per il colpo e il piccolo. Trascinati entrambi a riva, il bambino può tornare tra le braccia della madre, e Xena si occupa delle condizioni di Olimpia, il cui corpo è pieno di lividi e abrasioni, ha ricevuto una brutta botta alla testa, ha un vasto taglio alla gamba e probabilmente qualche costola incrinata. Xena cerca di medicarla alla meglio, ma nelle ore successive, le condizioni di Olimpia peggiorano e la ragazza è in preda a una forte febbre. Allora Xena si spoglia e si stende accanto a lei, tenendola stretta a sé per comunicarle il calore del suo corpo. Poco prima dell'alba, Olimpia riprende i sensi.

OLIMPIA: Hai trovato le erbe? Quelle per cui siamo venute qui?
XENA: No, non ancora.
OLIMPIA: Ma...
XENA: Le erbe aspetteranno.
OLIMPIA: Ma la gente che ne ha bisogno non può.
XENA: Dovranno. Io non ti lascerò, Olimpia. Non qui. Né adesso. Né mai.
OLIMPIA: Xena, questo è importante.
XENA: "Tu" sei importante.

Questa scena non può non rammentarne una quasi analoga avvenuta molto tempo prima ("One Against An Army", "Xena contro l'armata persiana", terza stagione), ma questa volta Olimpia capisce che Xena è irremovibile e quindi si rassegna a cercare di guarire al più presto perchè la sua compagna possa tornare a pensare alla sua missione. Superata la notte, Olimpia si sveglia ancora dolorante, ma senza più febbre, per scoprire che Xena ha trovato un compromesso per proseguire comunque il viaggio: una zattera costruita velocemente che le porterà per il tratto di fiume che ancora le separa dal loro obiettivo. Qui, giunte, Xena trasporta per un po' Olimpia tra le braccia, mentre la ragazza geme ad ogni minimo sobbalzo, quando rumori sospetti la mettono in allarme. Un gruppo di individui dall'aspetto poco raccomandabile sta facendo incetta dell'erba medica. Xena nasconde Olimpia e si scaglia contro di loro. Nella battaglia che segue, Xena riesce ad avere il sopravvento sui suoi avversari, ma uno di questi da dietro un cespuglio le punta contro un arco con la freccia incoccata. Nel mettere fuori combattimento l'ultimo nemico, Xena fa appena in tempo a sentire il sibilo che un attimo dopo Olimpia cade di fronte a lei con la freccia stretta nel pugno. La ragazza che si era resa conto del pericolo non ha esitato nonostante il dolore a gettarsi per cercare di prendere al volo il dardo prima che raggiungesse Xena e c'è riuscita riempiendo d'orgoglio la sua compagna. Caricatesi di tutta l'erba già raccolta dagli uomini appena sconfitti, Xena e Olimpia fanno ritorno in Grecia dove distribuiranno tutta la merce a mercanti ed emissari di varie città e villaggi perché il morbo venga sconfitto. Olimpia si è ormai rimessa e finalmente possono dirigersi verso il territorio amazzone per accertarsi che stiano bene, ma per la strada s'imbattono in Varia, la giovane reggente delle Amazzoni che conosciamo bene e che in passato con il suo carattere tempestoso si è già scontrata più volte con loro, ma anche se la ragazza le rassicura sulle sue sorelle, il suo comportamento desta perplessità nelle due donne che decidono di recarsi ugualmente al villaggio.

PS: Questo episodio appartiene a quel particolare filone noto agli xeniti come h/c, cioè hurt/comfort, dolore e conforto, un genere di storie in cui una delle due compagne, di solito Olimpia, è ferita o malata e l'altra si prodiga a confortarla e curarla. Nella serie tv ce ne sono due brillanti esempi: "One Against An Army", appena citato, e "The Abyss" ("Xena e il rimorso di Olimpia") della sesta stagione. Nei dibattiti che seguono sempre nel forum del sito ad ogni nuovo episodio, Susanne Beck, già co-autrice di "A Friend Indeed", ha spiegato che al momento di consegnare la sceneggiatura di questo episodio dovette praticamente riscriverla, perché si accorse che se Olimpia fosse stata contagiata dalla peste come era previsto nella prima versione, la sua collaborazione alla vicenda sarebbe stata necessariamente limitata lasciando il compito dell'eroe ancora una volta alla sola Xena e questa volta la Beck intendeva lasciare uno spazio importante nella trama alla Poetessa Combattente. Così la scrittrice riprese in mano l'episodio, riscrivendolo e trasformando la menomazione di Olimpia in ferite varie procuratesi solo nella seconda parte. Questo avrebbe anche impedito alla storia di somigliare troppo allo stesso "One Against An Army". Tuttavia l'impressione è che nella storia ci sia un po' troppa carne al fuoco per una vicenda in un singolo episodio. Gli avvenimenti si accalcano uno sull'altro (il viaggio sulla nave, la canoa, l'inondazione, il salvataggio del bambino, Olimpia ferita, lo scontro con i banditi) rendendo alla fine l'incipit della vicenda, l'epidemia di peste, niente di più di un semplice pretesto, anche poco convincente (davvero potrebbero bastare delle erbe mediche per sconfiggere un'epidemia del genere?). Il tutto condito da una serie di battute e scherzi tra le due compagne, decisamente superiori alla media per un episodio drammatico e che, a differenza dell'episodio precedente in cui si adattavano a meraviglia alla trama e anzi ne erano l'ossatura portante, stridono un po', minacciando di "annacquare" il clima della vicenda, come se non bastasse l'inondazione. Si tratta comunque di qualche "crisi di crescita" tutto sommato fisiologica, per autrici abituate alla fanfiction, dove le regole vengono riscritte di volta in volta, secondo il gusto personale degli autori, nel muoversi invece per la prima volta in un ambito più vasto che tenga conto di tutte le esigenze di una serie nata anni prima e quindi che debba viaggiare su linee precise, basandosi su personaggi già ben caratterizzati e conosciuti e da regole rigide come quelle contemplate in una sceneggiatura televisiva. Crisi destinate ad essere superate brillantemente negli episodi a venire. Per concludere, ricordiamo le precedenti apparizioni di Varia: "Coming Home", "Dangerous Prey"("Xena e la battuta di caccia") "Path of Vengeance" ("Xena e il sentiero della vendetta") e "To Helicon and Back"("Xena contro Bellerofonte"), tutte della sesta stagione.


WAR'S CHILDREN

Mentre Xena e Olimpia sono ancora in marcia, dirette verso il territorio amazzone, Varia, rimasta nel villaggio in cui si sono incontrate, viene catturata da alcuni uomini che l'hanno drogata per poterla consegnare senza problemi ai commercianti di schiavi, ma fortuna vuole che il tragitto che conduce verso il porto dove le vittime dei rapimenti saranno imbarcate per i lontani mercati di oriente, passi proprio nelle vicinanze del luogo dove le due compagne hanno fatto accampamento per trascorrere la notte e proprio nel momento in cui stanno discutendo dello strano atteggiamento di Varia che al termine dell'episodio precedente, dopo averle incontrate per caso le ha scaricate velocemente senza spiegazioni. Sentendo il rumore del passaggio degli schiavi incatenati, Xena e Olimpia si avvicinano non viste e scorgono con grande sorpresa, tra i prigionieri il volto di Varia. Rigettando le resistenze di Xena che pensa che ancora non si sia rimessa del tutto dalle sue ferite, Olimpia l'accompagna nella sua missione di tentare di liberare l'Amazzone e le due donne riescono con la forza e l'astuzia nel loro scopo. (Divertentissima e deliziosamente perfida la scena in cui Olimpia usa una sanguisuga e l'inopportuna abitudine di una delle guardie del campo degli schiavisti di non indossare mutande sotto la camicia per creare un' imprevedibile diversione.) Ma, una volta liberata, Varia non ha la reazione prevista. La ragazza non pare affatto contenta di vederle e anzi chiede loro senza mezzi termini di togliersi dai piedi. Sconcertate, le due donne riescono a farsi dire che cosa sta succedendo. A quanto pare da qualche tempo, molte Amazzoni sono scomparse dal loro villaggio e, indagando, Varia ha scoperto che certi mercanti pagano grosse cifre per averle come schiave e così per ritrovare le sue sorelle ha deciso di farsi rapire a sua volta. Ma confessate le ragioni del suo comportamento, Varia testardamente torna dagli schiavisti, diffidando Xena e Olimpia dal continuare ad immischiarsi. Ma se Varia crede di essersi sbarazzata così facilmente delle sue indesiderate soccorritrici, ha fatto male i conti. Xena e Olimpia, infatti, indossando abiti da Amazzoni, si fanno catturare e vengono così caricate sulla nave dei mercanti, dove però i prigionieri vengono tenuti sotto droghe per evitare problemi. Le due compagne riescono ad evitare di bere l'acqua fornita loro dalle guardie, ma al prezzo di dover bere quella fangosa usata per pulire la nave, filtrata attraverso... le mutandine di Olimpia! Giunte sulla terraferma, i prigionieri vengono consegnati all'acquirente, un certo Avon, che compra Amazzoni per usarle come "bestie da riproduzione". In pratica, le donne vengono drogate e tenute chiuse in una specie di harem allo scopo di farle ingravidare perché possano partorire figli e figlie forti e resistenti come loro che nascendo in cattività daranno il via ad intere generazioni di schiavi docili e remissivi e che formeranno un esercito di guerrieri fedeli. Con un trucco, Xena e Olimpia riescono a sottrarsi ai loro carcerieri ed a penetrare nell'harem, solo per scoprire però che le Amazzoni, la cui volontà è stata ormai annullata dalla droga, hanno perso qualunque desiderio di fuggire. Tra queste la stessa Varia che appare irriconoscibile, affermando di aver trovato una pace e una serenità che non ha mai conosciuto prima. Inseguite dalle guardie, le due compagne cadono in un condotto e credendo di stare per sfracellarsi al suolo, si danno l'addio in una scena che riecheggia quella mitica di "Friend in Need", anche se con alcune differenze, visto che stavolta è Olimpia, stringendo le braccia intorno al collo di Xena a pronunciare la mitica frase: "Ma se avessi anche solo trenta secondi da vivere, è così che vorrei viverli." Mentre continuano a cadere, Xena risponde alle parole di Olimpia con un bacio, ma un momento dopo, le due donne finiscono all'interno di una gigantesca cisterna, riuscendo ad uscirne non senza difficoltà. Subito notano che sulla cisterna sono posati sacchi forati da cui cade una mistura che si scioglie nell'acqua. Non ci vuole molto per capire che lì viene prodotta la droga che annulla la volontà e cadendoci dentro anche Xena e Olimpia ne hanno bevuta parecchia. L'unica soluzione è ricavare dai vari sacchi d'erbe presenti sul posto un antidoto. Ma gli effetti della droga cominciano già a farsi sentire e intanto che nel palazzo fervono le ricerche per ritrovarle, le due donne non sembrano preoccuparsene, mentre sedute davanti ad una coppa rievocano ricordi antichi e più recenti.

OLIMPIA: Ti senti più leggera? Io sì. E' una specie di strana sensazione di fluttuare. Come una farfalla. Credi che le farfalle si sentano così, Xena? (ridendo) Ma sentimi. Devo sembrare una...
XENA: Sembri l'Olimpia che ho incontrato a Potidea tanto tempo fa.
OLIMPIA(riflettendo): Già. E' davvero tanto tempo, eh? Da allora nessuna di noi ha veramente conosciuto la pace.
(...)
XENA: Pace. Forse è proprio questo che stavo cercando in Giappone.
OLIMPIA(guardandola come in un'improvvisa comprensione): Non solo la loro pace...ma anche la tua?

Xena annuisce, prende la coppa e vi versa una sostanza, sciogliendola, poi guarda Olimpia.

XENA: E' davvero questo che vuoi?
OLIMPIA(prendendo la coppa): Sì. Non penso che siamo fatte per la pace, Xena. Siamo fatte per combattere e sanguinare e morire. (Beve e guarda Xena.) Ma anche per ridere e amare e vivere.

Le due donne bevono dalla coppa e gettano il resto della sostanza che hanno usato, l'antidoto, dentro la cisterna in tempo prima che le guardie facciano il loro ingresso attaccandole. Xena e Olimpia respingono l'assalto e prima di scappare danno fuoco ai sacchi contenenti la droga e mentre l'incendio comincia a svilupparsi, decidono di non avere il tempo che l'antidoto faccia effetto e di affrettare le cose "dando una scossetta alle Amazzoni". Fregandosi le mani all'idea, Olimpia va ad occuparsi di Varia con cui ha ancora qualche conto in sospeso dai tempi della sfida per la vita di Evi ("Path of Vengeance", sesta stagione), mentre Xena penserà a tutte le altre. E così, Xena provoca una rissa tra le Amazzoni riuscendo a scuoterle dal loro torpore estatico, e Olimpia si prende con somma soddisfazione una rivincita su Varia stendendola a suon di pugni, dopo di che tutte le donne insieme approfittando di una sommossa degli altri prigionieri liberatisi e delle fiamme che continuano a propagarsi riescono ad allontanarsi verso il porto dove con la forza si procurano un passaggio sulla stessa nave che le ha portate lì. Ma al momento di partire, Varia che è tornata in sè, in tutti i sensi, rifiuta di seguirle e quando Olimpia le ricorda che quello è il suo popolo, lei se ne va affermando che "non sono il mio popolo, ma il tuo". Così Xena e Olimpia non possono fare altro che prendere atto di questo sviluppo e passare qualche tempo presso le Amazzoni. In fondo una pausa potrebbe fare bene.

PS: Scritto da Melissa Good, questo episodio rappresenta il primo di una serie, in cui la scrittrice e le sue collaboratrici si toglieranno, per così dire, "qualche sassolino dalla scarpa". In questo caso si tratta del duello, nel già citato "Path of Vengeance", in cui Varia pestava di brutto Olimpia, nel corso della vicenda che vedeva le due compagne schierarsi in difesa di Evi contro le Amazzoni capeggiate da Varia che volevano punirla per i suoi passati crimini contro il loro popolo. In realtà la cosa non era mai andata giù alla Good che, secondo me giustamente, si chiedeva come una guerriera ormai esperta come Olimpia potesse essere stata battuta così facilmente, e a cui ha posto rimedio in questa maniera, liberandosi poi anche un po' affrettatamente della scorbutica Amazzone. La trama è semplice ma ben congegnata e belli sono i momenti, che ho evidenziato non a caso, in cui l'autrice riesce a tornare sull'odiato, ma evidentemente indimenticabile, "Friend in Need" per riesaminare un po' più approfonditamente le motivazioni di Xena e per rivivere un momento intenso di quella storia, a parti invertite, ma con un finale che allora era mancato. Vero e molto umano anche l'attimo di esitazione che perfino le due compagne hanno prima di prendere l'antidoto chiedendosi forse se una vita di pace e serenità non sia preferibile, non si sa fino a che punto ispirato solo dalla droga. Intriganti poi quei piccoli dettagli (comuni a molti episodi anche della serie tv, ma qui decisamente estremizzati), che percorreranno questa e tutte le stagioni successive, come l'utilizzo poco ortodosso delle mutandine di Olimpia che ci riportano il gusto della complicìtà tra le due compagne, e che, sia pur in un contesto drammatico, in questo caso non disturbano, ma anzi aiutano la storia a progredire.


DIVIDED WE FALL

Dirette verso un vicino villaggio per far ferrare uno zoccolo di Argo, Xena e Olimpia sono stranamente attirate da un tempio apparentemente abbandonato e circondato da alberi morti e rinsecchiti. L'atmosfera che vi regna intorno è vagamente inquietante e, per il momento le due donne decidono di rimandare l'esplorazione. Giunte al villaggio, si trovano accolte da gente cordiale, per primo il maniscalco che si prende cura della cavalla e le indirizza alla locanda del posto. Qui, Xena ha la sorpresa di scoprire che il proprietario, Spiros, è una sua vecchia conoscenza dei tempi in cui era un warlord, ed aveva servito da giovane come suo cuciniere di fiducia. Spiros è molto felice di rivederla e racconta ad Olimpia come Xena gli abbia salvato la vita, ma Xena che ha pessimi ricordi del suo passato non gradisce sentirlo rievocare in quel modo e si allontana bruscamente, inseguita dalla sua compagna. Per rompere la tensione, Olimpia suggerisce di tornare al tempio e cercare di scoprire qualcosa su di esso. Ma appena entrate, un lampo rosso ed una specie di scossa di terremoto devastano l'ambiente, provocando un crollo. Olimpia chiama Xena senza ottenere risposta. In ansia, comincia a cercarla tra le macerie e infine la trova esanime sotto l'altare in pezzi. Per un attimo l'assale il panico, ma resasi conto che la compagna è viva, riesce ad estrarla da sotto le macerie. Xena appare un po' confusa, ma tutto sommato incolume e con sollievo le due donne abbandonano il tempio per far ritorno alla locanda. Ma durante tutta la sera, Xena sembra distante col pensiero, anche se alle domande preoccupate di Olimpia le assicura di stare bene. Il mattino dopo, Olimpia scopre che la compagna non è nel letto accanto a lei e, non solo, ha anche lasciato la spada e il chakram. Cercandola per il villaggio, viene a sapere che è stata vista allontanarsi verso i boschi, e immaginando dove possa essersi diretta, Olimpia va al tempio. Xena è là, seduta sui gradini esterni, ma questa volta Olimpia è ben decisa a farsi dire che cosa le sta succedendo. Ma Xena non sa risponderle esattamente, sa soltanto che fin dalla prima volta ha sentito qualcosa che l'attirava in quel posto, e dopo il crollo quella sensazione è aumentata. Olimpia riesce a convincerla a tornare indietro con lei con la promessa di chiedere informazioni su quel luogo a Spiros. Ma tornate al villaggio, le due compagne trovano ad attenderle tutt'altra atmosfera. Un gruppo di persone, infatti, le aggredisce affermando che Xena ha colpito e quasi ucciso il maniscalco. Olimpia non crede alle sue orecchie, lei è stata con Xena fino ad allora ed è sicura che non possa essere tornata, prima che la trovasse. Ma le testimonianze sono schiaccianti. Lo stesso Spiros può attestare di aver visto con i suoi occhi, Xena tornare alla locanda, prendere le sue armi e correre alle stalle, e prima di fuggire a cavallo, aggredire in un attacco di furia il pover uomo. Ancora incredula, con l'aiuto di Spiros, Olimpia riesce a sottrarre Xena, che è rimasta inebetita e non ha abbozzato la minima reazione alle accuse, alla rabbia della popolazione, e ad affidarla alla tutela del locandiere, per poi correre al tempio, dove pensa possa celarsi il mistero di quella vicenda. E la sua impressione le si conferma nel modo più scioccante, quando una Xena dall'aria minacciosa e che emana un'energia oscura e sensuale, le appare davanti. Olimpia troppo sbalordita impugna i suoi sai, cercando di capire chi sia in realtà, ma la donna senza mostrare alcun timore si avvicina.

OLIMPIA: Te lo chiedo ancora. Chi sei tu?

Xena lancia una lunga occhiata a Olimpia, percorrendola con lo sguardo dalla testa ai piedi, leccandosi le labbra.

XENA: Il tuo corpo dice una verità che la tua lingua nega, Olimpia. D'accordo. Capisco che ci vorrà un po' a convincerti a vedere le cose a modo mio. Ma chi altri potrebbe sapere di quella deliziosa piccola voglia sull'interno della tua coscia sinistra, o di come fai le fusa, quando io...
OLIMPIA: BASTA!
XENA(ridendo): Basta? Oh no, non credo. (continuando ad avvicinarsi ad Olimpia lentamente e con passo sinuoso) Io non penso...(un passo) che sarà mai... (un altro passo) abbastanza.

La distanza tra loro è colmata. Xena posa la punta di un dito sulla lama di ciascun sai e con facilità le sposta da parte. Con estrema sicurezza, Xena lascia la sua leggera presa sulle lame e circonda la vita di Olimpia, attirando la ragazza a sé e coprendole le labbra in un bacio vorace, pieno di violenza e desiderio. Stordita Olimpia, sente il suo corpo rispondere con trasporto prima ancora che la sua mente afferri ciò che sta accadendo, sommersa dalla travolgente carica sessuale di questa donna che adesso sa senza alcun dubbio essere la sua compagna. Il bacio prosegue per un lungo appassionato momento, prima che Xena finalmente si stacchi, le palpebre semichiuse su occhi tenebrosi come il suo sorriso.

XENA(ansimando): Ti basta come prova? O dobbiamo spingere questa danza un po' più oltre?

Convinta ormai di avere davanti una manifestazione fisica della "metà oscura" di Xena, ancora senza fiato per la rivelazione (ma forse ancor più per il bacio, in cui ha ritrovato la passione della sua Xena unita ad un desiderio quasi animalesco che le era sconosciuto in lei), Olimpia cerca di capire come possa essere accaduto, ma un problema più immediato le si presenta. Xena le propone di unirsi a lei nei suoi appena rinnovati sogni di conquista a capo delle sue Amazzoni e prova a convincerla con tutti mezzi, attraverso la seduzione, cercando di risvegliare in lei un desiderio di potere e di ricchezza, prospettandole un futuro in cui impererebbero insieme, ma Olimpia le risponde che l'unica cosa che desidera è riavere lei nella sua interezza di luce e tenebra. Visto che non c'è niente da fare, Xena la invita a tornare dalla sua sciocca metà piagnucolosa. Penserà lei a convincere le Amazzoni a seguirla, attendendo che Olimpia cambi idea, e senza altre parole si allontana a cavallo di Argo. Disperata, Olimpia torna di corsa al villaggio, ma l'altra Xena sembra sapere tutto di quello che è accaduto ed appare sempre più prostrata dall'evolversi della situazione. In qualche modo, le due donne riescono a farsi raccontare da Spiros, ciò che sa sul tempio e vengono così a conoscenza che in passato era dedicato a Minerva, ma che di recente è frequentato da gente del posto che vi svolge strani riti. Spiegata all'uomo la situazione, Spiros le mette in contatto con Leanthos, uno del gruppo che racconta di riti alchemici per la separazione della materia sperimentati su animali allo scopo di ottenere esseri perfettamente buoni ed eliminare gli istinti bestiali. Ma gli esperimenti sono finora tutti falliti e gli animali una volta tornati interi sono morti per lo shock causato dalla riunione delle due parti. Evidentemente sul luogo è rimasto un potere che agisce anche autonomamente. Nonostante ciò, a Olimpia e Xena non resta che cercare di ritrovare la metà di questa prima che sia troppo tardi, infatti, ed anche se questa Xena, mite e piena di tenero amore, è quello che Olimpia ha sempre desiderato, si rende conto che, non più sostenuta dalla sua componente "guerriera", Xena sta soccombendo ai sensi di colpa causatele dai ricordi del male fatto in passato. In apparenza la pista lasciata dall'altra Xena è fin troppo facile da seguire e Olimpia comincia a sospettare che ci sia qualcosa sotto. Infatti la Xena malvagia le attende lungo il sentiero, lieta di vedere che Olimpia alla fine l'ha seguita, ma assai meno felice di rivedere la sua controparte che le ricorda le sue debolezze di cui ora è riuscita a liberarsi e per dimostrare ad Olimpia che l'amore di cui le parla è solo un'illusione per stupidi senza spina dorsale, attacca l'altra Xena, che si difende senza però contrattaccare, sconfiggendola facilmente. Ma Olimpia le risponde che questo non prova nulla e che anzi parte di quell'amore che lei tanto odia è ancora in lei e di non temere di provarlo.

OLIMPIA: Io amo tutto di te. Il lato amorevole, tenero e dolce. E il lato che odia, cospira e distrugge.
XENA(ghignando): Mi sembra di ricordare che il mio cosìddetto "lato oscuro" ti spaventasse.
OLIMPIA: Hai ragione. Era vero. Ma abbiamo fatto una lunga strada da allora, Xena. E durante il viaggio ho dovuto confrontarmi anche con il mio lato oscuro. E' ciò che fa di me quello che sono, proprio come il tuo fa di te quello che sei. (avvicinandosi a Xena) Io l'ho accettato e non lo temo più.

Turbata da questi discorsi, Xena aggredisce Olimpia e sta per colpirla, quando l'altra sua metà, nel vedere in pericolo la sua compagna, riesce a radunare tutta la determinazione che le è possibile e a metterla fuori combattimento. Tornate al tempio, trovano ad attenderle Spiros e Leanthos e i suoi compagni che stanno organizzando un rito per la riunione delle due metà nuovamente in un solo corpo, ma la lunga separazione sta avendo i suoi effetti e la Xena malvagia è sempre più furiosa mentre quella buona sta perdendo le sue ultime forze. In un accesso di furia, Xena si libera dalle corde che la legano all'altare e ad impadronirsi dei sai della sua compagna. A questo punto ad Olimpia non resta che giocare la sua ultima carta, mettendola di fronte ad una decisione. Se vorrà raggiungere il suo destino, non dovrà fare altro che ucciderle tutte e due, lei non si opporrà, Se sarà capace di farlo, cioè, perché lei si domanda la ragione per cui non è corsa subito dalle Amazzoni, invece di perdere tempo per la strada aspettando lei, e per quale motivo non ha ucciso la sua altra metà quando ne ha avuta l'occasione. "Se l'amore è un'illusione, distruggi quell'illusione." le dice. Con un ruggito di rabbia, incapace di colpirla con il pugnale, Xena scaglia l'arma contro la parete spezzandone la lama e un attimo dopo crolla svenuta tra le braccia di Olimpia. Approfittando di quel momento i sacerdoti presenti si precipitano su di lei e la trascinano nuovamente all'altare, dove Xena riprende parzialmente i sensi.

XENA(con voce roca): Come facevi a saperlo?
OLIMPIA(sorridendo): Perché credo in te. Ci ho sempre creduto. Anche quando tu non credi in te stessa. Ti amo, Xena.
XENA(quasi inaudibilmente): Ti amo... anch'io.

Con le lacrime che lottano per affiorarle negli occhi, Olimpia stringe la mano di Xena contro il proprio viso e la bacia prima di riposarla sul suo petto. Il rito può continuare e il lampo rosso seguito dal tuono che scuote il tempio è il segnale lungamente atteso. Quando la luce scompare, c'è di nuovo una sola Xena distesa sull'altare con un sorriso di gratitudine verso la sua compagna e a Spiros e gli altri non resta che andarsene lasciando le due donne sole, abbracciate l'una all'altra. Il giorno dopo, le due compagne abbandonano il villaggio con Argo (e con un gentile omaggio di ringraziamento del maniscalco, ristabilito, due nuovi sai per Olimpia) e Xena regala a Olimpia una splendida rosa, dicendole che "c'è un posto in Gallia dove crescono a perdita d'occhio. Forse è ora che ci prendiamo entrambe un po' di tempo per apprezzarle". Con un urlo di felicità, Olimpia stringe a sé Xena e le due donne si allontanano per il sentiero.

PS: Susanne Beck, reduce dal non riuscitissimo "For Want of An Herb", si getta alle spalle tutte le incertezze dell'esordio in assolo e confeziona un episodio che rivaleggia senza dubbio con i migliori della serie tv. Ispirandosi alla serie classica di "Star Trek", attraverso uno dei suoi episodi più ricordati, "The Enemy Within" ("Il duplicato"), cosa già accaduta comunque in tv quando in "Succession" ("Xena e l'erede di Marte"), quinta stagione, gli autori si richiamarono ad un altro episodio della stessa serie, "Arena" (id.), lo staff della SVS, ci racconta per la prima volta della separazione fisica dei due lati di Xena. In realtà l'idea era stata sfiorata più volte, fin dalla prima stagione con "Dreamworker" ("Xena nel mondo di Morfeo"), ma mai in maniera così centrale per il rapporto tra le due donne. Anche in "Chakram" ("Xena ritrova se stessa"), della quinta stagione, quello che più approfonditamente esamina la questione, Olimpia deve confrontarsi solo con il lato mite di Xena e quindi questa è in assoluto la prima volta che la ragazza incontra davvero il lato oscuro della compagna e scopre che quella Xena così spietata, tenebrosa, preda di istinti quasi animaleschi, è sempre la sua Xena e anche in quella veste, conserva per lei tutto il suo sentimento, anche se lo nega. Fondamentale in questo è la scena del bacio, quasi ai limiti della violenza, ma dove in realtà non vi è sottomissione da parte di Olimpia, (come molti fans avevano interpretato, associandola forse un po' superficialmente a tanti racconti di fanfiction a carattere erotico), ma è lei in definitiva a mantenere il controllo della situazione. E' lei a permettere a Xena di prenderla in quella maniera perché in lei riconosce "a pelle" la sua anima gemella. E infatti a qualche critica giunta proprio su quella scena, ritenuta evidentemente un po' dura, e sottolineata con forza dalle splendide illustrazioni di Lùcia De Nobrega, la Beck risponde che Olimpia non si assoggetta al desiderio di Xena, per timore o soggezione di lei, ma solo perché "capisce che quella donna è Xena ed è a lei che risponde fisicamente". Un altro elemento interessante è la quasi passività della Xena buona che appare incapace di nuocere e remissiva, come quella apparsa in "Chakram", e in più sopraffatta dai rimorsi del suo passato, non più mitigati dalla forza di carattere della sua altra metà (un carico da undici gettato là in modo logico ed originale). Per ammissione della Beck, questo è un aperto omaggio del capitano Kirk nel già citato "The Enemy Within" che in quell'episodio appariva indifeso ed indeciso perchè le sue qualità di comandante gli venivano dal suo lato oscuro, ma a differenza di lui, e in perfetta sintonia con "Chakram" e con la Xena che conosciamo, nel momento in cui la parte buona avverte un vero pericolo per Olimpia, raduna tutte le sue forze per difenderla, a ulteriore dimostrazione di un legame e di un amore che, come abbiamo visto molte volte, è più potente di qualunque ostacolo.






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