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DESTINY

di Carmen

(parte terza)


Un urlo rompe il gelo della sera.
Al apre gli occhi e vede Reins con il braccio piegato dietro la schiena in una posizione innaturale, alquanto dolorosa da quello che sente, e il suo coltello a terra.
Una figura nera con il casco integrale sembra non fare nessuna fatica a trattenere l’uomo, decisamente più robusto, in quella posizione.
Non può vederla bene, è in controluce e poi tutta nera si confonde quasi con la notte, eppure il suo cuore ha perso istintivamente un battito.
No… non può essere.
La figura lascia il braccio dell’uomo solo dopo aver sentito lo scricchiolio dell’osso rotto e le urla intensificarsi.
Reins ha quasi le lacrime agli occhi. Decise saggiamente di battere in ritirata.
«Sei stata fortunata questa sera, ma non è finita qui!» dice mentre un rigurgito acido gli sale in bocca, a causa del pugno ben assestato alla bocca dello stomaco.
«Tu prova solo ad avvicinarti di nuovo a lei e poi mi pregherai di ucciderti!»
La minaccia ha un effetto improvviso. Rains si dilegua nella notte.
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Luc si toglie il casco e si avvicina ad Allison ancora per terra.
Un brivido le sale lungo la schiena se pensa a cosa sarebbe potuto succedere se fosse arrivata solo cinque minuti dopo.
«Come stai?» tutta la sua apprensione si riversa nella voce.
«Arrivi sempre nel momento del bisogno.» il volto di Luc si distende in un sorriso dolce, vedendo quella stessa espressione nel volto di Al.
L’aiuta ad alzarsi, senza dispiacere Al si aggrappa alle spalle di Luc più di quanto ne ha bisogno.
«Vieni, ti accompagno all’ospedale.»
Al scuote la testa. «Non ce né bisogno. È solo un graffio. E poi la cena cinese si sta raffreddando. Non mi piacciono le cose riscaldate.»
Luc abbozza un sorriso. «Posso almeno accompagnarti sopra? Hai preso una bella botta.»
La sua voce è seriamente preoccupata.
«Certo. E poi abbiamo una cena in sospeso.»
Gli occhi azzurri si illuminano. Lei non chiedeva altro.
Facendo un leggero inchino teatrale le fa segno di precederla. «Prego.»
L’unica cosa che Luc sa in quel momento è che Al ha la risata più bella che abbia mai sentito.
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«Ahi, mi fai male!»
«Piantala ti stai comportando come una bambina.» dice semi esasperata, mentre passa dell’ovatta sul taglio sul braccio per disinfettare e togliere il sangue. Sulla sua fronte spicca già un cerotto.
«Sarai fortunata se non ti verranno i lividi.»
Luc si sente molto arrabbiata contro quell’uomo.
Nessuno si poteva permettere di toccarla!
Mio Dio, ma da quando sono così gelosa e possessiva! Non stiamo neanche insieme…
Per il momento!
Al scrolla le spalle, segno che non le importa molto. Non ancora riesce a credere che lei si trovi lì in quel momento.
Allora Dio esiste!
«Luc?»
«Cosa?» mugugna mentre finisce la fasciatura sul braccio.
«Come hai fatto a spezzargli il braccio così facilmente?»
Luc solleva un sopracciglio.
«Non dirmelo. Uno dei tuoi tanti talenti!»
Una risata leggera si diffonde nella stanza. «Se lo sai perché lo chiedi?»
«Li sto scoprendo ad uno ad uno. E sempre con piacere.»
Il riferimento al bacio appare lampante nella mente della donna. Un sorriso beato, e uno sguardo sognante rivolto a quell’angelo dagli occhi verdi. «E io non vedo l’ora di farteli conoscere tutti.»
Sussurra con voce maliziosa nell’orecchio di Al che non può fare a meno di rabbrividire.
Le da un leggero bacio sulla guancia, godendo dell’immenso calore che si diffonde a quel minimo contatto.
Non oso pensare al resto.
Al volta la testa, chiudendo le distanze che separavano le loro bocche.
Prima di perdere del tutto il controllo Luc si separa, Al è piuttosto delusa.
«Aspetta.» tenta di riordinare le idee «Prima dobbiamo parlare.»
Al annuisce. «Sono d’accordo. Ogni volta che stiamo troppo vicine tendo a perdere il controllo. Mi sento strana.»
«Io mi sento esattamente come te! Ti desidero terribilmente, e non solo dal punto di vista fisico.»
Annuisce nuovamente riconoscendo in quelle parole i suoi stessi sentimenti.
«Non mi è mai capitata una cosa simile prima. Mi sa che mi sono presa una bella cotta per te biondina!» il suo tentativo di ironizzare per non soccombere all’imbarazzo che prova in quel momento è fallito miseramente.
Le ultime parole quasi le morivano in gola vedendo l’espressione sorpresa della ragazza che sta iniziando ad identificare come Amore.
Ad Allison quasi viene un infarto. Non si è mai sentita più felice in vita sua.
«Sai una cosa. Anch’io penso di essermi presa una cotta colossale per te.»
Luc le salta addosso con un po’ troppa irruenza, cosa che ad Al non dispiace minimamente visto che ora si ritrova coperta da quel corpo morbido.
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Il bacio che le travolge è passionale e dolce. Entrambe provano una sensazione di pace e benessere che sanno di poter trovare l’una nelle braccia dell’altra.
Lentamente Luc passa dalla bocca al collo, aiutata dalla ragazza che sposta la testa di lato per fornirgli miglior accesso.
Un gemito le sfugge dalle labbra quando si sente sfiorare il seno. Luc ritorna ad occuparsi della bocca continuando a esplorare con le mani quel corpo che le appare così perfetto.
Non che Al se ne stia senza fare niente. Le sue mani scivolano lungo la schiena disegnando dei percorsi immaginari, accarezzando dolcemente anche la curva sinuosa del suo fondoschiena sodo.
Appena una mano di Luc le sfiora l’interno della coscia Al riacquista una barlume di lucidità, ben poca al momento.
Si stacca a fatica dalla bocca carnosa della compagna, che le cosparge il volto con una serie infinita di baci.
«As.. aspetta.»
Luc solleva di scatto la testa. «Cosa?» la sua è un espressione quasi disperata. Sente pulsare contro i jeans in modo quasi doloroso.
Al sembra più disperata di lei.
Dio no, non di nuovo.
«Non fraintendermi. Io lo voglio, e molto. Ma prima voglio chiarirmi con Chris.»
Quasi piange dalla frustrazione.
La desidera da morire, sta per scoppiare, e lei pensa prima a chiarirsi con il ragazzo.
È troppo buona e bella per me.
Chiude gli occhi e prende un respiro profondo. «Mi sembra giusto.» le da un leggero bacio sul naso e si solleva sui gomiti per non gravarle troppo con il suo peso.
«Vuoi che me ne vada?»
«No, ti prego resta. Ti va?»
Luc si distende in un sorriso. Non aveva assolutamente voglia di andare via. Voleva rimanerle accanto, sempre.
«Certo che mi va. Allora non avevamo una cena in sospeso.
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Cap.3: Incontri e Scontri.
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Allison si volta e allunga la mano per toccare il corpo all’altro capo del letto con un espressione beata.
Apre di scatto gli occhi quando la mano va a vuoto.
Non può essere stato un sogno.
Si ricordava perfettamente il resto della serata dopo che l’aveva fermata per la seconda volta.
Avevano cenato e chiacchierato scambiandosi qualche dolce effusione di tanto in tanto, e poi erano andate a dormire abbracciate strette, con il cuore colmo di gioia e la consapevolezza di essere in pace con la propria anima.
Non poteva essersi immaginata tutto.
Si rilassa leggermente quando sente un odorino invitante provenire dalla cucina e una voce melodiosa cantare.
È tutto vero.
Si alza di scatto provocandosi una piccola fitta.
Tutta colpa di quello stronzo di Reins!
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Appoggiata allo stipite della porta sorride estasiata vedendola trafficare ai fornelli e canticchiare al ritmo di Love is in the air, ondeggiando contemporaneamente i fianchi.
La maglia larga che le ha dato e che lei solitamente usa come pigiama le arriva appena a coprire il sedere sodo. Fa scorrere un occhiata lungo tutta la figura snella.
Tutta mia.
Luc se ne accorge, ma continua a fare quello che stava facendo.
Allison si avvicina e la cinge per i fianchi posandole un bacio sulla spalla, lasciata per metà scoperta.
Di nuovo quella sensazione di completezza la invade.
«Buongiorno.»
«’Giorno. Ti volevo portare la colazione a letto.»
Si volta e le da il primo bacio della giornata.
«Non importa. Che profumino.»
Spalanca gli occhi vedendo la quantità di crèpe al cioccolato sistemate su due piatti.
«Io le adoro.»
«Mi fa davvero piacere. Mi sarebbe dispiaciuto doverle mangiare tutte da sola.»
Le porge il piatto con un sorriso luminoso, e le da un altro bacio.
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Mentre sono sedute a tavola il campanello della porta suona con insistenza.
«Aspetti visite?»
«No. Ci metto un attimo.»
Si alza e va verso la porta leggermente irritata. Ma chi diavolo è a quest’ora?
Appena apre la porta il mondo le crolla addosso.
Oh no.
«Chris?» il suo viso è la personificazione dello stupore.
Merda.
Appena gli occhi verdi si posano sul volto della fidanzata li spalanca. «Mio Dio Al, ma cosa ti è successo?»
Fa per prendere il viso della ragazza, ma lei si ritrae. «Nulla, ho avuto un piccolo incidente.»
Il ragazzo entra. «Ma come è successo? Sei stata all’ospedale?»
Il suo volto si scurisce. «Perché non mi hai chiamato?»
Non si riferisce solo all’incidente.
«Mi dispiace…» tenta di articolare una frase coerente, ma non sa che dire. È pietrificata.
Pensava di avere più tempo per organizzarsi bene cosa gli avrebbe detto, e invece…
Prima glielo dici meglio è.
«Chris, dobbiamo parlare.»
Ecco, ha appena pronunciato le parole più temute da un uomo. Il suo volto si indurisce.
«C’è un altro uomo?»
L’espressione di Al è indubbiamente colpevole.
«Vedi… in effetti…»
Lo sguardo di Chris cade sul divano. Un giubbino di pelle nera e un casco. Sente la rabbia montargli dentro. Come una furia si fionda nella camera da letto, e poi trovandola vuota, in cucina.
Si sorprende non poco quando vede una donna dai lunghi capelli corvini e occhi cerulei fissarlo indifferente, mentre prende un sorso di caffè.
Tira un sospiro di sollievo. «Buongiorno.» dice incuriosito più che arrabbiato.
Luc solleva un sopracciglio. E così è lui.
Dietro di lui compare una Allison furiosa. «Ma che ti è salato in testa! Fiondarti in casa come un pazzo.»
«Scusa, è che ho visto il casco e ho perso la testa. Non pensavo che fosse della tua amica.» dice con un sorriso.
Allison lo fissa con tristezza. «Chris, io non ti amo più.»
Il ragazzo la fissa come se non avesse capito. «Amore non dire assurdità.» si volta imbarazzato verso Luc, che continua a guardarlo con i suoi occhi di ghiaccio, il sopracciglio alzato e un accenno di sorriso.
«Non potremmo parlarne in privato?»
«Non c’è nulla di cui parlare. Mi dispiace.» la voce è rotta dalle lacrime.
Chris inghiotte il magone che quasi gli impedisce di respirare. E si allontana amareggiato e deluso.
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Allison si accascia sulla sedia non appena sente la porta sbattere con violenza.
Lasciarsi è sempre brutto.
Luc si alza e si avvicina. Avvolgendola in un abraccio che le vuole dare conforto.
Allison si abbandona a quel contatto, ne ha bisogno. Vuole sentirla vicina. Ormai è diventata parte di lei.
«Almeno ti sei tolta il pensiero.» dice con un sorrisetto tirato, non sapendo bene come comportarsi.
«Hai ragione. È stato meglio così.»
Ora è un sorriso luminoso quello che le rivolge. Non c’è più l’ombra delle lacrime.
Intensifica l’abraccio e le da un profondo bacio, facendo muovere le lingue in una danza estremamente erotica. Si staccano solo quando i polmoni richiedono ossigeno.
«Sai potremmo battere il record di bacio più lungo.»
Luc ridacchia mordendole un orecchio e facendola urlare di finto dolore.
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«Allora che facciamo oggi?» le chiede Al con un sorriso radioso che le scalda il cuore.
Il sorriso malizioso che si forma sul volto di Luc è inequivocabile. «Io avrei in mente una certa cosetta…»
Si abbassa veloce e l’attira a se in un bacio di fuoco.
La suoneria di un cellulare interrompe il momento.
«Dannazione!» Luc si separa alquanto seccata. È la seconda volta che viene interrotta oggi.
Afferra il telefonino dalla tasca della sua giacca di pelle e guarda accigliata il nome sul display.
«Che c’è?» il suo è quasi un ringhio. Allison sorride incredula, mentre lascia la cucina per darle il suo spazio. Luc apprezza il gesto.
«Ehi, ti sembra questo il modo di rispondere al telefono?» una risatina idiota accompagna le parole. Sta rapidamente perdendo quel poco di pazienza che ha. «Piantala con le stronzate Jim e dimmi cosa vuoi.»
«Sai tu dovresti venerarmi in questo momento.»
Il volto della donna si illumina. «È pronta?»
«Già. Tirata a lucido e pronta all’azione.»
«Fantastico! Vengo a prenderla appena posso.» chiuse la comunicazione in fretta, e si diresse verso il soggiorno.
Al notò immediatamente la felicità sul volto della donna. «Belle notizie?»
«Oh, si. Ti dispiacerebbe accompagnarmi in un posto?»
«Certo.»
«Vorrei anche farti conoscere delle persone.» dice leggermente imbarazzata.
Forse lei non è ancora pronta. Forse è troppo presto.
Allison la fissa per un attimo incredula. Luc resta in silenzio per tutto il secolo che dura, con una morsa che le chiude dolorosamente lo stomaco.
«Mi farebbe molto piacere.» risponde infine con un sorriso radioso, mentre Luc rilascia il fiato che non si era accorta di trattenere.
«Bene. Prima andiamo a casa mia a posare la moto, però.»
Ora è incuriosito lo sguardo che le rivolge. «Perché?»
«Sorpresa.» dice con un sorriso furbo.
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Le due donne escono di casa dopo mezz’ora. La notte ha nevicato molto, tutto quel bianco rende ancora più magica quella mattinata. Il cielo è terso e pulito, e di un azzurro così simile agli occhi di Luc, che Allison per un momento ne rimane affascinata. Prende un profondo respiro come per far entrare in lei la pace che regna in quel 25 Novembre.
Non ne ho bisogno. La mia pace è proprio accanto a me.
Si incanta per un secondo a guardare Luc che indossa il casco con gesti esperti, trovando il movimento che fa per salire sulla moto estremamente sensuale.
Monta dietro sfiorandole la coscia in una lunga carezza. Luc geme. È in astinenza da troppo tempo.
Stasera non ci saranno scuse che tengano!
«Pronta?» chiede con voce roca. Come risposta ottiene un abbraccio stretto che le provoca un sussulto, nel passare le braccia intorno alla vita sottile della donna le ha accidentalmente sfiorato il seno. Trattenendosi dal fare qualsiasi cosa di avventato nel bel mezzo di una strada, fa partire il motore con un rombo, lasciando stridere intenzionalmente la ruota posteriore sull’asfalto.
«Andiamo.» afferma Al con un sorrisetto soddisfatto nascosto dal casco integrale che porta.
Questa me la paghi.
Pensa Luc immaginandosi già le svariate possibilità che ha per perpetuare una piacevole vendetta.
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Il quartiere dove vive Luc si trova nella parte ricca della città.
Un grattacielo alto cinquanta piani si innalza maestoso davanti agli occhi increduli di Allison che lo fissa con la bocca spalancata.
«Caspita. Certo che ti tratti bene.»
Dopo aver posato la moto in un garage accanto al palazzo, dove numerose auto di lusso sostavano, si trovavano sul marciapiede cercando con scarso successo di far fermare un taxi.
Luc registrò appena quello che la ragazza aveva detto.
Dannato traffico festivo!
Fece un fischio decisamente poco femminile.
«Ehi!»
«Perché non andiamo con la moto?»
«Te l’ho detto. È una sorpresa.» si volta per un attimo e le fa l’occhiolino.
«Hai una moto da paura e vivi in un quartiere da favola. Certo che devi guadagnare bene.»
«Credimi quando vedrai la sorpresa queste ti sembreranno bazzecole.»
Aveva pronunciato le ultime parole con uno strano peso sul cuore.
Avrebbe dovuto dirgli come si guadagnava da vivere, ma la sua parte razionale le diceva che era una follia. Temeva che appena saputo l’avrebbe lasciata su due piedi, e lei non l’avrebbe sopportato.
È così pura e innocente.
I suoi pensieri vennero interrotti da un taxi che finalmente si era fermato.
«Era ora! Mi si stava congelando il sedere!» sbottò arrabbiata mentre Allison scoppiava a ridere.
«Se vuoi posso scaldartelo io.»
Gli ormoni di Luc ormai corrono felici e liberi nelle sue vene.
«Non provocarmi troppo biondina, potresti pentirtene.» disse con tono minaccioso, avvicinandosi con fare felino.
«Correrò il rischio.»
Allison ebbe appena il tempo di finire la frase che si ritrovò praticamente schiacciata sul sediolino con la lingua di Luc in bocca. Un gemito soffocato le scappò.
L’autista le fissava con gli occhi fuori dalle orbite, sentiva i pantaloni farsi sempre più stretti nella zona del cavallo.
Cazzo! Ci stanno dando dentro.
Si ritrovò a guardarle ancora più intensamente con lo sguardo scurito dall’eccitazione, le due donne incuranti delle fantasie che stavano creando nell’uomo continuavano a dare il meglio di loro in un bacio feroce.
Con un colpo di tosse imbarazzato attirò l’attenzione delle due.
Un tremito gli attraversò la spina dorsale quando due occhi di ghiaccio si posarono su di lui lanciandogli un’occhiataccia assassina.
Allison voleva sprofondare per la vergogna.
Sentiva le labbra gonfie e pulsare contro i jeans.
Mio Dio!
Luc diede rapidamente l’indirizzo. Passò il braccio intorno alle spalle di Al in un gesto possessivo, fissando l’autista con un sorrisetto ironico, notando come ogni tanto lanciava occhiate furtive al loro indirizzo, distogliendolo subito dopo arrossendo ogni volta di più.
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Appena scesero dal taxi eruppero in una risata liberatrice.
«Hai visto che faccia!»
«Si, era così buffo.» disse Allison poggiandosi su una spalla di Luc e tenendosi la pancia con l’altra.
«Certo che abbiamo dato spettacolo!» disse la mora pienamente soddisfatta.
Un lampo passò sul volto di Allison.
«Dai andiamo.» Luc le passò un braccio intorno al collo per cingerla in un abbraccio, il suo sguardo era reso ancora più limpido dalle risate di poco prima.
«Sto morendo di curiosità!» rispose entusiasta completando l’abbraccio passandogli il braccio intorno alla vita.
Camminarono così per i pochi metri che le separavano dall’autofficina di John.
Luc si sentiva leggermente emozionata. Non aveva mai fatto conoscere nessuno alla sua famiglia.
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Si staccarono a malincuore appena entrate in quella che a prima vista sembrava un deposito di auto per lo sfascio.
Un ragazzo sui venticinque anni le venne incontro con un sorriso radioso.
Indossava una tuta blu da meccanico sporca di grasso in più punti e un cappello da baseball con la visiera all’indietro.
«Salve, belle fanciulle!» disse leggermente sorpreso che Luc fosse in compagnia.
«Ciao Jim. Dov’è?» chiese impaziente. La curiosità di Al stava crescendo a dismisura.
«Calma, calma. Ciao.» fece poi rivolto a Al con un sorriso seducente, che ricambiò.
«Ciao.»
«Vedi, la mia sorellina qui è una maleducata. Sarà che con la vecchiaia si starà dimenticando l’educazione.» Luc lo fulminò, non tanto per il commento sulla sua età, in un’altra situazione lo avrebbe pestato a dovere, ma per il modo in cui guardava la sua ragazza.
Allison rise, mettendosi educatamente una mano davanti alla bocca.
«Vuol dire che farò le presentazioni da solo. Jim piacere.»
«Allison. Il piacere è tutto mio.» gli tese la mano che lui afferrò prontamente facendogli un elegante baciamano.
«Ehi, vacci piano!»
«Da come ti descrivevano ti immaginavo bella, ma non credevo fino a questo punto.» continuò ignorando deliberatamente la sorella.
Allison arrossì farfugliando un grazie.
Luc girò gli occhi.
Questa poi!
«Dacci un taglio Jim.»
Una voce profonda attirò l’attenzione del gruppo di ragazzi. Un uomo si avvicinava con un sorriso, scrutando Allison da capo a piedi, come se volesse penetrarla e vedere la sua anima fin nel profondo.
Però… certo che se le sa scegliere!
Si pulì la mano sporca di olio per motori con uno straccio che gli pendeva dal fianco e strinse quella di Al con una stretta forte e sicura.
La mano della ragazza sembrò sparire in quella grande e callosa dell’uomo.
«Mi scuso per qualsiasi cosa poco opportuna abbia detto mio figlio. Io sono John Carson. Incantato.»
Il ragazzo incrociò le braccia sul petto e sbuffò.
Luc la fissava con sguardo sognante. Immaginava che sua madre avesse spifferato tutto.
Vide gli occhi della sua ragazza brillare di felicità.
«Sono veramente felice di conoscerla signor Carson.»
L’uomo fece un gesto secco con la mano. «Ti prego chiamami John. Signor Carson mi fa sembrare vecchio!»
Che simpatici!
Li conosco solo da pochi minuti eppure mi sento perfettamente a mio agio.
La stessa cosa che ho provato con Luc.
L’oggetto dei suoi pensieri, rimasta in silenzio per quel breve scambio di battute, si animò tossendo rumorosamente.
«Ora che avete fatto le presentazioni, passiamo alle cose importanti!»
Si sentiva ancora in imbarazzo. Aveva fatto conoscere suo padre e suo fratello alla sua ragazza.
Era un evento più unico che raro.
È strano… mi sento proprio bene.
John le rivolse un occhiataccia di rimprovero. Poi tornò a concentrarsi sulla ragazza bionda.
«Sai fa la acida perché è timida.» disse a bassa voce l’uomo, come per fare una confidenza ad Allison, che vedendo l’espressione imbronciata della donna scoppiò in una risatina.
Luc ringhiò. «Vedo che avete già fatto comunella!»
Mise su un broncio perfetto, come se fosse stata una bambina di cinque anni.
I due uomini iniziarono a ridere apertamente, seguiti da un’incredula Al.
Non aveva mai riso tanto nel giro di pochi minuti.
«Andiamo marmocchia, dopo ti do un lecca-lecca!»
John si avviò verso il capannone, seguito dai tre ragazzi. Jim aveva un sorrisetto stupido, mentre gli occhi di Luc brillavano.
Ma che sta succedendo?
Non finì nemmeno di formulare questo pensiero che una Ferrari rosso fiammante le si parò davanti.
La mascella le cadde ai piedi.
Oh cazzo!
Vide Luc avvicinarsi per esaminarla da vicino. Dopo aver appurato che non ci fossero imperfezioni nella carrozzeria, parlò con voce che voleva sembrare indifferente.
«Non male.»
«Non male? Ma che dici! Quella macchina è uno schianto!» Allison non riusciva a capacitarsi.
«Però ha occhio la ragazzina.» mormorò Jim.
Ora era Luc ad avere un sorriso radioso.
«È tua?» chiese incredula con gli occhi che praticamente gli uscivano dalle orbite.
«Piaciuta la sorpresa?»
Al annuì, non ancora del tutto ripresa.
«Ehi Luc, prima che porti la mia bambina fuori di qui, ti devo dire due cosette.»
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Poco distanti dalla macchina Luc vedeva Jim mostrarle tutti i dettagli, con sguardo orgoglioso.
La voce di John la distrasse. «È fantastica.»
«Già. Hai fatto proprio un bel lavoro.» disse Luc credendo che si riferisse alla Ferrari.
L’uomo girò gli occhi. «Non parlo dell’auto. Parlo di Al.»
«Non so se me la merito.» sospira. Un lampo di tristezza passa negli occhi limpidi.
«Perché? Anche tu sei stupenda.»
«È così pura. Mentre io… non sono certo una da presentare ai genitori!»
«Tu combatti per quello in cui credi. Per fare del mondo un posto migliore.»
Luc scosse la testa. «Sono una mercenaria.»
«Sai che non è vero.»
Un sospiro lasciò le labbra carnose della donna. «Vorrei dirle tutto.»
«Fallo. Se ti fidi abbastanza di lei.»
«E se mi lasciasse? Non lo sopporterei.»
John la guarda con occhi lucidi.
La mia bambina!
«Ti lascerà, nel momento in cui scoprirà la verità. E sai che è inevitabile se vuoi avere un rapporto serio con lei.»
«Io non voglio esporla a pericoli. Anche se non è indifesa come sembra, come reagirà se qualcuno la userà contro di me? Come reagirò io? Ieri ho quasi ucciso un uomo perché l’aveva aggredita.»
Trema ancora al pensiero della notte scorsa.
«Se ti ama davvero correrà il rischio. Tu devi correre il rischio.» afferma con voce sicura l’uomo, con le sopracciglia aggrottate mentre fissa Al che parla allegramente con suo figlio.
«E poi potresti come dire… addestrarla. Il fisico sembra allenato, e poi ha come una forza interiore. Sarebbe una perfetta aiutante.» conclude con un sorrisetto dipinto sul volto.
Luc è allibita.
Ma che diavolo sta blaterando?
«Ti sei per caso fatto una canna?»
«No. Mai stato più serio.»
Addestrarla.
Per un momento il pensiero di poterla avere sempre vicino, anche in missione, la sfiora piacevolmente.
Potrebbe essere una buona idea.
Ma che dico è una follia!
«Comunque sia lei merita la verità. E poi non le farà di certo male imparare qualche piccolo trucchetto.» disse facendole l’occhiolino.
«Ci penserò. Sai io sono certa che lei sia quella giusta, lo so, lo sento qui.» si mise una mano sul petto all’altezza del cuore. «Ma questo invece mi suggerisce di usare i piedi di piombo.» concluse battendosi un dito sulla fronte.
«Quando sarà il momento lo saprai.»
Luc gli lanciò un occhiata scettica. «Dimmi un po’, da quando sei così filosofico?»
John scoppiò a ridere.
Tornò serio di colpo. «Non permettere alle tue paure di allontanarla.»
Luc annuì decisa.
Non la lascerò andare via per nulla al mondo.
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«L’impianto elettronico di questa macchina fa paura.» Jim era gasato. Parlava entusiasta come un bambino che dice che cosa ha ricevuto a Natale. Al sorride. Non sta capendo molto di quello che le sta dicendo, soprattutto quando ha iniziato a parlare di pistoni e sistemi di frenaggio potenziati, per poter frenare nel più breve spazio possibile anche quando si corre come un folle!
Quelle cose esulano dalla sua comprensione.
Sa solo che è seduta su dei sedili di pelle, che sanno ancora di nuovo, di una Ferrari. All’interno la macchina è ancora più sbalorditiva di quanto potesse pensare.
Sembra la macchina di James Bond!
Vede Luc avvicinarsi con suo padre.
Ancora non riesce a credere che glielo ha fatto conoscere.
Io sarò capace di presentarla ai miei?
Esce dall’auto, e le va incontro.
Luc l’accoglie in un abbraccio e le da un bacio a labbra chiuse.
Solo quel leggero contatto la fa fremere.
La desidera, non sa nemmeno lei dire quanto. E sente il desiderio di Al come se fosse tangibile.
La cosa non l’aiuta molto.
Lei è sempre stata impulsiva, quando voleva una cosa se la prendeva senza fare complimenti. Ora tentare di trattenersi, specialmente sapendo che lei lo voleva allo stesso modo, era una cosa ai limiti della sopportazione.
Solo fino a stasera.
«Quanto ti ha infastidito questo citrullo?» chiede in tono ironico.
Jim non è molto felice del commento fotto dalla sorella.
«Ehi! Bada a come parli. Potrei sabotarti il motore.»
«Dopo però non avresti più la possibilità di procreare.» rispose melliflua.
Jim le fece la linguaccia. John roteò gli occhi, quei due erano impossibili.
Guardò per un attimo Al. Poteva vedere gli occhi cerulei di Luc brillare di felicità, e lo doveva a questa ragazza. Era incredibile che qualcuno fosse riuscito ad abbattere la corazza che si era costruita attorno con una facilità sorprendente.
È quella giusta…
«Ecco le chiavi.» disse lanciandogliela. Luc l’afferrò con la mano sinistra, mentre la destra cingeva amorevolmente i fianchi di Al.
«Ti va di fare un giro?»
Gli occhi verdi si spalancarono dalla contentezza.
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Dieci minuti dopo sfrecciavano sulla strada ad una velocità a dir poco assurda.
Al si teneva aggrappata al sediolino con ogni forza, tesa come una corda di violino. I due viaggi che aveva fatto con Luc non le erano bastati a farla abituare a quella velocità folle.
Nonostante tutto però si sentiva stranamente euforica.
No, eccitata.
Non sapeva se fosse la macchina, l’adrenalina che viaggiava felice nelle sue vene a causa della velocità, oppure la presenza affascinante della donna al suo fianco.
Si passò la lingua sulle labbra secche fissando quelle della compagna con insistenza, la cosa non sfuggì a Luc che fece un leggero sorrisetto soddisfatto.
«Ti stai divertendo?»
«Sei una continua fonte di sorprese.» rispose con tono malizioso.
«Tesoro, forse non è il momento giusto…» articolò a fatica sentendo la mano di Allison salirle lungo la coscia in una carezza sensuale. «… sai siamo in mezzo ad una strada. E poi potrei perdere il controllo dell’auto.» non sembrava molto convinta di quello che stava dicendo.
Il pensiero di fermare la macchina si stava trasformando in un bisogno impellente.
Allison dal canto suo non aveva minimamente prestato attenzione a quello che stava dicendo, troppo concentrata e attratta da quelle gambe snelle e sode.
La mano risalì lungo il fianco fino a sfiorare lentamente il contorno morbido del seno.
Con un gemito rabbioso inchiodò la macchina, e le aggredì la bocca con un bacio che voleva trasmettere tutta se stessa. Era passionale, famelico.
Una mano di Luc affondò nella chioma bionda, costringendola a girare leggermente la testa, mentre l’altra era in esplorazione.
Luc si spostò dalla bocca fino ad arrivare alla base del collo, dove lasciò un succhiotto che voleva dire solo una cosa: proprietà privata.
Sei solo mia.
Sorrise soddisfatta contro il suo collo quando sentì il suo gemito un po’ roco.
Si staccò a malincuore sentendo delle altre macchine che le sorpassavano suonando il clacson.
Al tossì imbarazzata. «È la seconda volta oggi che diamo spettacolo in pubblico.»
Luc sorrise. «Spero che non sia l’ultima.»
«Sei impossibile!»
La risata cristallina delle due si diffuse nell’abitacolo.
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«Dove mi stai portando?» chiese incuriosita, guardando il quartiere in cui la Ferrari si stava addentrando.
In quel posto una macchina come quella non sarebbe certamente durata!
Luc guidava silenziosa e seria, non aveva nemmeno sentito la domanda fatta dalla donna che sedeva al posto del passeggero. Lente gocce di sudore le scorrevano lungo la schiena.
Ecco, ci siamo.
Fermò la macchina e scese, seguita da Allison.
La bionda si fermò di scatto guardando l’insegna sopra ad una porta.
Mia madre gestisce un bar vicino al “giardino delle meraviglie”.
Quella giornata si stava presentando più impegnativa del previsto.
Luc la fissava preoccupata.
«Se vuoi possiamo andarcene.» disse con un tono leggermente deluso.
«No! È solo che non immaginavo…» non riuscì a concludere la frase senza arrossire.
«Ti sto facendo fretta?»
Allison si avvicinò e le diede un leggero bacio. «Se avessi saputo di dover incontrare la tua famiglia mi sarei messa qualcosa di più elegante.»
Luc si rilassò. «Figurati, loro già ti adorano!»
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Entrarono nel locale. A quell’ora non c’era nessuno, solo una donna dai capelli ricci che sistemava alcune bottiglie di birra.
Prese un respiro profondo prima di chiamarla. «Mamma?»
Irene si voltò con un sorriso. «Luc tes…» si bloccò di colpo notando quella fanciulla bionda, evidentemente imbarazzata, accanto a sua figlia.
Oh mio Dio!
Ora gli occhi della donna brillavano. Guardò Luc che le fece un cenno d’assenso.
È lei.
«Salve.»
Luc le strinse la mano.
Sono qui accanto a te.
Al ingoiò impacciata.
Non capì esattamente cosa successe, sapeva solo che si ritrovò stretta in un abbraccio caloroso.
«Oh Dio, non riesco a crederci.»
Luc si sentiva leggermente in colpa. Forse avrebbe dovuto prepararla all’irruenza della madre.
«Io sono Irene.» aveva le lacrime agi occhi.
Dire che Al fosse confusa era un eufemismo.
«Piacere. Sono Allison.»
«So perfettamente chi sei! Sia tu sei una specie di celebrità qui.» disse ammiccando. «La donna dei miracoli!»
Luc la fulminò con lo sguardo. «Mamma!»
«La ringrazio. Anche Luc mi ha parlato molto di lei.»
Ora era il turno di Irene per essere confusa. Sua figlia non parlava mai di lei e della sua famiglia con degli estranei.
Ancora non si capacitava del cambiamento improvviso.
È proprio speciale.
«Venite. Sediamoci. Abbiamo tante cose di cui parlare.»
Le condusse ad un tavolo e prese tre birre.
Parlarono per quasi due ore, specialmente Al e Irene, Luc interveniva ogni tanto. Era incredibile dell’intesa che si era creata con tutti i membri della sua famiglia. Sua madre era espansiva, ma non era mai arrivata a abbracciare con tanto trasporto una sua ragazza. E poi l’espressione confusa di Al in quel momento, semplicemente adorabile.
È una di famiglia ormai.
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Tra racconti d’infanzia, di come si erano “chiarite” e birre, si erano fatte le due.
Il telefono di Allison squillò, rompendo quel momento di familiarità.
«Scusate. Pronto?»
«Pronto un cazzo!» la voce dall’altro capo della linea era incazzata nera.
«Jenny?»
Quel nome attirò l’attenzione di Luc. Era la stessa che aveva telefonato quando stavano per baciarsi la prima volta.
«Bene, vedo che ti ricordi ancora il mio nome! Sparisci per una settimana, e poi vengo a sapere da Holly che hai mollato Chris!»
Quella pettegola!
«Ma che ti è preso?! Sei forse impazzita del tutto?»
Al roteò gli occhi. «Perché non provi a calmarti?»
«Calmarmi? Ma che ti è successo?»
«Non mi è successo nulla!» si stava innervosendo.
Jenny sospirò. «Che ne dici se mi spieghi bene quello che è successo? Ce la fai ad essere al Majestic tra mezz’ora?»
Al guardò l’orologio e poi Luc. «Va bene.»
Chiuse la comunicazione senza darle il tempo di ribattere.
«Devi andare?» chiese Irene con delusione.
«Si, mi dispiace.»
Luc parlò gelida. «A quanto pare la notizia della tua rottura si è sparsa in fretta.»
Allison annuì. «Già. La mia amica Jenny quasi mi uccideva per telefono.»
«Beh, se devi incontrarti con una tua amica forse è meglio nascondere quello.» disse Irene indicando il succhiotto evidente sul collo della ragazza.
Al arrossì desiderando di sprofondare, mentre Luc sorrideva felice.
Tossì per nascondere l’imbarazzo. «Puoi darmi un passaggio?»
«Nessun problema.»
Si alzarono, e mentre Al prendeva il foulard che le aveva procurato Irene e se lo allacciava intorno al collo, si salutarono.
Irene l’abbracciò di nuovo, con l’affetto che solo una madre sa dare.
Mia madre non mi ha mai abbracciato così.
«Mi raccomando con quel bolide.»
«È una professionista!» rispose salendo, canzonando Luc.
Irene scoppiò a ridere. Sua figlia non avrebbe saputo scegliere meglio.
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La Ferrari avanzava a velocità sostenuta lungo le strade affollate del centro.
Al era preoccupata. Non sapeva se avrebbe avuto il coraggio di dire alla sua amica per chi aveva lasciato Chris. Lei non l’avrebbe capita.
Eppure lei gli aveva presentato tutta la famiglia, non voleva che pensasse che per lei non era abbastanza importante da essere presentata ai suoi.
«Luc?»
La donna mise la terza e fece una curva. «Mmmm?»
«Non so se posso presentarti ai miei. Sai loro sono persone all’antica, non capirebbero, non riuscirebbero mai ad accettarlo. Rovinerebbero tutto, e io non voglio.»
Luc fece fatica a capire che cosa avesse detto tanto aveva parlato veloce. Ma comprese lo stesso il senso. Sospirò sollevata.
Lei non voleva conoscere i suoi. Immaginava già i tipi. Non facevano sicuramente per lei.
«Sono felice di questo.»
«Cosa?»
«Io voglio stare con te. Incontrare o no i tuoi per me è indifferente, anzi meglio rimandare il più tardi possibile!»
«Perché mi hai presentato alla tua famiglia allora?»
«Ti dispiace?»
«No, affatto. È incredibile di come mi abbiano preso subito in simpatia.»
«Deve essere genetica.» ironizzò, carezzandole il viso.
Allison si accorse che Luc aveva eluso abilmente al domanda, ma decise di non insistere.
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«Stasera ci vediamo?»
«Certo.» disse Luc con un sorrisetto malizioso.
«Mi hai provocato tutta la mattinata, stasera non hai scusanti.» continuò avvicinando il volto.
«Allora non vedo l’ora.» disse chiudendo lo spazio che le separava.
«Vengo da te verso le otto?»
«Sarà un’agonia senza di te, tutto questo tempo.» Al aveva un sguardo da cucciola che le fece desiderare di non andarsene.
«La tua amica ti aspetta.» affermò a malincuore.
Allison annuì e scese dalla macchina, non senza un ultimo bacio.
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.
Si avviò con passo sicuro verso uno dei ristoranti più cari della città.
Si sentiva leggermente inadeguata con i jeans e un giubbotto sportivo, ma infondo non le importava più di tanto.
Aveva altre cose per la testa che non essere elegante abbastanza per quel posto.
In cima alla lista la serata che avrebbe trascorso con Luc.
Quella sarebbe stata la loro prima volta.
Si sentiva eccitata e leggermente intimorita.
Al secondo posto il colloquio, non tanto piacevole, che avrebbe avuto di lì a poco con Jenny.
Si fermò davanti un cameriere che la fissò con superiorità.
«Desidera qualcosa?»
«Sono attesa da Jennifer Valentine.»
Il cameriere fece un leggero segno di seguirla, con l’aria di totale indifferenza che era così abituale in quei posti.
Nulla a che vedere con il locale di Irene.
Vide la sua amica seduta al loro tavolo. Le stava lanciando occhiate di fuoco, sapeva che sicuramente stava criticando il suo abbigliamento poco formale, e chiedendosi che avesse fatto al viso. Il taglio sul sopracciglio spiccava sul suo viso pallido.
«Prego.» il cameriere le spostò la sedia per farla sedere e poi si allontanò.
«Ciao Jenny.»
«Ciao! Che hai fatto?»
Al scrollò le spalle indifferente. «Niente. Un piccolo incidente.»
Si rende conto che ha detto le stesse identiche cose a Chris.
Jenny la guarda scettica, ma non fa domande.
«Mi vuoi dire che fine hai fatto questa settimana?»
Va subito al sodo. Tipico di lei.
«Dovevo pensare.»
«A te e Chris?» chiese ingoiando un sorso d’acqua.
«Anche.»
«Perché lo hai lasciato? Lui è distrutto.»
«Non lo amo più. Se ne farà una ragione, sarebbe stato peggio se avessi continuato ad illuderlo.»
«Al non si smette di amare qualcuno dal giorno alla notte. C’è qualcun altro?»
Al annuisce e Jenny sta quasi per piangere. Ma come era possibile che la sua amica avesse un amante? Non sapeva nemmeno come definirlo.
«Mi sono innamorata.» disse semplicemente con sguardo sognante.
«Chi è?» chiede secca.
Non le piace questa storia, per niente. C’è qualcosa di strano sotto, lo sente.
«Non lo conosci.»
Il cameriere le interrompe. Sono arrivate le ordinazioni.
Mangiano in silenzio, ognuna immersa nei suoi pensieri. Non sembravano più nemmeno due amiche che si conoscevano da una vita, e si scambiavano i segreti più intimi. Ora a quel tavolo di quel ristorante elegante sapevano di essere due estranee, che non hanno nulla in comune.
«Mi dispiace non avertelo detto.» Al tentò di recuperare quel poco che poteva di quell’amicizia che si stava lentamente sgretolando. Ma se quello era il prezzo che avrebbe dovuto pagare per stare con Luc l’avrebbe pagato senza rimpianti.
«Mi hai ferito. Credevo di essere la tua migliore amica.»
«Lo sei.» affermò con tristezza. Jenny era stata il suo sostegno nei momenti più difficili, e i più importanti.
«Allora perché mi hai escluso dalla tua vita?» la sua voce era rotta dal pianto.
«Non l’ho fatto. Voglio solo riordinare le idee.»
Mentiva sapendo di mentire, e anche male. Lei le idee ce le aveva fin troppo chiare, ma dubitava che la sua amica le avrebbe accettate.
Vide il volto di Jenny aprirsi in un sorriso. «Bene, se vuoi una mano, sai dove trovarmi.»
Ora anche Al sorrideva, anche se non allegramente come avrebbe dovuto essere.
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Si separarono un’ora dopo.
Allison aveva dovuto usare tutta la sua diplomazia per tenere a freno le domande di Jenny che voleva sapere chi era così fico da battere Chris e farla innamorare in una settimana.
Essere triste non fa per un tipo esuberante come lei.
Alzò il braccio e fece un fischio poco femminile per richiamare l’attenzione di un Taxi.
Doveva prepararsi per la serata.
Sentiva una piacevole morsa imprigionarle lo stomaco, mentre un sorrisetto ebete compariva sulle sue labbra.
Non vedo l’ora…
.
Luc faceva andare la Ferrari a velocità folle sul circuito. L’aiutava a rilassarsi e a pensare.
Aveva la testa piena di domande e di dubbi.
Sapeva che doveva dirglielo, doveva dirle la verità su di lei. Ma non sapeva se ne aveva il coraggio.
Le parole di John le rimbombavano nella mente.
Lei non voleva perderla e non voleva ferirla.
E soprattutto non poteva farlo con lei prima di essersi aperta del tutto.
Se dopo avesse scoperto la verità avrebbe pensato che l’aveva usata solo per il sesso.
Decise. Gliel’avrebbe detto stasera. Come prima cosa, era certa che se si fosse lasciata distrarre da quegli occhi verdi si sarebbe completamente dimenticata tutti i buoni propositi e le sarebbe saltata addosso.
Se ti ama davvero correrà il rischio. Tu devi correre il rischio.
Speriamo di non fare una cazzata!
Mise la quinta con un gesto deciso e accelerò ancora di più.
Stasera sarà la serata delle rivelazioni. E speriamo anche di altro…






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