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DESTINY

di Carmen

(parte tredicesima)

 


Cap.21: Era dalla prima volta che ti ho visto che desideravo farlo!

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Allison aveva smesso di controllare le lacrime già da un po’. La storia che Luc le stava raccontando le stava straziando il cuore.
Ha ucciso suo padre…
Dio solo sa come doveva sentirsi in quel momento, e io non ero accanto a lei…
Perdonami amore…
Sente il peso del capo di Luc sulla spalla, e la pelle leggermente umida.
Non può fare nulla, se non carezzarle delicatamente i capelli e la schiena, e si sente così impotente e inutile davanti al dolore della sua compagna.
«Che cosa è successo dopo l’esplosione?» si sforzò di mantenere un tono di voce fermo ma non era certa del risultato.
«Non ricordo bene. Hans mi ha praticamente lanciato da una finestra, se non fosse stato per lui a quest’ora sarei morta.»
Allison sussulta. Non vuole pensare neanche lontanamente a quell’ipotesi.
«Ricordo solo di essermi svegliata in un letto d’ospedale due giorni dopo. Tony e Frank che urlavano come pazzi della mia incoscienza, sul fatto che avrei potuto rovinare la missione con la mia follia…»
«Hai rischiato molto. Perché?»
Luc si sollevò appena in modo da poterla guardare in viso.
«All’inizio ero intenzionata a seguire il piano di Frank, ma poi l’istinto ha avuto la meglio. Volevo farlo fuori, e non solo per quello che aveva fatto a me, sentivo che era lui la parte oscura della mia vita.»
La bionda annuì.
«Al, io ho ucciso mio padre a sangue freddo. Se non vorrai più vedermi capirò.»
Per un secondo scese il silenzio.
Gli occhi cerulei della donna brillavano di preoccupazione.
«Tu hai ucciso un criminale, un pazzo terrorista. Non tuo padre.»
«Ma…»
Le sue proteste furono bloccate sul nascere.
«Luc ricordi cosa mi dicesti riguardo tuo padre la prima volta? Dicesti che John Carson era tuo padre. E io so che è veramente così, per giunta ora lo è anche legalmente.»
Luc sorrise.
«Sei meravigliosa. Ma resto sempre una killer, il fatto che consideri John il mio vero padre non cambia le cose.»
Allison scosse la testa e si alzò sui gomiti.
«No, tu sei la persona più fantastica che io conosca. E ti amo, dal più profondo del mio cuore. Questa è una cosa che non cambierà mai.»
Ma come faceva a farla sentire così amata e protetta con delle semplici parole…
Si sentiva immeritevole davanti ad un angelo del genere.
«Oh, Allison… Ti amo tantissimo anche io. E ti giuro che non ti lascerò mai più.»
«Io non ti permetterò di farlo.»
Gli occhi celesti brillarono.
Con morbidezza fece scendere il suo capo su quello della compagna, impegnando le labbra in un bacio pieno e sensuale.
«Luc?» riuscì a soffiare quando la donna spostò la sua attenzione sul suo collo.
«Dimmi.» si staccò a fatica, quella pelle la chiamava con un suono così arcano e ipnotico che non poteva resistere.
«Ho un’ultima domanda da farti…»
Allison prese un profondo respiro.
«Perché quando sei tornata non sei venuta a cercarmi, per spiegarti?»
La donna abbassa lo sguardo. In quel momento si sente un’idiota.
«Vedi io… io credevo di aver fatto la scelta giusta lasciandoti andare... Sono una killer figlia di un terrorista, ho fatto cose di cui mi pentirò per tutta la vita, mentre tu sei così dannatamente perfetta, con un animo buono e generoso, io pensavo di non essere degna, tu meriti il meglio…»
Al stira le labbra in un sorriso commosso. Non può credere che lei si senta immeritevole nei suoi riguardi, la trova una cosa talmente assurda. E si sente così felice in quel momento, il cuore le scoppia di una miriade di emozioni che non riesce ad identificare.
«Luc tu sei la persona migliore che abbia mai conosciuto, e io non vorrei stare con nessun’altro. E non mi interessa chi è tuo padre o che lavoro fai, io ti amo e basta. Non ho bisogno di nessuna altra condizione. E poi io non sono perfetta.»
Una lacrima scivola silenziosa sulla guancia di Luc, immediatamente la mano della compagna gliela asciuga, trasformando quel contatto in una morbida carezza.
«Sei perfetta per me.»
Entrambe si sorridono.
Ora che è stata fatta luce su tutto non hanno più bisogno di parole, ma lasciano parlare i loro cuori e i loro corpi che si reclamano con forza.
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Allison osserva il soffitto ancora avvolta dal calore della compagna. Un sospiro soddisfatto le scappa dalle labbra mentre si sistema meglio sui cuscini.
Sente lo scroscio dell’acqua e la voce melodiosa di Luc che intona un motivetto.
Sorride beata.
Era riuscita, con non poca fatica, a convincerla a farla restare a letto invece di trascinarla sotto la doccia con lei, facendo leva sul fatto che avevano trascorso una giornata dura e una nottata ancora più stancante.
E poi voleva riflettere un po’.
In tutta quella baraonda di ritrovamenti, rivelazioni di segreti profondi e annullamenti di nozze, si era completamente dimenticata dei suoi genitori.
Aveva lasciato a Kate l’ingrato compito di dirgli che il matrimonio non si sarebbe mai celebrato con la promessa che si sarebbe fatta sentire quanto prima per dare le dovute spiegazioni, ma li aveva completamente rimossi quando Luc colta da un momento di esasperazione aveva fatto volare il suo cellulare, che squillava insistentemente, dalla finestra.
E ora avrebbe dovuto affrontare anche loro.
Si immaginava già un scenata, urla e offese.
Dopotutto con loro era un copione già provato.
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«Ancora a poltrire?»
Allison continua a fissare il bianco del soffitto. «Stavo pensando.»
«Pensieri cupi… A cosa pensavi?»
«Ai miei genitori.»
«Ah.»
La bionda volta la testa per vedere Luc immersa nell’armadio.
«Sappiamo già che cosa diranno, e io non voglio sentirmi ripetere sempre le stesse cose.»
Luc fa un sospiro, non avrebbe mai pensato che le avrebbe detto una cosa del genere. «Ma sono comunque i tuoi genitori, devi pur dirgli qualcosa.»
«Cosa?» non si sarebbe mai aspettata che le dicesse una cosa del genere, seguendo la razionalità e la ragione invece che l’istinto che la portava ad odiare i genitori.
«Lo so che detto da me suona strano, ma sai anche tu che è giusto. E poi dopo potremmo tornare a vivere la nostra vita senza più scocciature.»
«Quindi tu saresti disposta ad affrontare per la seconda volta mio padre. Questo si che è amore!» dice sorridendo.
Luc scuote la testa. «Che scema!»
«A proposito di famiglie, quando andiamo a trovare Irene? Devo dire che mi sono mancati tutti tantissimo.»
«Pensavo di farci un salto stasera. Almeno con loro rischiamo solo che ci inondino di lacrime di gioia!»
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Un uomo entrò nel bar di Irene accompagnato da due splendide donne.
Si guardò intorno con circospezione calandosi gli occhiali, assolutamente inutili, sulla punta del naso. Adocchiato un tavolo libero piuttosto appartato si diresse lì senza esitazione, mostrando una calma che era lontano dal provare.
«Mi spieghi ancora perché stiamo facendo tutto questo?» sbottò Jenny guardandosi intorno con fastidio.
Chris sospirò. «Voglio scoprire i segreti più nascosti di Luc. Partire dal locale di sua madre mi sembra un’ottima idea.»
Era passata una settimana da quando le nozze erano state annullate, e lui aveva tutte le intenzioni di rovinare Luc. Non voleva certamente ritornare con Allison, sarebbe stato uno stupido altrimenti, voleva solo vendicarsi di quella donna, rovinarle la vita come lei aveva fatto con lui.
«Capisco… Ma gli occhiali e questi vestiti?» insistette con foga.
«È per non farci riconoscersi.» disse scioccato che non ci fossero arrivate da sole.
«Hai visto un po’ troppi film!» mormorò Holly con disgusto, notando le persone che stavano iniziando ad affollare il locale.
«Guarda che postaccio! Pieno di prostitute e spacciatori, sarà un miracolo se torniamo a casa sani e salvi!» disse con enfasi.
«Potevate anche non venire.»
Le due donne posarono i loro occhi, abilmente camuffati, sul giovane in un’espressione di rimprovero.
«Non ce lo saremmo perse per nulla al mondo.»
«E allora non lamentatevi. E cercate di non dare nell’occhio.»
In quel momento apparve una cameriera, che chiese il più gentilmente possibile cosa prendevano, cercando di non far vedere come l’occhiata critica che le stavano rivolgendo le due giovani la stava innervosendo.
«Tre birre.» si affrettò a dire Chris, prima che la sorella potesse dire qualcosa di sconveniente.
La cameriera stava per allontanarsi, quando altre due figure entrarono nel locale, accompagnate da urlo infastidito.
Sorrise divertita.
Ma allora anche la coppia d’oro litiga?
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«Scordatelo Luc!»
Allison si diresse infastidita verso il bancone.
«Ma perché sei così ostinata!» Luc la raggiunse in due falcate sedendosi accanto a lei.
«Ah sarei io l’ostinata!»
Luc fece un ringhio poco chiaro. «Stai facendo tante scenate per nulla!»
«Non è nulla! Tu sei pazza! Irene diglielo anche tu.»
La donna alzò lo sguardo per un momento. «Luc, sei pazza.»
La mora sbuffò. «Non ti ci mettere anche tu. Perché non vuoi accettarla?» continuò rivolta alla compagna.
«Accettare cosa?» chiese Irene incuriosita.
«Luc mi ha comprato una macchina.»
«Non mi sembra una cosa tanto grave.»
«Visto? Grazie mamma!»
Allison fece uno strano sorrisetto. «Diglielo Luc, digli che macchina mi hai comprato…»
Luc tossì imbarazzata. «Una Land Rover.»
Irene scoppiò a ridere. «Le hai comprato un carrarmato! Oh, ma come devo fare con te! Al, devi avere pazienza, lo sai meglio di me come è fatta!»
Anche la bionda adesso sorrideva divertita da tutta quella situazione. Si, lo sapeva perfettamente com’era fatta.
«È una bella auto, sicura e può portarti ovunque!» brontolò offesa.
«Tesoro non è che non mi piaccia, è solo un po’ troppo… troppo e basta!»
Luc aggrottò le sopracciglia. «Nulla è troppo per te.»
Allison le sorrise dolce, e Luc crollò. Non poteva resistere a quello sguardo.
«E va bene, hai vinto. Ma facciamo un patto…»
«Che tipo di patto?» chiese guardinga.
«Tieni la macchina per una settimana, se non ti trovi bene la cambiamo, e ti prometto che sarai tu a scegliere.»
Dopo qualche secondo di riflessione sospirò sconfitta. Infondo non era una proposta tanto assurda.
«E va bene, ci sto.»
Luc sorride. Con un gesto del tutto naturale l’attira a se e la bacia.
«Bene. Pace?»
Al finge di pensarci su, poi il suo sguardo si illumina.
«Pace.» mormora prima di posare nuovamente le labbra sulle sue.
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Seduto al tavolo seminascosto nell’angolo, Chris e le sue accompagnatrici osservano la scena sbigottiti.
«Mio dio… ma non si rendono conto che sono in pubblico!»
Jenny annuisce alle parole dell’amica. Non può aggiungere nient’altro.
Chris stringe i pugni, deve fare appello a tutte le sue forze per non ribellarsi a quell’abominio, e poi non vuole che Allison scopra che è lì.
Sfortunatamente non hanno potuto sentire la conversazione tra le due, che sembrava molto animata all’inizio, ma che si è placata con una rapidità sorprendente.
Le birre che ha precedentemente ordinato compaiono davanti a loro, ne afferra una con foga buttandone giù una lunga sorsata.
«Ma che cosa le è successo… Frequenta questi postacci pieni di criminali, si comporta in modo ambiguo in pubblico…»
Holly sposta la testa per vedere lo sguardo perso del fratello.
«Forse è questo il suo posto.» afferma con acidità.
L’uomo fa una smorfia. «Ma che dici! Non può essere!»
«Beh da come si è comportata negli ultimi tempi mi sa di si!»
«Holly, sei impazzita stiamo parlando di Al, non di una…»
Jenny viene interrotta dalla ragazza. «…puttana. Jenny dispiace anche a me, ma è la verità. Guardatela, è completamente cambiata. I vestiti, il comportamento, anche lo sguardo è più… malizioso. E poi se la fa con una donna!»
«È colpa di Luc se si è ridotta in questo stato!» afferma deciso. «Dobbiamo aiutarla, anche solo per rispetto verso Harold e Susan.»
«Poverini, sono distrutti… Vorrebbero far parlare Al con Padre Mails, ma lei non vuole proprio saperne.»
Holly sospira, il fratello non sarebbe mai cambiato! Doveva lasciarla perdere e rifarsi una vita, e invece il pensiero che quella donna lo avesse in qualche modo battuto lo stata facendo impazzire, lo perseguitava.
E lei sapeva che sarebbe finita solo nel momento in cui avrebbe avuto la sua vendetta.
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Luc era stranamente tesa, sentiva che c’era qualcosa di strano nell’aria e il suo intuito non sbagliava mai.
«Che c’è?» chiese Allison notando lo strano comportamento della compagna.
Luc fece spallucce. «Niente.»
«Niente…? Sembri pronta per azzannare! È ancora per prima?»
La donna si volta e le sorride, è così dolce…
«No, non è per prima. È solo che mi sento osservata.»
«Beh sei una bellissima donna, è naturale che susciti interesse negli uomini, e non solo…» mormora maliziosa avvicinandosi al suo orecchio.
«Sbaglio o era un complimento?»
«Mmm, potrebbe essere. Guarda che io sono un tipo geloso!»
«Oh, e io sono la poetessa!» la canzona con allegria.
Allison solleva un sopracciglio divertita. Poi Luc torna seria per un attimo.
«Non è questo. È come se mi… ci stessero studiando, e la cosa mi infastidisce non poco.»
«Sei paranoica lo sai?» sospira semi esasperata.
Lo sguardo ceruleo di Luc si schiarisce. «Ti amo.»
«E questo che cosa c’entra?»
«Niente. Mi andava di dirtelo.»
Si china veloce sul suo viso, non dandole il tempo di fare nulla.
«Ehi voi due la piantate di dare spettacolo?»
Tuona Irene che le osserva con rimprovero.
Allison arrossisce furiosamente, mentre Luc sorride soddisfatta.
«Siete senza speranze!» continua scuotendo la testa, ma non può impedire alle sue labbra di stirarsi all’insù.
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«Beh, siamo qui da quasi un’ora! Non servirà a nulla starle a guardare per tutta la notte!»
Holly non ce la fa più, prova un senso di disgusto verso quel posto sudicio e quelle persone… dio mio, non aveva mai visto tanta gentaglia in vita sua!
«È così strano vederla così. Sembra più spensierata, felice.» la sua è una riflessione ad alta voce che strazia il cuore di Jenny ancora di più.
Gli afferra una mano e Chris sembra risvegliarsi dal torpore che lo aveva colpito.
«Holly ha ragione,» sussurra con dolcezza, «Non servirà a nulla restare qui… ormai è inutile, non possiamo fare più nulla.»
L’uomo annuisce.
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Stanno per alzarsi, quando una figura compare davanti a loro.
«Salve. Posso unirmi a voi?» chiede con allegria e sfacciataggine Jim, che senza attendere una risposta si accomoda.
Il trio guarda il nuovo venuto con irritazione e curiosità.
«Siete nuovi di queste parti?»
Chris aggrotta le sopracciglia. «Scusi, ma non mi pare di conoscerla?»
«Sono Jim, Jim Carson.» gli tende una mano amichevolmente, che viene afferrata con titubanza dall’altro uomo.
«Io son Chris, e queste sono le mie sorelle Jenny e Holly.»
La riccia gira gli occhi, dando mentalmente dell’idiota Christopher.
Ma non dovevamo restare nell’anonimato? E poi mi va a presentare come sua sorella! È un caso clinico, senza speranze!
«Jenny…» ora lo sguardo di Jim è diventato predatore, intenso e magnetico.
La donna è costretta ad abbassare il viso, per nascondersi da quello sguardo perforante.
Holly sbuffa infastidita.
«Scusa, ma stavamo andando via.»
«Ma come? La serata non è ancora cominciata! Restate ancora un po’, vi divertirete!»
Jim non vuole che quella splendida creatura vada via, la trova estremamente affascinante, con quei ricci morbidi e sensuali…
Sorride, riuscendo in qualche modo a far arrossire ancora di più Jenny, che non sa nemmeno lei cosa quello sguardo sta causando nel suo sistema ormonale!
Oh mio Dio!
«Va bene.» è la prima a sorprendersi delle sue parole.
Holly sta per avere un attacco isterico. Ma che diavolo le veniva in mente!
«Dieci minuti non faranno certamente la differenza.» tenta di giustificarsi con gli amici.
«Splendido! Perché non vi unite a noi, stiamo per andare in una discoteca di un nostro amico!» afferma con entusiasmo, vedendo una possibilità di concretizzazione.
«Non so se è il caso…» sibila Chris a denti stretti. Prova una strana antipatia verso quel giovane così sfacciato.
«Tranquillo amico, non sono certo un pazzo maniaco che adesca le persone nei bar per fare chissà cosa! Questo bar è di mia madre.»
I tre sgranano gli occhi. «Tua madre…?»
«Si. Andiamo coraggio. Mi sembrate dei tipi simpatici, anche se un po’ freddini… ma vedrete che poi vi scalderete!»
Quello è il fratello di Luc? Assurdo. Se qualcuno glielo avesse raccontato non ci avrebbe mai creduto!
Alla faccia del passare inosservati!
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Jenny vorrebbe con tutte le sue forze dire di no, ma non ci riesce. Quel ragazzo è così gentile, così diverso dal genere di ragazzi che conosceva. Ne era affascinata.
Improvvisamente la sua attenzione è calamitata dalla sagoma snella di Allison che si fa largo tra la folla, e a giudicare dalla traiettoria sembra diretta proprio lì.
Trattiene bruscamente il fiato. Sapeva che non era una buona idea andare lì.
«Jim, sbrigati stiamo asp… E voi che ci fate qui?!»
Dire che era sorpresa era un eufemismo bello e buono.
«Tu il conosci?» chiede Jim sorpreso.
«Già, li conosco! Mi spiegate che cosa ci fate qui?» ripete dura.
Holly fa un gesto vago con la mano.
«Che c’è non è più possibile andare in un bar adesso?»
Jenny le lancia un calcio da sotto il tavolo.
Al tenta di mantenere la calma. «Ripeto la domanda: che cosa ci fate qui?»
«Volevamo vedere quanto eri scesa in basso.» dice Chris con acidità e disprezzo.
Improvvisamente, senza un motivo apparente Jim scoppia a ridere.
«Oh mio Dio… Tu sei Chris, il suo ex! Non posso crederci. Stasera si che mi divertirò! Luc diventerà una bestia!!»
«Perché dovrei diventare una besti… a…»
Allison si porta una mano alla fronte pregando in un miracolo. Vede l’espressione di Luc trasformarsi in una maschera di furia, mentre stringe i pugni talmente forte da far diventare le nocche bianche.
«Ma guarda guarda chi abbiamo qui! La famiglia reale al completo! Come mai ci fate l’onore di venirci a trovare nei bassifondi?»
«Luc…»
Ma la voce di Allison non viene minimamente registrata dalla mente della mora.
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Il gruppo di ragazzi ora è fuori dal bar. Irene li aveva cacciati appena aveva notato che gli animi si stavano surriscaldando, e poi aveva visto la scintilla omicida nello sguardo della figlia, e questo non era mai un buon segno.
Sapendo che si trattava di Allison la cosa si faceva ancora più pericolosa…
Jim è poggiato vicino ad un muro e osserva divertito lo spettacolo, a lui si sono uniti Tony e Sheila, arrivati appena in tempo.
Anche qualche passante si era fermato per poi proseguire classificando la cosa come l’ennesima rissa.
«Che diavolo siete venuti a fare?»
«Volevo vedere con i miei occhi in che razza di squallore l’hai portata!» urla quasi Chris.
Se prima Luc conservava un briciolo di razionalità, adesso era completamente andata.
Non c’era nulla che la faceva innervosire di più di qualcuno che parlava in quel modo di quel posto.
Con sommo stupore di tutti è Allison ad intervenire.
«Tu non sai nemmeno di cosa parli. E poi la cosa non vi riguarda più!»
Jenny trasale, sa che hanno superato il limite ma sentirselo sbattere in faccia in quel modo era davvero doloroso.
«Ma come fai a dire questo?!» continua l’uomo. «È una questione di rispetto verso la tua famiglia! Loro non meritano questo!»
Allison allarga le braccia. «La mia famiglia? È questa la mia famiglia ora. Loro sono le persone che più amo, e che mi amano senza pretendere nulla in cambio.»
Luc sorride compiaciuta.
Il trio a quelle parole dette con tanto fervore sussultano.
«Stai rinnegando la tua famiglia per questa banda di… non mi viene neanche il termine adatto. Sai Holly ha proprio ragione, sei una puttana!»
Chris non ha neanche il tempo di finire la frase che un pugno vola veloce e preciso sul suo naso.
Sente la cartilagine rompersi e il sangue sporcargli il viso e la camicia, e un dolore lancinante che lo fa indietreggiare di alcuni passi, mentre Holly e Jenny accorrono in suo aiuto.
Luc sospira soddisfatta.
«Sai era dalla prima volta che ti ho incontrato che desideravo farlo!»
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Cap.22: Libere da ogni ombra…
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Le due donne entrano nell’appartamento nel più religioso dei silenzi.
La serata è completamente andata, e come se non bastasse Luc è nervosissima, e ne ha tutte le ragioni.
Sono venuti per controllare…
Non riesco a crederci!
Almeno si è finalmente tolta quel macigno che aveva nella scarpa da troppo tempo.
Sorrise ripensando alla faccia massacrata di quello sbarbatello e alle espressioni scioccate di quelle due oche che si era portato dietro.
Peccato per Jim, si era preso una bella sbandata per Jenny.
«Cos’hai da sorridere?» chiede Allison non capendo il suo strano comportamento.
Prima è furiosa, e due secondi dopo sghignazza come una bambina.
«Ripensavo alla faccia di Chris. Oh, è stato magnifico!»
La bionda aggrotta le sopracciglia. «Ti sei divertita a prenderlo a pugni!»
«Non hai idea da quanto volevo farlo! E poi nessuno, e ripeto nessuno, può dire qualche cosa di offensivo su di te.» conclude con serietà.
«Allora hai solo difeso il mio onore? Che brava.»
Le mani di Allison si allacciano intorno ai suoi fianchi, Luc allarga il suo sorriso piegando di lato la testa.
La serata stava migliorando di minuto in minuto.
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Le loro labbra si cercano con passione, le loro lingue si rincorrono in una danza lenta e sensuale.
Senza dire nulla Luc fa passare un braccio dietro le gambe della compagna sollevandola da terra, il tragitto che le porta in camera diventa per la bionda un modo delizioso per tormentare il collo di Luc che tenta con tutte le forze di resistere a quell’attacco mirato al suo controllo.
Una volta raggiunto il letto ogni minuscolo frammento di razionalità è completamente andato.
Ora è il turno della mora ad assaltare un punto particolarmente sensibile dietro l’orecchio, mentre le sue mani sono libere di viaggiare lungo quella sagoma snella per eliminare i vari ostacoli di stoffe e tessuti che la tengono lontana da quella pelle.
Un leggero rantolo sfugge ad Al quando le labbra della compagna scendono verso il suo seno, iniziando a dare piccoli morsetti e a tracciarne i contorni con la lingua. I suoi capezzoli reagiscono immediatamente a quel tocco inturgidendosi e mandando Luc ancora più fuori di testa.
In quel momento non c’è un suono più bello e appagante dei gemiti bassi e rochi che sta provocando.
«Luc…»
La donna alza gli occhi e la vede in tutta la sua naturale bellezza.
«Sei fantastica.» disse risalendo verso le sue labbra.
Mentre le lingue erano impegnate in un bacio travolgente, le mani esperte della donna eliminarono i residui di biancheria rimasti alla bionda che volarono sul pavimento a fare compagnia al resto dei suoi abiti.
Con un movimento lento le carezzò la coscia, per poi penetrarla piano.
Allison trattenne bruscamente il fiato, e mentre i movimenti ritmici delle dita di Luc le provocavano brividi di piacere, le sue correvano lungo la schiena dell’altra lasciando piccoli solchi.
Inarcò la schiena avvicinando ancora di più i loro corpi mentre l’orgasmo la travolgeva.
Sentì Luc sorridere compiaciuta contro la sua spalla.
«A quanto pare non ho perso il mio tocco.»
«Si, niente male…» soffiò a fatica con la voce rotta dall’ancora tangibile piacere.
La donna alzò la testa di scatto. «Niente male? Ora ti faccio vedere io…»
«No, ora tocca a me.»
Con un movimento rapido del bacino ribaltò le posizioni.
Si mise a cavalcioni sul suo bacino e osservò lo sguardo di Luc scurirsi con enorme soddisfazione.
«Mi sembra che tu sia un po’ troppo coperta.»
«E allora che cosa aspetti, un invito scritto?» disse mentre la sua pelle fremeva, richiedendo con violenza le attenzioni di quelle mani.
Allison non se lo fece ripetere due volte e in pochi attimi, che nella mente della giovane parvero secoli, i suoi vestiti furono lanciati via.
Il contatto tra le loro pelli provocò una serie di scintille lungo la spina dorsale.
Le era sempre piaciuto pensare che qualcuno, un alchimista geniale magari, avesse fabbricato di proposito le loro epidermidi con elementi fatti apposta per funzionare l'uno da richiamo per l'altro.*
Era una cosa magica.
Sorrise alla sua infantile fantasia.
Tracciò i contorni di quelle curve perfette con piccoli baci e morsetti, bevendo i gemiti della compagna come se fossero stati acqua in un assolato deserto.
Come quasi ogni volta, dedicò varie attenzioni al tatuaggio che la attraeva come una calamita. Non le piaceva semplicemente, lo adorava, ne avrebbe tracciato i contorni in eterno, salvo poi ricordarsi quale fosse in suo dovere principale.
Scendendo con esasperante lentezza passò all’interno della coscia, venendo invasa da un profumo che aveva imparato a conoscere e che sentiva suo in ogni sua più piccola stilla.
Quando incontrò le sue labbra, il mondo di Luc svanì completamente.
Non ci volle molto per raggiungere le vette del piacere, con un urlo di liberazione per quella miriade di sensazioni che l’avevano travolta come un uragano.
Allison risalì lungo quelle curve voluttuose facendo sfregare il suo seno contro il suo ventre piatto e teso.
«Allora?» mormorò contro le sue labbra.
Luc aveva ancora la mente stravolta. «Ni..niente male…» riuscì a balbettare.
Gli occhi verdi scintillarono d’orgoglio, esattamente come quelli cerulei.
Si accoccolò contro la spalla di Luc, che le cinse la vita incatenandola contro il suo corpo e le coprì con il lenzuolo dandole un bacio sul caschetto biondo.
È questo il paradiso…
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.[*frase tratta da “Niente di Vero Tranne gli Occhi” di Giorgio Faletti]
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«Sei un coglione!» affermò l’uomo tirando l’ultima boccata di fumo e gettando la cicca dalla finestra, ammirando le luci della città.
«E secondo te che cosa avrei dovuto fare?»
Donny si voltò e guardò l’amico con calma e compassione.
Certo che ha un bel gancio!
Gli aveva ridotto la faccia a una massa di cartilagine informe e sanguinolenta con un solo pugno.
Incredibile!
«Nulla.»
Chris sgranò gli occhi. «Nulla?!?»
«Si, nulla.» affermò serio. «Lei è sempre stata diversa da noi. È uno spirito libero, insofferente al nostro mondo bigotto e patinato. Mi sono sempre chiesto in che modo si sarebbe allontanata da noi, e soprattutto quando.»
Il suo sguardo si era leggermente velato.
«Quindi tu la capisci…? La giustifichi.» Chris era letteralmente incredulo.
L’uomo fece una smorfia di disapprovazione. «Non è se io la capisco o no, e nemmeno giustificarla, lei non ha nulla da farsi perdonare. È accettare le sue scelte e sperare che sia felice. Tutto qui.»
«Tutto qui?!? Tu ti sei fumato il cervello!»
«Donny ha ragione.» iniziò Jenny mentre lo sguardo vagava alla ricerca di un punto immaginario.
«Le abbiamo giudicate e attaccate senza motivo. Ci siamo comportati come dei coglioni ipocriti, e le abbiamo voltato le spalle.»
«Voi due siete impazziti!»
La donna sollevò lo sguardo fiammeggiante. «Perché? Abbiamo sparato a zero su una persona che nemmeno conoscevamo! Da veri stronzi! Allison ha sempre odiato le persone false, e noi, i suoi migliori amici, ci siamo comportati proprio in questo modo.»
Chris abbassò lo sguardo. «Ma ci rendiamo conto che è una follia? Noi che siamo suoi amici dobbiamo farle capire che sta facendo una cazzata!»
Ora basta, aveva sopportato abbastanza gli scleri dell’amico, che vedeva assassini e congiure ovunque!
Donny inspirò forte con il naso, Luc doveva avere dei nervi d’acciaio per essere riuscita a fermarsi dopo un solo pugno. Lui era tentato di pestarlo a dovere, e non era toccato dalle sue parole in prima persona!
«Ora basta! Chris, Al è una donna adulta e responsabile, ha fatto la sua scelta! Rassegnati!»
«Cazzo Donny, è una donna! Cristo, mi ha mollato per una donna!!»
Jenny strinse gli occhi. «È questo che ti rode, vero? Sei stato battuto, e il tuo orgoglio non te lo fa mandare giù!»
L’uomo non rispose, ma non c’erano bisogno di parole per esprimere quello che gli occhi urlavano a squarciagola.
«Tu sei il prototipo perfetto della società da cui al è fuggita.» afferma Donny con amarezza.
«Che vuoi dire?»
Donny scuote la testa. «Sei chiuso e legato alle tradizioni, convinto che tutto quello che conta sia l’apparenza… ipocrita e bigotto.»
Chris abbozza un sorriso bieco. «Anche voi siete così.»
«Si, è vero. Ma le persone cambiano. Soprattutto quando hanno sbagliato.»
La calma con cui ha parlato ha colpito Chris molto più profondamente delle parole stesse.
Più che calma la sua voce era rassegnata, sapeva di non poter far cambiare mai idea a chi non voleva nemmeno provare a capire.
Spesso pensava che se la società andava allo scatafascio era colpa soprattutto di persone che come loro davano tutto per scontato, e giudicavano dall’alto di una morale inesistente.
Non ci sono speranze per il mondo se le persone non decideranno di cambiare!
Seguendo uno strano flusso di coscienza si ritrovò a pensare alle parole che una ragazzina sognatrice gli aveva detto tanto tempo prima.
Tutti possono decidere di cambiare idea, il problema è riuscire a crearsene una propria… e seguirla fino in fondo. Solo così potremmo sperare in un futuro.
Sarò una sognatrice che sogna un’utopia irrealizzabile? Ma almeno ho qualcosa in cui credere: la speranza!
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Sentiva pungenti le lacrime agli angoli degli occhi.
Era sempre stato innamorato di Allison, aveva una forza e un carisma sorprendenti, una gentilezza, una nobiltà d’animo e una simpatia contagiosa, il tutto incorniciato da una bellezza angelica che la elevava di almeno un paio di gradini rispetto alle altre ragazze.
Lo aveva aiutato e incoraggiato a seguire i suoi sogni, rallegrato nei momenti tristi e fatto compagnia in quelli felici.
Ma aveva sempre saputo che non avrebbe mai potuto averla, e non perché stava con il suo migliore amico, semplicemente perché lei era distante anni luce da lui, da loro.
Era su un altro livello. E niente avrebbe potuto cambiare questo dato di fatto.
Né Chris né lui avrebbe potuto raggiungerla.
Solo una persona avrebbe potuto farlo.
Luc, è lei quella giusta!
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Mosse qualche passo in direzione della porta. Non sarebbe resistito un solo secondo di più in quella casa.
Chris era ancora immobile e silenzioso, immerso in chissà quali pensieri.
«Jenny vuoi un passaggio?»
La donna si alzò. «Si, grazie. Chris?»
Alzò lo sguardo, per incontrare quello compassionevole dell’amica, aspettando in silenzio che lei continuasse.
«Dimenticala. Lasciale vivere la sua vita.»
L’uomo annuì. «Non sarà facile. Lei è speciale. Ci proverò.»
Senza dire nient’altro i due se ne andarono.
Un’altra porta che si chiudeva, un’altra amicizia che si sfaldava.
Solo una lacrima trovò lo spazio per evadere dalla prigione del cuore.
Questa sarà l‘ultima lacrima che verso per te Allison…
Sappi che ti ho amata tanto, e che non smetterò mai di farlo.
Spero che tu possa seguire il tuo cammino senza rimpianti.
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Donny guidava tranquillo lungo le strade deserte. Jenny al suo fianco guardava con passività il paesaggio che sfrecciava dal finestrino.
«Pensi che riuscirà mai ad accettarlo?»
Donny voltò appena la testa. «No, non credo. Ma forse con il tempo… chissà!»
«Già, con il tempo… Questa storia ci ha fatto capire tanto su noi stessi.»
«Nel bene e nel male, Allison porta sempre a far riflettere.»
Entrambi abbozzano dei sorrisi amari.
«Lei è sempre stata così. È speciale.»
L’uomo annuì. «Si, lo è. Spero solo che Luc possa renderla felice.»
«Io credo di si. Insieme sono magnifiche, sono avvolte da una luce… sono complete.»
Sorridono. «Allison avrebbe saputo dirlo meglio…»
«La nostra poetessa…»
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«Sai una cosa?» esordì Luc improvvisamente.
Allison era già in uno stato di dormiveglia confusionale.
«Cosa?»
«Sono felice che stasera siano venuti.»
«Perché hai potuto spaccare la faccia a Chris?» disse con tono di rimprovero, ma che nascondeva anche un profondo divertimento.
«No, non solo almeno. E che ora finalmente hanno capito che devono lasciarci stare. Abbiamo messo tutto in chiaro.»
«Speriamo che non ricompaia nessun’altro. Mio Dio non potrei sopportarlo, questa volta sarei io a prendere a pugni qualcuno!»
Luc rise. «Beh in quel caso potrei anche decidere di usare le maniere forti. Una pistola può fare miracoli sai?»
«Immagino.» si sistemò meglio sul suo personalissimo cuscino e poi continuò. «Chi altro potrebbe intervenire? I miei mi hanno praticamente ripudiata, grazie a Dio, Chris lo escluderei a meno che non sia masochista, così come altri membri della sua allegra famiglia! Possiamo finalmente vivere tranquille!»
«Già. Ieri sono andata a dare le dimissioni come Dea.»
Allison alza la testa per guardarla. «Cosa? Perché?»
«Non voglio più correre rischi, e soprattutto farli correre a te, la mia parte l’ho fatta. Ora voglio godermi la mia vita, con te.»
Annuisce commossa, sa perfettamente quanto amava il suo lavoro e sapere che l’aveva lasciato per lei la riempiva di gioia.
«Frank mi ha detto che il signorino Mallard è andato alla polizia per cercare di scoprire se ero una criminale o giù di lì. Deve proprio odiarmi!» dice con divertimento.
«E lui che cosa gli ha detto?»
«Che se continuava ad importunarmi lo avrebbe arrestato!»
«Quindi rinuncerà definitivamente a cercare di scoprire qualcosa su di te.»
«Anche se continuasse non troverebbe nulla, per tutti la Dea dei Ghiacci è morta nel crollo di un palazzo in Russia.»
Allison aggrotta le sopracciglia, quell’argomento la innervosiva sempre.
Luc sospira, rendendosi conto dell’errore che ha appena commesso.
«Scusa. Non dovevo ricordatelo.»
«Non mi piace pensare che avrei potuto perderti.»
Luc le carezza dolcemente una guancia. «Tu non mi perderai mai.»
«Non lo sopporterei. Sei troppo importante per me.»
«Lo so. Vale lo stesso per me.»
Le da un casto bacio sulle labbra, che si tramuta in uno di delicatezza infinita.
Quando si separano hanno entrambe gli occhi lucidi.
«Quindi adesso sei senza lavoro?»
«Ho già parlato con i miei cari hacker che gestiscono il mio impero finanziario. Infondo sono sempre la presidentessa! E poi i soldi non sono certamente un problema.»
«Oh, questo lo so!» afferma con un sorriso sbarazzino.
Luc la trascina nuovamente contro il suo petto, e Allison non fa nessuna resistenza.
«Da domani inizieremo a vivere la nostra nuova vita.»
La bionda sorride. «Già. Finalmente libere da ogni ombra.»
«Ma c’è ancora una cosa.» dice con tono grave.
«Cosa?»
«Io vorrei tanto sposarti, solo che non posso.»
Allison alza di scatto la testa. «Cosa!?!»
«Vedi io vorrei davvero che fosse possibile… anche se non mi sono mai sentita un tipo da matrimonio, comunque con te è diverso. Sappi solo che il legame che ci unisce è più forte di qualsiasi pezzo di carta.»
«Oh, ma a me non importa nulla se ci manca un pezzo di carta. Non me ne è mai importato nulla del matrimonio. Non è quello che fa la differenza in un rapporto. Io ti amo e ti considero di mia proprietà!» Conclude con un sorriso e alcune lacrime che le bagnano le guance.
«Io sono tua. Esattamente come tu sei mia.» afferma decisa.
«Questo è evidente. Ci apparteniamo.»
Allison le asciuga una lacrima con dei piccoli baci.
«Quindi a te non importa se non potremmo mai sposarci?»
«Neanche un po’. Io sono felice. E la felicità siamo io e te insieme, Luc. E basta.» dice sbadigliando.
La donna sorride sollevata dalle parole della compagna.
Sapeva che cosa le avrebbe detto, ma non aveva potuto impedire a quel maledetto tarlo di metterle il dubbio che forse lei voleva un matrimonio normale, con l’abito bianco e gli invitati, e questa era una cosa assolutamente impossibile.
Una tortura a cui non si sarebbe mai sottoposta, neanche se fosse stato possibile. Ma per Allison avrebbe fatto questo ed altro.
«Tesoro?»
L’unica risposta che ottiene e il respiro regolare della compagna che le solletica la spalla.
Le sfiora i capelli con le labbra.
«Ti amo, e non smetterò mai di ripetertelo.» le sussurra appena vicino l’orecchio cercando di non svegliarla.
Allison si stringe ancora di più alla donna con un mugolio soddisfatto.
Avvolta da quel torpore anche Luc può finalmente concedersi un sonno sereno, senza più i fantasmi del passato con cui combattere.
E la certezza che sarà così per tutta la vita…
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Cap.23: Come una vera famiglia.
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Un anno e mezzo dopo.
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Una moto nera sfreccia veloce tra le fila di automobili imbottigliate nel traffico cittadino, quella mattinata di inizio settembre.
Il caldo soffocante unito al cielo terso rendevano la giornata adatta per il mare, ma per quel giorno avrebbe dovuto rinunciare, aveva altre cose a cui pensare.
Con una leggera torsione del polso aumentò la velocità della moto che poté facilmente superare un camion.
Sorrise contro il casco pensando a quello che sarebbe potuto succedere se procurava anche solo il più piccolo ed insignificante graffietto alla Ducati.
Incurante del pericolo che correva effettuò un altro paio di sorpassi piuttosto azzardati, prima di piegarsi sulla sinistra ed uscire in una stradina meno trafficata.
Si concesse la libertà di far aumentare i giri del motore, sfrecciando rapida, apparendo come una macchia d’inchiostro nera e irraggiungibile.
Sono in ritardo!
Mi ucciderà!
Convinta da quel pensiero accelerò ancora, incurante di infrangere tutti i limiti di velocità.
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La donna guardò l’orologio per l’ennesima volta.
Sbuffò innervosita.
Ma dove si sarà cacciata!
Quando arriva mi sente!
In quel momento un rombo familiare ruppe l’aria.
Sorrise dimenticandosi completamente la ramanzina che aveva pronta sulla punta della lingua.
La moto si fermò davanti a lei, con uno stridere leggero di gomme sull’asfalto.
«Era ora!»
Tentò di assumere un tono di voce seccato, ma proprio non ci riusciva. Ogni volta che la vedeva il suo cervello smetteva di funzionare, riusciva solo a pensare a quanto l’amasse e a quel punto poteva perdonarle ogni cosa, figurarsi un piccolo ritardo!
La donna sorrise e si sfilò il casco con un movimento elegante, lasciando cadere una piccola cascata bionda sul giubbino di pelle nera.
«Scusa. Sai com’è, traffico…»
Luc le da un bacio leggero. «Traffico, eh?»
Ma la risposta non può interessarle meno.
La guarda e il suo cuore si ferma.
Allison è vestita completamente di nero, la pelle della giacca contrasta in maniera così sensuale con il biondo dei capelli, e il verde degli occhi è così luminoso con quell’espressione da dura a cavalcioni sulla sua moto…
Luc si lecca il labbro superiore. «Sei bellissima.»
«Devi forse farti perdonare qualcosa?» sussurra avvicinando il viso al suo.
Luc rotea gli occhi. «Che scema!»
Chiude la distanza tra i loro volti in un bacio che dura diversi minuti.
Sono passati quasi due anni dalla prima volta che le loro labbra si sono incontrate, eppure avevano sempre lo stesso sapore.
Non si sarebbe mai stancata.
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«Allora, come è andata?» chiese leggermente in ansia.
Allison fece una strana espressione. «Beh… È andata!»
La preoccupazione di Luc si sciolse nella risata cristallina della compagna.
«Vuoi dire che… ma è meraviglioso! Sapevo che ce l’avresti fatta!»
«Già, da oggi sono una scrittrice a tutti gli effetti!»
Luc la avvolge in un abbraccio pieno di amore.
«E quando lo pubblicheranno?»
«L’editore ha detto a fine mese… È certo che sarà un successone.»
«Si, ne sono convinta anche io!»
Allison sorrise. «Ma tu non conti, sei di parte!»
«Che c’entra! Sei bravissima e ti meriti tutto il successo del mondo! Dobbiamo festeggiare, stasera andiamo a cena fuori…»
«Dobbiamo avvisare Irene allora! Neanche stasera la faremo dormire!» concluse con lo sguardo brillante.
Luc scrollò le spalle. «Come se le dispiacesse!»
«Allora andiamo?» si spostò per permettere a Luc di salire.
«Potresti anche far guidare me. Non l’ho neanche graffiata!»
«Allison, non sfidare la fortuna! È già tanto se te l’ho prestata…»
La bionda sbuffò. «Sai a volte mi chiedo se tieni di più alla moto o a me!»
Luc rise. «Oh tesoro, dovresti sapere che non c’è sfida! Amo troppo questa moto!»
Allison la colpì sulla spalla.
«Che stronza!» mormorò mettendo il broncio.
Luc si girò e incrociò i suoi occhi. Il sorriso più dolce del suo repertorio, non che dovesse sforzarsi molto, le riusciva naturale ogni volta che la guardava.
«Ti amo.»
A quel punto Allison si sciolse completamente, e scoppiò in una risata allegra e divertita.
«Lo so.» disse semplicemente.
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Nel bar di Irene si respirava un silenzio quieto e placido.
La donna guardava con dolcezza un figuretta che dormiva beatamente con la testa leggermente inclinata. Le sfiorò la guancia morbida e paffuta, pensando che quel fagottino fosse la cosa più bella che potesse esistere.
In quel momento due donne fecero la loro apparizione.
«Shhh, si è appena addormentata!» si affrettò a dire alle nuove venute, non dando loro nemmeno il tempo di entrare.
Entrambe si avvicinarono al passeggino dove una bambina di sei mesi riposava tranquillamente.
«Ha fatto la brava?» bisbigliò Allison.
La donna le lanciò uno sguardo eloquente.
Luc sorrise, la parola brava non era contemplata nel vocabolario di sua figlia.
Nostra figlia…
Ogni volta che ci pensava il cuore perdeva un battito.
Anche se biologicamente parlando non avevano nessun gene in comune, Reneé era loro figlia a tutti gli effetti. Terribile e curiosa, con due occhi verde acqua e i ciuffetti castani sembrava la fusione delle due donne in maniera quasi inquietante.
Allison scosse la testa. «Le stai trasmettendo tutte le tue cattive abitudini Luc!»
La donna sollevò un sopracciglio. «Solo io vero?»
Irene roteò gli occhi.
Anche tra dieci anni quelle due non sarebbero mai cambiate!
Infantili e innamorate come la prima volta che le aveva viste insieme.
Assolutamente meravigliose.
E con l’arrivo della piccola Reneé erano ancora più unite.
Una vera famiglia…
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«Quindi lo pubblicheranno! Oh, sapevo che ce l’avresti fatta! Incredibile il tuo primo libro!» non riusciva a contenere l’emozione, era così felice.
«Già, e per festeggiare la notizia ho deciso di portare la mia dolce metà a cena fuori…»
«E volete che tenga io la bambina!» concluse anticipando la faglia.
«Sempre che a te o a John non dispiaccia.» si affrettò a dire Al.
«Oh, non dire sciocchezze. È la nostra nipotina adorata, perché dovrebbe dispiacerci? Speriamo solo che non la faccia sfrenare troppo! Non so chi dei due sia più piccolo!»
Le tre donne iniziarono a ridere.
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Disturbata da quei rumori la piccola Reneé si svegliò, segnalando la sua presenza con un vagito infastidito.
«Vado io.» disse Luc alzandosi e raggiungendo il passeggino con due falcate.
«Ehi piccola!» vedendo il genitore la piccola smise di piangere regalandogli un sorriso sdentato tenerissimo.
La prese in braccio portandola al tavolo.
Gli occhi di Allison brillarono. «Tesoro, quanto mi sei mancata!»
Le diede un bacio, aumentando le risate della piccola.
Irene si ritrovò a fissare quel quadretto con gli occhi lucidi.
Quella bambina è la loro eclissi!
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Nell’affollatissimo centro commerciale Luc camminava svogliatamente seguendo la compagna. Reneé comodamente sistemata in braccio alla donna fissava le mille luci e i vari decori con gli occhioni sgranati dalla curiosità, e sorridendo con un’espressione resa ancora più buffa dai due soli dentini.
«Al, tesoro, siamo qui da tre ore andiamo a casa!»
«Smettila di lamentarti, Luc! Dobbiamo trovare un bel regalo per John e Irene, tra poco sarà l’anniversario delle loro nozze.» disse la donna osservando un servizio di cristallo esposto in una vetrina.
Arricciò il naso. No, ci voleva qualcos’altro.
«Non capisco perché la mia idea non andava bene!» si lamentò Luc schivando abilmente un uomo stracarico di pacchi.
Odiava andare in posti così affollati! E l’avvicinarsi delle feste peggiorava la situazione!
«Non ho detto che non va bene, anzi è perfetto. Ma voglio regalargli anche qualcos’altro, una cosa che li faccia pensare a noi.»
Luc roteò gli occhi. «Credimi, due settimane in un paradiso tropicale non si dimenticano facilmente!»
Allison sorrise. «Lo so. Ma voglio vedere lo stesso qualcos’altro.»
«Perché non dici semplicemente che sei una pazza ossessionata dallo shopping!»
La donna si voltò e aumentò il suo sorriso.
Scosse la testa. «E va bene, andiamo a … Luc guarda!»
«Cosa?»
«È perfetto!»
Luc si avvicinò alla compagna che si era praticamente fiondata su una vetrina.
Lì era esposto un magnifico quadro di un tramonto. Era un’immagine semplice, ma esprimeva una forza che rompeva la tela e ti colpiva.
«Già, è davvero bellissimo.»
Reneé iniziò a ridere agitando le manine davanti a se.
«Ti piace vero?» fece Al rivolta alla figlia. «Bene allora, lo compriamo alla nonna.»
Luc sorrise alla dolcezza di quella piccola scenetta. Non si era ancora abituata a tutto quello, e tra poco sarebbe stato anche il loro anniversario.
Sfiorò con il pollice l’anello che Al aveva insistito a portare all’anulare sinistro, e che nonostante non fosse stato benedetto da nessun potere superiore rappresentava il simbolo del loro legame.
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Allison si avviò decisa all’interno del negozio, una signora elegantemente impellicciata le si parò davanti urtandola accidentalmente.
«Oh, mi scusi… Allison!»
«Mamma…» la donna sgranò gli occhi vedendo la madre. Erano quasi due anni che aveva tagliato tutti i ponti con la sua famiglia, a parte Kate che però vedeva molto di rado.
Il viso di Susan si contrasse in un’espressione di disappunto vedendo Luc dietro sua figlia.
Un momento, c’era qualcosa che non andava, Luc che teneva in braccio una bambina?
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Dieci minuti dopo erano sedute ad un tavolino di un bar.
L’imbarazzo era palpabile, ma era una buona occasione per parlarsi, forse dopo tutto questo tempo potevano aver digerito la notizia…
«Allora mamma, come stai?»
«Bene, stiamo tutti bene. Ho saputo che hai pubblicato un libro. Complimenti.»
Al abbassò lo sguardo. «Grazie.»
Per alcuni minuti calò il silenzio, rotto solo dalla piccola Reneé che giocava allegra.
Susan la fissava con insistenza.
«Questa bambina… è…»
«Nostra figlia.» concluse Luc dura. Sapeva già quale sarebbero stati i commenti della donna e sapeva che non le sarebbero piaciuti.
«Vostra figlia… L’avete adottata?» non riusciva a capacitarsene.
«Lei è la figlia di una nostra cara amica, ce l’ha affidata in punto di morte.» spiegò Allison con le lacrime agli occhi.
Luc le prese una mano.
«Una prostituta?» chiese quasi schifata.
La bionda alzò lo sguardo lampeggiate d’ira. «Reneé non era una prostituta! Era una persona meravigliosa, e la nostra bambina saprà che persona fantastica era sua madre.»
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Odiava quando qualcuno parlava in quel modo di Reneé. Loro non avevano idea di che persona meravigliosa fosse.
Lei lavorava al locale di Irene già da qualche tempo. Era scappata di casa a sedici anni e si era ritrovata in un mondo più grande di lei. Irene l’aveva sempre considerata una sorta di figlioletta e Luc era affezionata come ad una sorellina a quella figuretta minuta e piena di sogni, spesso assurdi.
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Luc serrò la mascella tentando di non reagire, perché se Allison usava le parole, lei non sarebbe stata di certo così clemente.
«Vedo che in questi anni non sei proprio cambiata, mamma.» sussurrò con dolore.
La donna strinse gli occhi. «Invece tu sei completamente diversa…»
«Si, per fortuna.»
Sia alzò con gli occhi velati, ma non era per la solita indifferenza e freddezza della madre. Verso quella donna ormai non provava più nessun tipo di sentimento, così come non provava più nulla per suo padre.
Era riuscita a riallacciare i contatti con Jenny e con Donny, ma degli altri non aveva saputo più nulla. E la cosa non le dispiaceva per niente. Era felice però di essere riuscita a chiarire con la sua migliore amica, che ora si comportava come una zia che vizia la sua nipotina preferita con la piccola Reneé. In effetti quella bambina si ritrovava proprio con una famiglia strampalata, ma era certa che sarebbe riuscita a riempirla di tutto l’amore di cui avesse bisogno.

Susan rimase seduta ancora qualche minuto al tavolino di quel bar. Doveva riflettere, riflettere su quanto fosse stata sciocca a lasciar andare nuovamente sua figlia in quel modo.
Non era passato giorno in cui non si fosse pentita del suo comportamento ignobile nei suoi confronti.
Con il passare del tempo quel senso di vergogna che provava quando pensava alla relazione della figlia era svanito, anzi a volte si chiedeva se fosse mai veramente esistito e non fosse frutto solo del condizionamento mentale a cui quella società la sottoponeva costantemente.
Per Harold era stato diverso, lui non avrebbe mai accettato le scelte della figlia, non avrebbe mai potuto. Ma lei desiderava vederla, sapere come stava, da lei, e non dai resoconti striminziti che doveva elemosinare da Kate.
E ora che aveva la possibilità di sistemare le cose aveva mandato nuovamente a puttane tutto.
Una lacrima scese dai suoi occhi persi nel vuoto.
Forse Al ha ragione. Sono troppo chiusa e bigotta per lei… non siamo mai stati alla sua altezza, non l’abbiamo mai meritata.
Reneé… quella bambina è meravigliosa… è mia nipote…
Altre lacrime si andarono ad aggiungere alla prima, come un fiume in piena che rompe gli argini.
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È quella la sua famiglia.
Da quando è comparsa Luc nella sua vita, lei è diventata il centro de suo mondo.
Ed è giusto così. È sempre stato giusto.
Perché non possiamo scegliere di chi innamorarci, l’unica scelta che possiamo fare è decidere di avere abbastanza coraggio per seguire questi sentimenti.
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Epilogo
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Allison si volta nel dormiveglia, la sua mano cerca a tentoni il corpo della compagna. Quella sera fa fresco, ha bisogno del suo calore.
Corruga la fronte quando riesce a toccare solo il vuoto.
Alza la testa per vedere l’ora.
Le tre…
Con gesti assonnati si infila la vestaglia ed esce nel soggiorno, vuole sapere dove è andata a quell’ora.
Lì la vede.
È intenta ad osservare il panorama della città, mentre con dolcezza culla Reneé e le canta una ninna nanna con voce morbida e melodiosa.
Il riverbero della luna le conferisce una aurea argentata che l’avvolge rendendola simile ad una dea, la sua dea…
È una visione…
Quell’immagine le stringe il cuore, la commuove lasciandole una placidità e una tranquillità d’animo che non si sarebbe mai aspettata di provare.
Sospira beata.
«Ecco dove eri finita.»
Luc si volta e le sorride. «Si era svegliata. Non volevo che svegliasse anche te.»
Fa qualche passo in direzione della compagna.
«Ecco le due donne della mia vita…»
Con un gesto fluido la abbraccia, Luc immediatamente fa passare un braccio intorno alle sue spalle, stringendo a se le due cose più preziose della sua vita.
Ed è così che la luna le osserva, impallidendo alla luce irradiata dai loro cuori.
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Sul tavolino un libro finemente rilegato fa bella mostra, sulla prima pagina la dedica elegantemente incisa con l’inchiostro sulla carta e nel cuore.
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The Goddess of the Ices
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Alla persona che ha illuminato la mia vita con il suo amore…
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Fine
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Salve a tutti i coraggiosi che hanno avuto il coraggio di arrivare fino infondo.
Vorrei lasciare un saluto e fare i miei più profondi ringraziamenti a coloro che mi hanno seguita in questo mio primo esperimento, nato dal delirio pre e post esame di stato!
Che dire, sono arrivata alla conclusione e sembra che io abbia esaurito tutte le parole, perché non so che dire per esprimere tutta la mia felicità, ma anche tristezza che mi hanno colto nel momento in cui ho battuto la parola fine.
Ringrazio ancora tutti di cuore!
Bacioni a tutti ^^ , Carmen.

 





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