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DESTINY

di Carmen

(parte decima)

 


Cap.14: Il Party.
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La sala era elegantemente addobbata. Rosso, oro e verde i colori dominanti in quella che sembrava essere più una cena organizzata dalla Casa Reale inglese che una cena tra amici.
Luc si era aspettata qualcosa del genere.
Ma anche se la festa è organizzata nei più piccoli dettagli per non sfigurare, si respirava un’aria tranquilla e rilassata di chi, nonostante le apparenze, si trova tra amici.
Se non fosse stato per…
Gli occhi cerulei della donna viaggiarono a scrutare tutti gli invitati, non molti ma comunque troppi, si fermarono quando incontrarono la figura familiare di Allison che parlava allegramente con Donny, l’organizzatore, e la sua fidanzata, del quale aveva completamente dimenticato il nome.
Sembrava felice, e rilassata. Non li vedeva da molto tempo, a causa sua.
Represse una smorfia di rabbia, mista a gelosia, quando lo sguardo si spostò su un’altra figura che sebbene l’avesse vista solo una volta per pochi minuti, le era rimasta tristemente impressa.
Vide Chris svuotare in un solo sorso il suo bicchiere e lanciarle un sorrisetto furbo.
Allison gli aveva parlato, lui le aveva assicurato che non lo avrebbe detto a nessuno, si era scusato per la piccola sfuriata fatta a telefono.
Erano la rabbia e la sorpresa a parlare. Ora me ne sono fatto una ragione, e sono felice se lo sei anche tu. Spero che possiamo rimanere amici!
Ovviamente la donna aveva accettato con entusiasmo, senza pensare minimamente che quella richiesta, buttata lì come una supplica, potesse avere un secondo fine.
Da quel momento le occhiatine lascive che lanciava all’indirizzo della compagna, e quelle di sfida riservate a lei, le stavano facendo perdere la pazienza rapidamente.
Si era dovuta trattenere dal pestare quel deficiente a sangue più di una volta, costretta anche dalla paternale che Allison le aveva fatto, una volta accortasi della strana tensione che si respirava tra i due.
Comunque Luc lo riteneva patetico.
Andare ad elemosinare la sua pietà come amica! Disgustoso.
Non avrebbe avuto una sola possibilità su un miliardo.
Sorrise maligna e si avvicinò al gruppetto. Avrebbe tanto voluto abbracciare Al da dietro e stamparle un bacio sul collo, lasciato scoperto dalla fin troppo ampia scollatura.
Ma non poteva. Avevano deciso di mostrarsi solo amiche, per evitare complicazioni e discussioni inutili.
«Ehi, ti stai divertendo?» chiese Allison vedendola, con un sorriso luminoso.
Luc annuì. «Si certo. È una festa bellissima.»
Gli occhi di Donny si illuminarono. «Mi fa piacere.»
La donna girò mentalmente gli occhi, non perdendo però il sorriso di cortesia. Quel ragazzo la stava spogliando con gli occhi, e con la fidanzata accanto che non se ne rendeva minimamente conto.
Luc dubitava che si potesse essere più ciechi!
«Allora Luc, parlaci un po’ di te?» la ragazza senza nome aveva parlato timidamente, allacciando un braccio intorno a quello del ragazzo.
«Si. Sappiamo solo che sei la presidentessa della O.T.»
Luc fece spallucce. «Non c’è molto da dire.»
Donny non sembrava soddisfatto. A complicare la situazione ci pensò Chris, che si avvicinò con un’espressione innocente.
«Coraggio non fare la timida.»
Allison pregò per l’assistenza divina, o per un qualsiasi altro aiuto. Vide con terrore un lampo attraversarle gli occhi.
Luc strinse i pugni.
Hai proprio deciso di farmi arrabbiare?!
«Amici? Famiglia? Fidanzato?» disse l’uomo come per darle dei suggerimenti.
Allison, Allison, Allison.
Ecco la risposta ad ognuna di quelle domande.
La donna sorrise sprezzante. Chris si maledì per aver portato lì il discorso.
La risposta tagliente non poté lasciare le sue labbra perché Allison la bloccò.
«Allora Donny, ho saputo che hai trovato dei finanziatori.»
La bionda era riuscita a cambiare discorso quasi senza farlo notare agli altri.
L’uomo iniziò a raccontarle del suo nuovo progetto, dimenticandosi fortunatamente di Luc.
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La donna si allontanò con passo svelto, lasciando alla compagna le chiacchiere sconclusionate del giovane. Afferrò un bicchiere di champagne da un cameriere di passaggio e uscì sul terrazzino.
L’aria fredda l’aiutò a calmarsi.
Se non fosse intervenuta la compagna non sapeva che cosa poteva succedere.
Si sarebbe finalmente tolta quel fastidiosissimo sassolino dalla scarpa che rischiava di farla impazzire.
Un bel pugno ben assestato e il moretto è sistemato!
Reprimendo un gemito, sente un fruscio alle sue spalle e si volta mantenendo quello sguardo sprezzante, che le riesce particolarmente bene.
Christopher non può non ammettere quanto quella donna sia bella e affascinante. Con quell’aria di superiorità e quegli occhi che ti trapassano, viene avvolta da un mantello misterioso che attirava su di lei la curiosità di tutti.
Ogni persona in quella sala si chiede chi sia la fanciulla misteriosa che Allison ha presentato come una cara amica. Solo lui, e per quello che aveva capito Kate, sapevano quanto quel “cara” assumeva significati molto più profondi.
Ma nonostante sia a conoscenza del piccolo segreto delle due donne, sa che non è quello il mistero più grande che la bruna con gli occhi di ghiaccio nasconde, lo sentiva a pelle che aveva qualcosa di strano, e lui aveva tutte le intenzioni di svelare quali scheletri nell’armadio nascondeva la presunta presidentessa della Oriental Technologies.
Tentando di mantenere uno sguardo sicuro si avvicinò di qualche passo, la mano sinistra affondata nella tasca dei pantaloni con noncuranza, mentre la destra stingeva il sempre presente bicchiere di bourbon.
Luc torna a guardare la fila di piccoli alberelli che decora il parco della villa, non prestando la minima attenzione all’uomo, che le si affianca con noncuranza.
«Il fatto che ti scopi la mia fidanzata non ti autorizza a essere così altezzosa.»
Luc represse la voglia di spaccare il muso a quell'individuo, per l’ennesima volta.
Si gira leggermente per far incontrare i loro sguardi.
Duro, glaciale, è una vera e propria sfida, una guerra che è iniziata ancora prima di incontrarsi, ma che lui aveva già perso in partenza.
«Io non mi scopo la tua fidanzata. Io faccio l'amore con la donna della mia vita.»
Gli occhi di Chris si spalancarono dalla sorpresa, non si era aspettato una risposta simile. Si trovò completamente spiazzato.
Fremendo di rabbia ingoiò un sorso del suo drink, mentre vedeva Luc che si allontanava con il suo passo sicuro ed elegante, e gli occhi brillanti dalla soddisfazione.
E va bene, questa battaglia l'hai vinta tu. Ma non ti lascerò vincere la guerra!
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Calmati. Respira.
Allison si arrabbierebbe da morire se iniziassi una sparatoria!
Il desiderio di stare sola con lei, per lasciare libero sfogo ai suoi istinti si sta tramutando in un bisogno impellente.
Ha la necessità di sentirla sua, vuole affogare tutto il fastidio della serata in quello sguardo verde, perdersi in quel mondo e dimenticarsi di tutto e tutti.
Il cellulare che squilla arresta la sua marcia verso la bionda.
Un sorriso leggero le increspa le labbra. «Allora?»
Non deve nemmeno chiedere chi è.
«Hai per caso lasciato a casa l’educazione signorinella!»
Luc sbuffa. «Pronto, qui Lucies Killigrew. Cosa posso fare per te?» soffia con voce da gatta, facendo scoppiare a ridere l’uomo all’altro capo della linea.
«Non sapevo di aver chiamato la linea erotica!»
Anche la donna abbozza un sorriso divertito.
«Ti informo che ho trovato tutto!» dice poco dopo l’uomo con orgoglio.
Luc strabuzza gli occhi incredula. «Davvero? Sei un grande Tony!»
«Lo so, lo so. Me lo dicono in molte!»
«Che scemo. Quindi per Natale è tutto pronto!» il buonumore è improvvisamente ritornato.
«Si. Tienila lontana da casa tua per qualche giorno. Luc, non pensi di esagerare?» chiede leggermente preoccupato.
La donna si acciglia. «Perché?»
«Beh, se le avessi regalato un anello di brillanti potevo pure capire. Ma questo...»
«Cos’è ti preoccupi se scialacquo il mio patrimonio?» sbotta ironica.
Tony fa una smorfia. «Non è per i soldi. Ma ti rendi conto che se finirà dovrai cambiare casa per non lasciarti nessun ricordo.»
«Non finirà!» il tono duro fa trasalire Tony.
«Hai ragione. Scusa, lo so che è quella giusta per te, ma non perderò mai la speranza che si ravveda ed esca con me!»
La donna rotea gli occhi. «Che stronzo! E io che mi stavo anche arrabbiando!»
«Comunque, lascia fare a me! L’Angioletto avrà una grande sorpresa.»
«Tony chiama ancora così e io ti strappo…»
L’uomo la bloccò appena in tempo. «Non c’è bisogno di essere così violenti! Siamo sotto Natale!»
«E tu piantala di fare il coglione! Mi raccomando, segui le istruzioni che ti ho lasciato.»
«Si, signora!»
Luc se lo immaginò mentre faceva il saluto militare, scosse la testa mentre chiudeva la comunicazione.
Per un secondo pensò a quello che stava facendo.
In effetti era un po’ esagerato, ma per lei questo ed altro.
Si immagina già l’espressione incredula e allibita della donna, e già se ne compiace immensamente.
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«Sembra che tu abbia ricevuto belle notizie.»
Jenny indica il cellulare che stringe ancora tra le mani, Luc la guarda per un secondo poi realizza che deve avere un’espressione da idiota.
Tenta di ricomporsi in qualche modo, ma ormai il danno è fatto.
«Si, un progetto andato a buon fine.»
«Capisco.» dice secca.
Tra le due cala un silenzio imbarazzante, nessuna sa cosa dire.
Jenny si era avvicinata con la speranza di poterci fare quattro chiacchiere, magari conoscerla un po’ meglio, ma a quanto pareva la prima impressione che aveva avuto sulla donna non si è modificata.
Non è una che fa amicizia facilmente!
La cosa che le faceva rodere il fegato è che Allison l’aveva portata alla loro festa con tutta la naturalezza possibile, come se fosse stato ovvio che sarebbero venute insieme. Non riusciva proprio a capire che tipo di rapporto le univa, e come aveva fatto a svilupparsi in quel periodo così breve.
Luc si sentiva studiata.
Quella ragazza, più di tutti i presenti, la scrutava per tentare di capire qualcosa di lei.
Ma non poteva. Semplicemente, non poteva sapere nulla.
Per quanto si sforzasse non sarebbe mai riuscita a carpire qualcosa di lei solamente osservandola, o anche parlandole. Solo una persona ha quel tipo di potere.
Come se fosse stata chiamata da una voce invisibile Allison compare, salvandole da una situazione che si stava facendo troppo pesante.
«Mamma mia, certo che Donny quando ci si mette è proprio loquace!»
Luc sorride all’espressione insofferente della compagna.
Jenny annuisce. «Quando inizia a parlare chi lo ferma più!»
Allison prende un bicchiere pieno da un cameriere di passaggio e butta giù una lunga sorsata.
«Voi di che parlavate?»
«Niente di importante.» dice Luc con noncuranza.
«Luc ha appena concluso un progetto importante.» dice Jenny con l’aria più innocente che riesce a trovare. Con piacere vede Luc irrigidirsi e Allison fissarla curiosa con aria divertita.
«Che tipo di progetto?»
Luc ingoia una maledizione verso quella ragazzina petulante. «Una cosa di lavoro.»
Dall’espressione delle bionda capisce che non l’ha bevuta.
Deve assolutamente andare via da lì prima di fare del male fisico a qualcuno.
«Deve essere importante se ti chiamano a quest’ora.»
Luc non risponde, il suo sguardo viaggia nella sala senza meta pur di non incontrare quegli smeraldi, non riuscirebbe a reggere un solo secondo e l’unico modo che conosce per eludere una sua domanda è concentrare la sua attenzione su qualcos’altro, cosa che evidentemente in quel luogo non era proprio consono fare.
Jenny interviene, quello le sembra il momento buono per farle quella domanda.
«Era il tuo fidanzato forse? A noi puoi dirlo.»
«Si, certo. Non fare la timida.» mormora Allison con voce maliziosa.
Luc ringhia impercettibilmente.
Vuoi giocare, eh?
«Mi avete proprio beccato ragazze!» dice con un sospiro.
Con una soddisfazione immensa vede Al sbiancare. «Cosa?»
Jenny quasi saltella dalla gioia. «Come mai non hai portato pure lui?»
Luc non ha minimamente sentito quello che la donna ha detto, troppo concentrata sull’espressione tra l’incredulo e il pazzo furioso di Allison, deve fare appello a tutto il suo autocontrollo per non scoppiare a ridere, sollevarla da terra e ricoprirla di baci fino a consumarla.
Non poté resistere oltre.
Con un gesto fulmineo le afferrò la mano.
«Mi accompagneresti in bagno?» disse frettolosa, e senza darle nemmeno il tempo per registrare le sue parole la trascina via sotto lo sguardo sbigottito della riccia.
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«Ma cosa?»
Allison non ebbe il tempo di dire nient’altro che si ritrovò con le labbra morbide della compagna premute sulle sue in un bacio vorace e passionale.
La mora si stacca con il respiro affannoso e poggia la fronte sulla sua con gli occhi ancora chiusi per assaporare ancora le sensazioni che quel bacio le aveva procurato.
«Stavo impazzendo.» mormorò con voce roca, sfiorandole il naso.
La bionda sorrise. «Non sei stata molto prudente. Potrebbe passare qualcuno.»
Gli occhi verdi scintillano di malizia nel buio del corridoio dove si erano appartate. Luc ricambiò appieno lo sguardo.
«Non sembri molto preoccupata.»
«Non lo sono.»
Luc stava per riprendere l’assalto alla bocca della compagna, quando questa si spostò leggermente all’indietro fermandola, la donna sollevò un sopracciglio in segno di disapprovazione.
«Che cosa era quella storia del fidanzato?»
«Beh voi avete chiesto… dovevo pur dire qualcosa.»
La donna scruta lo sguardo severo della bionda. «Non sarai per caso gelosa?» chiede genuinamente divertita.
«Dovrei?» dice seria.
Luc allarga il suo sorriso e si china sul suo collo, per poi salire fino a sfiorarle l’orecchio.
«Non ne hai motivo.» sussurra morbidamente.
Allison si rilassa leggermente, ma i muscoli tornano a contrarsi per il tocco leggero di una carezza che le corre lungo la schiena.
Sospira e si lascia andare a quel tocco rilassante, mentre le labbra le torturano delicatamente il collo.
Entrambe sanno che se continuano così non avranno più la forza necessaria per fermarsi, il controllo le sta abbandonando, mentre un’ondata di istinto selvaggio e passionale le travolge lasciandole impotenti.
«Chi era al telefono?» Allison deve fare praticamente violenza su se stessa per tentare di cambiare discorso, ma Luc non le rende le cose facili e continua nella sua opera di esplorazione.
«Ma ti sembra questo il momento?»
La bionda fa appello a tutto il suo autocontrollo e si stacca.
«Luc, basta. Siamo in pubblico.»
La donna sembra capire e si allontana leggermente guardandola con gli occhi di un cucciolo bastonato. Allison scuote la testa con le labbra leggermente increspate.
«Sei impossibile!»
«Sei tu che mi provochi!»
«Questo non è vero!» dice mentre saette di sdegno fulminano la mora, che non può fare a meno di sorridere come un’ebete e imprigionarla in una morsa di infinita dolcezza, come se non volesse più farla allontanare.
Allison affonda la testa nell’incavo della sua spalla inspirando profondamente.
Vorrei rimanere sempre così…
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Un colpo di tosse imbarazzato interrompe quell’idillio.
Le due si staccano rapidamente, e guardano con occhi sgranati e profondamente imbarazzate Kate, che tenta in ogni modo di non posare lo sguardo su di loro e non farle notare la tinta che ha assunto la sua pelle chiara.
«Ehm.. mi dispiace interrompere, ma vi cercavano e così ho pensato di venirvi a chiamare…» mormora appena, sentendosi leggermente a disagio per averle disturbate in quel momento così intimo.
«Arriviamo subito.» dice Luc che si è subito ripresa dall’apparizione della giovane.
Da una piccola gomitata alla compagna che in quel momento vorrebbe sprofondare.
Non vuole nemmeno pensare a cosa sarebbe successo se al posto della sorella ci fosse stato qualcun’altro.
Sarebbe successo un vero casino.
Kate sta per andarsene, vuole allontanarsi il più velocemente possibile quello che ha visto l’ha profondamente turbata. Tutto quello che aveva detto Allison quella mattina le era apparso chiaro e limpido in quel momento.
Così dannatamente vero.
Insieme erano come avvolte da una luce speciale, annullavano tutto quello che avevano intorno.
Lei non riusciva a crederci.
Insieme sono così… giuste…
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Allison sta per dire qualcosa, vuole fermarla, vuole parlarle, non lo sa bene neppure lei quello che vuole, ma Luc la blocca poggiandole con fermezza una mano sulla spalla e scuotendo la testa, facendo ondeggiare la chioma corvina.
Lasciala andare…
La bionda annuisce triste. Sa che la sorella ha capito, sa anche che non le è più ostile, ma c’è sempre quella piccola e fastidiosissima vocina dentro di lei che le dice che ormai il rapporto con la sua famiglia è completamente sfumato.
Una piccola perdita per un grande guadagno…
Alza lo sguardo lucido su Luc, i suoi occhi sono così meravigliosamente limpidi quella sera, due diamanti rari e impenetrabili. Per potersi specchiare in essi anche solo per un secondo farebbe qualsiasi cosa.
Lei lo sa è si sente onorata. Tutto ciò che desidera è renderla felice, e non farle mai pesare le conseguenze che le sue scelte hanno provocato.
«Andiamo, prima che mandino qualcun altro a cercarci.»
Allison annuisce piano. «Si, hai ragione. Riprenderemo dopo il discorso…» dice con tono sbarazzino.
«Con molto piacere!»
«Mi riferivo alla telefonata!» alza gli occhi al cielo esasperata.
Luc le lancia uno sguardo torvo. «Vedremo…» sussurra talmente piano che Al sembra non averla sentita. Ma non è così, e mentre fa qualche passo verso la sala, anticipando Luc, un sorriso pieno malizia nasce spontaneo a rallegrare i suoi tratti.
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Le strade innevate sfrecciavano sotto i suoi occhi semichiusi. Allison si godeva il torpore dell’abitacolo e il piacevole silenzio, rotto dal rombo del motore a cui ormai si era abituata.
«Se ti addormenti non ho intenzione di portarti in braccio.»
L’unica risposta che Luc ottenne fu un mugolio basso e roco.
La donna scosse testa e continuò a guidare, solo ogni tanto gettava uno sguardo fugace alla donna addormentata al suo fianco.
Semplicemente adorabile.
Si era scoperta a osservarla dormire il più delle volte. Come se volesse veramente accertarsi che quella accanto a lei non era un’illusione e che non sarebbe scomparsa con l’arrivo dei primi raggi del sole.
Le piaceva molto guardarla, aveva un’espressione così serena e tranquilla ogni volta doveva reprimere il desiderio di svegliarla per potersi specchiare in quei laghi verdi.
Erano la cosa che più amava in lei, quegli occhi così profondamente espressivi.
Era stato quello sguardo a farla capitolare definitivamente.
Era una battaglia dalla quale non sarei mai potuta uscire vincitrice.
…E non sono stata mai così felice di perdere.
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«E poi mi chiede perché la porto in palestra!» bofonchiò Luc mentre percorreva i pochi passi che la separavano dall’appartamento di Allison, profondamente addormentata tra le sue braccia.
«Sei pesantissima!»
La donna si accoccolò meglio sulla sua spalla, mentre Luc ingoiava tutti gli insulti che conosceva non riuscendo ad aprire la porta, senza far cadere il suo dolce fardello.
Le chiavi le caddero di mano, con un tonfo sordo.
«Ma porca…»
Sentì un leggero solletico sul collo, e aggrottò le sopracciglia.
«Ma bene, vedo che ti stai divertendo.»
Allison alzò lo sguardo brillante sulla compagna.
«E da quanto tempo sei sveglia?» chiese scrutandola con severità.
«Da quando hai iniziato a imprecare in russo. Mi piace quando parli in russo. Sei sexy.» mormorò poggiando i piedi a terra e raccogliendo le chiavi.
«Non ci posso credere!»
La donna iniziò a ridacchiare all’espressione allibita della compagna, risata che si trasformò in un urletto quando Luc, con un ringhio, l’afferrò saldamente per i fianchi e la trascinò in casa chiudendosi la porta alle spalle con un calcio.
«Luc, ti prego mettimi giù!»
«Oh, dovrai fare molto più che pregarmi mia cara…»
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Cap.15: The separation of two souls
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Allison guardava fuori dalla finestra con lo sguardo vuoto.
Il sole splendeva beffardo in quella mattinata di metà marzo, il cielo turchese sembrava ridere di lei e del suo dolore.
Sordo, potente.
Una pugnalata al cuore ogni volta che posava il suo sguardo, perennemente triste, su quella distesa infinita.
Proprio come i suoi occhi…
Come ogni volta che ci pensava, ogni volta che riviveva quei dannatissimi attimi, in un incubo continuo, che la tenevano sveglia la notte e le impedivano di andare avanti.
No! Non devo, non posso!
Si impose di spostare lo sguardo, ma quello che vide nella stanza le fece ancora più male.
Tutte le sue cose erano state imballate e riposte con una cura eccessiva in degli scatoloni, senza che lei ci prestasse la minima attenzione. Non avrebbe voluto, né potuto fermare gli avvenimenti che la stavano travolgendo come un fiume in piena.
Semplicemente non gliene importava più nulla.
Con un sospiro stanco si alzò dal divano e si avviò verso la sua camera.
Entrare in quella stanza era sempre più doloroso.
Tutto gli ricordava lei, ogni minimo dettaglio era permeato dal suo ricordo.
Sfiorò le lenzuola immacolate con un sorriso amaro.
Qui abbiamo fatto l’amore la prima volta.
Si stava distruggendo, e nemmeno se ne rendeva conto. Stava vivendo una vita non sua, come se fosse stata un burattino nelle mani di mangiafuoco, ruolo egregiamente interpretato dalla sua famiglia e da Chris.
Erano passati quasi due mesi, perché ci pensava ancora?
Aprì il cassetto più in alto del comò, tra i pochi oggetti rimasti una foto risaltava in tutta la sua abbagliante inutilità. La prese con mani tremanti mentre una lacrima scendeva sulla sua guancia rosa, libera da ogni impedimento.
Il matrimonio di Irene…
Quel giorno Luc era bellissima.
Altre piccole gocce di rugiada si aggiunsero alla prima mentre vedeva due donne teneramente abbracciate che facevano da soggetto alla fotografia.
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Luc le cingeva amorevolmente i fianchi, un sorriso radioso stampato sul viso, mentre Jim metteva a fuoco l’obbiettivo. Aveva talmente insistito che alla fine anche la restia Dea dei Ghiacci aveva dovuto soccombere e farsi ritrarre, ovviamente accompagnata dalla sua inseparabile compagna.
«Allora dite cheese. Magnifico! Siete bellissime ragazze!»
Luc grugnì qualcosa di incomprensibile, che neppure lei che aveva le sue labbra praticamente incollate all’orecchio riuscì a capire.
Rise senza nemmeno rendersene conto. Si sentiva euforica ed emozionata, contagiata da quell’allegria straripante che si respirava nel bar, opportunamente addobbato da Sheila e dal personale, che ora discutevano e si divertivano.
Non passava un Natale così allegro da nemmeno lei sa quanto, forse non lo hai mai passato.
Dopo la semplice cerimonia che ha legalmente unito nel santo vincolo del matrimonio Irene e John, si erano trasferiti al bar dove erano iniziati subito i festeggiamenti.
Jim, ancora visibilmente commosso, aveva iniziato a immortalare la serata facendo un numero imprecisato di scatti a qualsiasi essere, animato e non, presente.
Era abbastanza certa che anche Luc si fosse commossa, nel momento in cui la madre aveva pronunciato un si deciso e sicuro, ma non l’avrebbe mai ammesso.
«Ehi! Ecco la signora Carson!»
Irene si avvicinò alla figlia, che teneva ancora ancorato il suo braccio intorno alla vita di Allison.
«Tesoro. Mamma mia, non credevo che sposarsi fosse così stancante!» brontolò mentre si sedeva pesantemente su una sedia.
Lanciò uno sguardo alle due donne e sorrise.
«Magari lo scoprirete da sole!» disse facendo l’occhiolino.
«Mamma!»
Allison spalancò gli occhi allibita, mentre il suo viso raggiungeva la stessa tonalità della giacca di Babbo Natale.
La donna girò gli occhi. «Non c’è mica bisogno di fare quelle facce! Luc tesoro respira, stai diventando cianotica.»
La mora boccheggiò ancora per qualche attimo, incapace di mettere insieme due parole di senso compiuto.
Il pensiero di sposare Allison l’aveva piacevolmente colpita. Anche se a dire il vero ci aveva pensato più di una volta, dandosi immediatamente della sciocca che vuole solo affrettare i tempi, e che costruisce castelli in aria forse troppo in alto per poterli raggiungere.
Per sua fortuna Allison eruppe in una risata che con la sua limpida purezza sciolse quel leggero imbarazzo che aveva catturati i pensieri di Luc.
«Beh vedremo con il lancio del bouquet!»
Luc sorrise e la strinse istintivamente più forte.
Gli occhi di Irene scintillarono di gioia.
Non sarebbe potuta essere più felice.
Nonostante quello fosse il giorno del suo matrimonio, nonché Natale, poteva vedere l’amore delle due donne risplendere e cancellare ogni altra cosa.
Loro non facevano nulla per farlo vedere, non ostentavano il loro rapporto, ma il loro sentimento era chiaro e limpido come la luna piena in un cielo estivo.
A volte non riusciva a crederci neppure lei, specialmente quando faceva queste riflessioni, ma non poteva farne a meno. Anche un cieco avrebbe visto.
E non riusciva a capacitarsi di come i genitori di Allison non lo accettassero, loro non riuscivano a vedere quella luce, o più semplicemente la ignoravano troppo spaventati da rimanerne abbagliati.
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Al poggiata alla balaustra fissava il cielo cosparso da una miriade di stelle.
Era molto tardi, quasi tutti erano andati via compresi i novelli sposi. Lei, Luc e Jim erano rimasti per fare un ultimo brindisi e poi si erano trattenuti più del dovuto.
«Ehi.»
Si volta appena e la vede.
«Ehi. Che aria stanca.»
Luc si avvicina di qualche passo. «Penso di essere ancora abbastanza lucida per darti il tuo regalo.»
Allison solleva un sopracciglio incuriosita dalla sua espressione sbarazzina.
Luc le tende una mano. «Vieni…»
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Luc non si è mai sentita più male in tutta la sua vita.
Si sentiva un guscio vuoto. Inutile.
Aveva preso una decisione di cui si era pentita un secondo dopo, e ora ne pagava le conseguenze.
Dolore e sofferenza.
È questo quello che mi merito.
Sicuramente non meritavo lei…
L’unica cosa che in qualche modo le aveva impedito di impazzire del tutto è la speranza che lei si rifaccia una vita, lontana dal suo mondo, che possa vivere una vita normale.
Starà sicuramente meglio senza di me.
Ma continuare a ripeterlo non serviva più a nulla.
Il suo cuore si ribellava, la sua anima urlava incessante, entrambi sanguinavano da una ferita troppo profonda per potersi rimarginare.
Nel momento stesso in cui ha visto l’odio in quei due smeraldi una coltre di ghiaccio le ha lambito il cuore, impedendole di provare qualsiasi sentimento verso gli altri.
Solo un profondo senso di colpa e di vuoto.
Seduta sul piccolo divanetto che aveva fatto sistemare nella libreria guardava, ma senza vederli veramente, i libri che riempivano gli spazi vuoti.
I suoi libri.
Sorride ripensando a quando ha portato Allison in quella stanza per la prima volta.
Il suo regalo di Natale.
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Luc guidava Allison bendata lungo i corridoi della casa.
«Mi vuoi dire perché stiamo facendo tutto questo?»
Luc aumentò il sorriso, ma non disse niente. Era troppo emozionata.
Chissà che faccia farà!
Era riuscita a tenerla allo scuro di tutto. E non era stato semplice, la sua dolce compagna non era così ingenua, anzi era molto furba e scaltra.
Ne era orgogliosa.
«Va bene non dirmelo. Almeno posso togliermi la benda?»
«Aspetta solo qualche altro attimo.» sussurrò a pochi centimetri dal suo orecchio, soffiandole sensualmente sul collo.
Allison rabbrividì, attraversata da una scarica di puro piacere.
«Ecco. Pronta?»
Luc sciolse la benda e Allison poté finalmente vedere la sua sorpresa.
«Ma cosa…?»
Non riusciva a capire.
Si trovava in una stanza che non aveva mai visto in casa di Luc.
Piccola e confortevole.
Una scrivania in un angolo, un divanetto e una poltrona davanti a un caminetto, e infine un’enorme libreria che occupava una parete intera, al suo interno centinaia di titoli, tra i suoi preferiti.
Quella stanza era praticamente fantastica!
«Ti piace?»
Si votò con uno sguardo incuriosito. «Si, ma…»
«È tua.»
«Cosa?»
Luc spostò lo sguardo imbarazzata. «Ho pensato che ti sarebbe piaciuto un posto dove rilassarti. Stare tranquilla, magari leggendo oppure… scrivendo.»
«Oh è meraviglioso.» mormorò commossa, avvolgendola in un abbraccio carico d’amore.
«Ora capisco perché in questi giorni mi hai tenuta alla larga dal tuo appartamento!»
La mora ridacchia divertita.
«Non è stato per niente facile. Ma ne è valsa la pena.»
«Ti amo.»
I loro occhi si incontrano, e nell’alchimia del momento le loro labbra si cercano, si trovano.
Sempre…
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Un tuffo al cuore ogni volta che ci pensa.
Era così felice in quel momento, ma lei doveva saldare i conti con il suo passato, e aveva rovinato tutto.
Luc sente la porta aprirsi, ma non muove un muscolo. Continua a fissare il vuoto.
Con un sospiro stanco Jim fa un passo in avanti.
«Luc, non puoi andare avanti così. Ti stai distruggendo.»
La donna sembra non averlo sentito.
«Per quanto ancora hai intenzione di restare chiusa qui? Sei ridicola!»
«Vattene.» dice secca.
«Ti stai comportando come una bambina immatura. Invece di stare qui a crogiolarti nel dolore perché non vai da lei e le spieghi tutto.»
Gli occhi cerulei di Luc si infiammano. «No! Piantala Jim con questa storia!»
«Hai fatto una cazzata! Perché non lo ammetti e non provi a rimediare!»
Jim ha iniziato a urlare. È così da due mesi ormai. Esattamente da quando Luc ha lasciato Allison per un motivo assurdo, per poi partire per una missione suicida.
Era ancora viva per miracolo.
«Tu non sia un cazzo!»
Luc si alza e quasi lo travolge con la sua statura, che non gli è mai sembrata più imponente.
«Perché non provi a spiegarmelo?»
La donna abbassa lo sguardo, l’orgoglio è l’unica cosa che impedisce alle lacrime di uscire dai suoi occhi.
«Non c’è nulla da dire. È finita. Capita, a me più spesso che ad altri.» mormora con uno strano sapore di amaro in bocca, tornandosi a sedere sul divano.
Jim sospira. «Tu la ami ancora?»
Silenzio.
La amo ancora…?
Una stilettata al cuore, un altro pezzo della sua anima distrutto.
«Questo non ha importanza.»
Suo fratello scuote la testa. «Si invece. Luc, Allison non era una storiella passeggera. Questa stanza né è l’esempio lampante. E anche il piccolo dettaglio che da quando sei tornata non ne sei mai uscita.»
Fa una pausa per scrutare le sue reazioni. Immobile e impassibile, ma lui sa che dentro sta combattendo una dura battaglia.
«Ti sto solo chiedendo di tornare a vivere.»
Jim sta per chiudersi la porta alle spalle, quando la voce di Luc lo blocca sull’uscio.
«Non si può vivere senza cuore.»
Il tono rassegnato che ha usato lo intristisce ancora di più.
«Allora vattelo a riprendere.»
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A quell’ora di pomeriggio il bar è ancora chiuso per i pochi avventori che circolano su quelle strade desolate.
Un uomo con lo sguardo basso cammina piano verso la sua meta, non ha bisogno nemmeno di vedere la strada perché ormai i piedi si muovono da soli, istintivamente.
Entra silenzioso nel locale, gli occhi speranzosi degli amici si puntano su di lui.
«Allora? Com’è andata?»
Jim scuote la testa in segno di diniego alla domanda di Irene. La donna stringe i pugni. Non riesce a credere che stia accadendo davvero, le sembra di vivere in un incubo.
Soffre terribilmente pensando a quanto dolore quelle due si stanno procurando senza rendersene conto. Non vedeva sua figlia in quelle condizioni da tantissimo tempo, e aveva pregato per non rivederla mai più. Per un attimo si era illusa che qualcuno l’avesse ascoltata.
«È una stupida orgogliosa!»
«Dobbiamo farla ragionare. Non può andare avanti così!» Sheila ha quasi le lacrime agli occhi. Si era molto affezionata ad Allison, era una buona amica, e la compagna perfetta per Luc.
«Lei non vuole tornare indietro. E sicuramente non sarà Al a fare un passo verso la riappacificazione.»
«E come darle torto!» sbotta Irene. «Luc l’ha lasciata senza una spiegazione logica.»
«Sappiamo che aveva un motivo per farlo!»
Sheila scuote la testa. «No. Non era un motivo, era una scusa. All’inizio era tutta felice ed euforica, ma poi quando si è resa conto dell’intensità del sentimento che provava se l’è fatta sotto e ha trovato una qualunque scusa per farla finita!»
Irene annuisce. «Ha ragione lei. Al avrebbe capito se lei si fosse degnata di spiegarle tutto. Proteggerla non è un buon motivo.»
Tony, rimasto in silenzio per tutto il tempo, si alza manifestando così la sua presenza. A grandi falcate raggiunge la porta.
«Ma dove vai?»
L’uomo non si voltò.
«Qualunque cosa diremo, non ha importanza. Luc è grande e sa prendere le sue decisioni. Finiamola di intrometterci.»
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Sheila guardò la porta richiudersi severa.
«Ha ragione.»
«Cosa?» Irene era a dir poco scandalizzata.
«Non fraintendermi, io voglio che tutto si sistemi per il meglio. Ma non possiamo costringerle a fare nulla.»
Jim sospirò. «Se solo si parlassero…»
«Se è destino, tutto andrà al proprio posto.» mormorò la bionda come se fosse una predizione.
Irene annuì. «Il loro posto è insieme.»
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Cap.16: L’importanza di non farsi mai gli affari propri!
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«Auguri alla coppia felice!»
Harold alzò la sua coppa di champagne imitato dal resto del gruppo.
Allison non sembrava particolarmente entusiasta. Avevano deciso di cenare tutti nel suo quasi ex appartamento, visto che da lì a una settimana si sarebbe dovuta trasferire definitivamente, in quella che avrebbe dovuto imparare a chiamare casa.
La casa è dove sta il cuore…
…sono una senzatetto!
Chris le prende delicatamente le mani e le sorride rassicurante.
Nonostante tutto si sente in colpa verso di lui. È come se lo ingannasse. Ma l’uomo sembrava non interessato ai suoi sentimenti, l’importante era che avevano evitato uno scandalo.
Il resto non conta.
La sensazione di apatia verso il resto del mondo si sta facendo sempre più devastante. L’ondata che l’aveva travolta la stava lentamente soffocando, presto sarebbe affondata, ma non aveva le forze per nuotare.
Se continuava così sarebbe diventata ciò che più odia. Un guscio vuoto, un trofeo da mostrare agli amici del circolo.
Incapace di esprimere le sue opinioni, di far valere la sua personalità.
Tanto che importa ormai?
Ad interrompere sia la cena che il suo flusso di coscienza è l’inaspettato campanello.
Allison ha un sussulto. Non sa nemmeno lei perché, ma il cuore ha cominciato a pompare in maniera irregolare.
Harold si alza abbastanza contrariato e va a vedere chi è.
La ragazza può sentire una voce profonda che conosce bene.
Ma come…?
..
Tony fissa l’uomo davanti a lui con sguardo duro.
«Devo parlare con Allison.» afferma mentre sta per scavalcare l’uomo ed entrare nell’appartamento, ma viene bloccato da braccio di Harold che si irrigidisce.
Quell’uomo non gli piace. È pericoloso.
«E tu saresti…?»
Fa una smorfia, non è mai stato il tipo da chiacchiere. «Senti…»
«Tony?»
Allison è appena uscita e ora lo guarda con stupore. L’uomo ha un tuffo al cuore.
Strano, pensavo di non averlo affatto.
Sembra così sciupata, così triste. Gli occhi hanno perso quella luce, e questo lo fa stare peggio.
Anche Luc sta nelle stesse condizioni.
«Devo parlarti.»
La donna annuisce.
«Da soli.» continua vedendo la piccola folla che si è riunita dietro alla bionda.
«Va bene, vieni.»
Lo porta nella sua camera, incurante delle proteste di suo padre e Chris.
Tony si guarda intorno. L’ambiente è spoglio, un mucchio di scatoloni ammassati in un angolo. Allison è poggiata alla porta e lo scruta seria.
«Non la immaginavo così la tua camera.»
«Che cosa vuoi Tony?»
Sapeva che non gli avrebbe reso le cose facili.
«Spiegarti. E magari farvi entrare un po’ di sale in quella testaccia dura!»
La donna alza un sopracciglio. «Cos’è sei diventato Cupido?»
«Al non è facile per me stare qui. Io sono la persona meno adatta a parlarti di questo…»
«E allora perché lo fai? Nessuno te lo ha chiesto no?»
Si sbaglia o quello che ha sentito nella sua voce è una piccola nota di speranza?
Scuote la testa. «No. Ma per una volta voglio fare la cosa giusta, che non comprenda piantare un proiettile in fronte a qualcuno!»
Allison non può fare a meno di sorridere. Tony è sempre lo stesso!
..
Si trovano in una situazione di stallo, con il silenzio teso e imbarazzato che la fa da padrone. Tony è andato lì senza avere bene in mente cosa fare, aveva agito, come suo solito, d’istinto e ora non sapeva che fare.
In realtà lo sapeva, ma non sapeva come farlo.
«Allora?»
L’uomo prende un respiro profondo. Non è mai stato bravo con le parole.
«Vi state uccidendo!»
Gli occhi verdi saettano, ma lui non ci fa caso e continua. «Siete due stupide, invece di piangervi addosso come due poppanti dovreste parlarvi e chiarire!»
«Se nessuno te l’ha detto Luc mi ha lasciata! È stata una sua decisione, non c’è niente di cui parlare o da chiarire!»
Allison rasentava la furia.
«Si invece! Luc ha fatto una cazzata, ma aveva un motivo!»
Al abbassa leggermente il tono. «E pensi che io non mi sia mai chiesta il perché? Il motivo? Me lo sono chiesta ogni giorno. Non faccio che pensarci da due stramaledettissimi mesi!»
«Lascia che ti spieghi.»
«Non sei tu a doverlo fare. Se Luc avesse tenuto veramente a me l’avrebbe fatto lei.»
L’uomo sospirò. «Tu sai meglio di me quant’è testarda e orgogliosa.»
Un sorriso amaro incornicia il volto di entrambi.
Allison fa sempre più fatica a tenera a freno le lacrime, non sa quanto ancora più resistere. Tony è arrivato e ha riaperto una ferita che doleva ancora terribilmente e che non si è mai realmente chiusa.
«Dopo se vorrai puoi anche cacciarmi a calci.» continua l’uomo con fare speranzoso.
La donna chiude gli occhi per un secondo come per trovare la forza e il coraggio per rispondere.
«Va bene.»
L’uomo sospira.
«Due mesi fa Luc è dovuta partire per una missione…»
Allison ha un sussulto.
«… è viva per miracolo.»
«Perché non mi ha detto niente?» la voce è diventata un suono stridulo e soffocato da groppo che si è formato in gola.
«Non lo so.» dice sommessamente.
«E ora come sta?» non riesce a crederci. Sente che le forze la stanno lentamente abbandonando, mentre le lacrime che non voleva versare scivolavano lente sulle guance lisce.
«Fisicamente sta bene. Sono il cuore e l’anima che si stanno spegnendo lentamente.»
La donna ora fissa un punto immaginario alle spalle dell’uomo, gli occhi hanno assunto una sfumatura talmente chiara che deve fare appello a tutto il suo autocontrollo per non raggiungerla in due falcate e soffocarla in un abbraccio.
Ora sa di cosa si è innamorata Luc.
Quello sguardo così meravigliosamente limpido è una luce accecante che ti attira inesorabilmente.
È una forza troppo grande per poterti opporre.
Mio Dio è stupenda!
Scuote la testa per allontanare quei pensieri. Non deve dimenticarsi il motivo per cui è andato lì.
«Al perché non vai da lei e le parli? Tu non sai…»
La bionda lo interrompe bruscamente. «No. Io non posso.»
Negli occhi neri passa una scintilla di rabbia.
«Perché? Possibile che non riesci ad allontanare per un solo istante l’orgoglio! Se solo vi parlaste! No, ma che sto pensando, siete talmente cocciute che preferireste morire piuttosto che fare il primo passo!»
Allison abbassa lo sguardo. «Sto per sposarmi.»
«No…» ogni energia lo ha completamente abbandonato. Quella notizia è stata peggio di una doccia gelata.
Luc ne morirà…
«Stai scherzando?»
Scuote la testa facendo danzare il caschetto, ma non alza lo sguardo. «Tra una settimana. È buffo sai io non pensavo di essere tipo da matrimonio, e invece…»
«Allora perché lo fai?»
«Cosa avrei dovuto fare? Vivere nel ricordo e nel dolore? Sto andando avanti Tony, e sono certa che Luc non avrà problemi a rifarsi una vita. Anzi dubito che in questo momento si sita crogiolando nelle lacrime!»
«Tu non sai quello che dici. Luc ti ama! Maledizione!»
Allison alza il volto di scatto, la rabbia chiaramente dipinta tra i suoi tratti.
«Se veramente mi ama perché non viene a spiegarmi quello che è successo! Perché non ha provato a spiegarsi!»
L’uomo non risponde, sa che ha ragione, ma non può credere che sia finita lì, non vuole credere che il rapporto tra Luc e Allison si sia logorato in questo modo, che sia irrecuperabile. Lui non ha mai creduto nell’amore, ma quella volta doveva ricredersi.
«Sai qual è la verità? Luc non mi ha mai veramente amato. Provava verso di me una forte attrazione, e quando si è stancata ha troncato tutto.»
Non crede nemmeno lei a quello che sta dicendo. Ma è la parte razionale di lei che ha preso il sopravvento a parlare.
Il cuore conosce ragioni che la ragione stessa non capisce!
«Stronzate! Se pensi quello non hai capito un cazzo di Luc!»
Anche se le lacrime appannano la figura dell’uomo può percepire la sua rabbia.
«Se fosse stata una forte attrazione si sarebbe tolta lo sfizio e basta. E invece ti ha fatto conoscere la sua famiglia, ha conosciuto la tua famiglia, cazzo ti ha fatto costruire una libreria in casa sua!!!»
Sa che ha ragione, ma non vuole accettarlo.
«Tony mi ha lasciata dicendomi che aveva commesso uno sbaglio! Hai idea di come mi possa essere sentita? Una puttana! Mi sono sentita usata e umiliata.»
«Vi amate così tanto…»
Il tono di voce usato da Tony la colpisce come uno schiaffo.
Calmo, pacato. Quella è la verità. Pura e semplice.
«Dovreste parlare. Tutto qui. E poi tu sai che non è vero.»
«Cosa?» sussurra ancora stordita.
«Luc non ti ha mai trattato come una puttana. Credimi, lo so. Io l’ho vista cambiare totalmente da quando tu sei entrata nella sua vita.»
«Vattene Tony.» mormora piano. «Non voglio sentire altro.»
«Ma…»
«Non capisci che così mi stai uccidendo?»
Fuori al corridoio le parole risuonano distintamente, lo sa ma non gliene frega niente.
L’uomo abbassa lo sguardo, ha perso l’unica battaglia che valeva la pena vincere.
«Beh ho ancora una cosa da dirti.»
Si ferma un secondo vicino la porta con la mano sulla maniglia, mentre Allison si è spostata di lato per farlo passare.
«Auguri e figli maschi.»
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Nel momento stesso in cui Tony ha aperto la porta Chris si è precipitato nella stanza. Lo sguardo cupo, e una grande sofferenza.
La conversazione non gli è piaciuta per niente, e Allison e il suo amico non si sono sforzati più di tanto per non far sentire i loro discorsi.
«Allison?» le poggia delicatamente una mano sulla spalla.
«Chris ho bisogno di stare sola.» soffia piano non spostando lo sguardo.
La frangetta le ricade sugli occhi che sono persi in un mondo tutto suo, lontano anni luce da lui.
Non l’ha mai trovata più bella come in quel momento.
Sospira rassegnato. «Va bene, agli altri ci penso io. Ti chiamo dopo.»
La donna annuisce meccanicamente.
Sente delle voci discutere, alcuni rumori e poi la porta che si chiude lasciandola finalmente sola.
E ora si può sfogare, lasciandosi andare in un pianto disperato mentre scivola contro il muro e si rannicchia con le ginocchia al petto.
E l’ombra della sua anima che le parla subdola, e fa strisciare i pensieri verso la piccola fiammella della speranza che si sta spegnendo, mentre il cuore pompa tutto l’amore che riesce a provare.
E lei non può farne a meno, non può smettere di amarla.
È tutta la mia vita…
Oh Signore perché fa così male…
..
..
Il getto bollente le procura un leggero massaggio che rilassa le giunture e le spalle.
È sotto la doccia già da una buona mezz’ora, ma non ha intenzione di uscirne, perché se lo farà dovrà fare i conti con il resto del mondo e venire a patti con la realtà accettando che quelle che inondano in suo viso non sono solo le gocce procurate dall’acqua.
I ricordi sono la cosa che fanno più male…
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Con un gesto rabbioso porta la manopola dell’acqua tutta verso destra. Stringe i denti e gli occhi mentre l’acqua gelida le fa accapponare la pelle.
Ma nemmeno quello serve per far allontanare i suoi pensieri da quella che ormai era diventata un’ossessione. Non può andare avanti così. Lo sa, se ne rende conto, ma non ha la forza per ribellarsi, e la cosa che più la spaventa è che lei non vuole.
Vuole annullarsi nel suo ricordo e nel suo dolore.
E basta.
Nulla ha più senso senza di lei…
Dopo alcuni minuti esce dalla doccia. Mi verrà una polmonite.
Fissa la sua immagine nello specchio, completamente apatica.
Il campanello la riporta per un attimo nella realtà.
Ma chi può essere?
..
Con un asciugamano sulle spalle, per impedire ai capelli di gocciolare sul pavimento, e rivestita alla meglio va ad aprire.
La sua idea di far andare via lo scocciatore era subito fallita quando questi non si era arreso e aveva attaccato il campanello con più veemenza.
Si è incuriosita.
Aveva l’impressione di aver già sentito quel modo di bussare.
Si diede mentalmente dell’idiota e aprì.
..
Nel momento stesso in cui intravide la figura che l’attendeva il cuore fece un balzo nel petto.
Iniziò a boccheggiare come se l’aria non arrivasse ai polmoni, mentre un leggero tremore si impossessava del labbro superiore.
Oh Dio…
Quella era sicuramente una visione. Non poteva esserci altra spiegazione.
La visione più bella che abbia mai avuto…
Allison la fissava con le ciglia aggottate, le lacrime che lottavano contro l’orgoglio.
Non si aspettava una reazione del genere. Il suo cuore aveva iniziato a pompare a un ritmo frenetico, mentre ogni fibra del suo corpo le urlava di gettarsi tra quelle braccia, su quelle labbra così morbide, che ora erano leggermente schiuse in un’espressione di pura incredulità.
E forse… gioia?
..
«Ciao.» mormorò piano.
Un sorriso amaro e nostalgico appena accennato, mentre Luc è bloccata sull’uscio. Non ha il coraggio di muoversi.
Un barlume di lucidità le fa comprendere che forse deve fare qualcosa.
Ma cosa?
Il cuore le suggerisce di tirarla a se e abbracciarla talmente forte da far fondere i propri corpi, e gridarle quanto la ami.
Ma la parte razionale le dice che non può farlo, non deve cedere altrimenti tutti gli sforzi che ha fatto per allontanarla non saranno serviti a nulla.
Come sempre la parte ragionevole ha la meglio.
«Cosa ci fai qui?» articola con il tono più indifferente che le riesce in quel momento.
«Io… Dobbiamo parlare.» anche se ha utilizzato un tono duro e tagliente Luc sa che dentro trema come una foglia. Glielo legge negli occhi, non può nasconderlo come lei non può nascondere i suoi sentimenti davanti a lei.
«Non credo.» risponde nello stesso tono.
Allison non considera minimamente le parole di Luc ed entra nell’appartamento.
Un’ondata di nostalgia la colpisce lasciandola per un attimo stordita.
Sente la porta che si richiude e un sospiro leggero.
«Che cosa c’è?»
La bionda fa una smorfia amara. «Hai proprio una bella faccia tosta! Lo sai benissimo di che cosa voglio parlare!»
«Al ne abbiamo…»
«No! Non è vero. Tu hai parlato, tu hai deciso tutto, senza lasciarmi dire una parola. Senza darmi una fottuta spiegazione!»
Rabbia, dolore, amarezza, e un infinito amore. Ma come si potevano provare tutti questi sentimenti contrastanti?
Luc non parla, quasi non respira.
È perfettamente consapevole che non ha nulla da dire. Tranne che…
… la verità.
No! Non posso, sarebbe una follia. La ucciderei con le mie stesse mani.
«Tony mi ha detto che hai avuto un incidente.»
Gli occhi cristallini si spalancano. «E tu quando hai parl… Quello stronzo!» stringe i pugni dalla collera.
«Perché non mi hai detto nulla?»
Non è solo all’incidente che si sta riferendo.
«Non saresti mai dovuta venirlo a sapere.» sbotta accigliata.
«Perché? Ti fidi così poco di me?»
Qualcosa in quel momento si rompe nell’animo della Dea dei Ghiacci, il cuore torna a pulsare violento, mentre l’anima la spinge a consolare quella meravigliosa creatura che ha davanti.
Non posso fare a meno di amarla…
La consapevolezza di questo la colpisce come un proiettile.
Istintivamente fa un passo aventi e la cattura tra le sue braccia, mentre Al si aggrappa a lei quasi con disperazione.
Quel profumo, quel corpo, quei capelli… Dio quanto mi è mancata.
«No, no… io mi fido…» soffia tra il caschetto biondo, mentre glielo carezza dolcemente.
Allison si stacca leggermente per far incontrare i loro occhi.
«E allora perché non vuoi dirmi nulla?»
Lo sguardo ceruleo si abbassa, non ce la fa a sopportare la pena e il dolore di Allison.
Due dita si poggiano sul suo mento costringendola ad alzare la testa.
«Luc, voglio farti una domanda. Promettimi che risponderai sinceramente.»
«Al…»
«Promettimelo!»
Annuisce. «Va bene.»
«Mi ami?»






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