torna all'home page


DESTINY

di Carmen

(parte sesta)

 


Cap.6: Nuovi amici!
.
La Ferrari ora cammina a velocità sostenuta con gli occhi dell’autista incollati alla strada.
«Ti informo che ci ha appena superato una lumaca.»
Al rotea gli occhi «Piantala Luc! Stai ancora infrangendo il limite di velocità.»
Luc sbuffa. «Amore questa è una Ferrari, non uno di quei macinini che tu chiami auto!»
«Ehi! È per caso un insulto ad un auto in particolare?»
Luc tenta di restare seria, con scarsi risultati. «No, certo che no.»
Al socchiude gli occhi in una parodia di espressione minacciosa, e poi ritorna a fissare lo sguardo sulla strada che la sta portando a casa della sua ragazza. Ancora non riesce a credere che sono passati solo due giorni da quando stanno insieme, le sembra trascorsa una vita. Eppure il taglio non del tutto rimarginato sulla fronte parla chiaro.
Un sorriso beato le compare sul viso, subito notato da Luc. «Che c’è?»
«Pensavo al fatto che stiamo insieme solo da due giorni. A me sembra di conoscerti da sempre.»
Luc abbozza un sorriso dolce e sospira felice. «Anche io ho la stessa impressione. Sarà il karma!»
«Che scema!» una leggera pacca sulla spalla e una risata che si diffonde leggera e semplice nell’abitacolo e Luc sente di avere tutto ciò che ha sempre cercato e mai trovato.
Dopo Marcus lei non aveva mai amato veramente nessuno. Non che non avesse avuto storie, anzi da quel punto di vista c’erano state in abbondanza, ma si trattava di semplice e puro sesso. Aveva sempre creduto che l’amore fosse un illusione per i deboli, un’utopia irrealizzabile, una sciocchezza per i ragazzini. Ma ora lei stava riscoprendo quella parte sconosciuta dell’universo che non aveva mai veramente visto.
Accanto ad Allison ogni cosa acquistava un nuovo valore, si sentiva piena come non lo era mai stata. Si sentiva appagata anche solo a starle vicino, e quello che era successo quella notte non era stato solo sesso, ma qualcosa di più potente, come riuscire a toccare una stella.
Vedere il mondo attraverso gli occhi verdi della compagna era meraviglioso.
«Vieni da me stasera?»
«Vuoi per caso condurmi nel tuo lussuoso appartamento e tentare di sedurmi?»
«Si, l’idea era questa.»
Luc sorride, non aveva mai scherzato in questo modo con nessuno.
«Sempre se vuoi.» continua con un tono quasi supplichevole che non fa scoppiare a ridere Al solo per poco, un minimo di decenza!
«Oh si, ti prego!»
.
Poco dopo aspettavano l’ascensore che le avrebbero portate all’attico di Luc.
«Addirittura l’attico! Certo che sei ricca sfondata.»
Fa un gesto vago con le spalle. «È un regalo.»
Al spalanca gli occhi. «Però! Questa si che si chiama amicizia!»
«Me l’ha regalata un mio cliente a fine incarico.»
«Non dirmi che lo hai ucciso!»
«No! Ma che diavolo dici! Mi aveva chiesto di vendicare la morte del figlio, e poi si è trasferito in un’ isola del pacifico, non so. Comunque lui aveva un appartamento da vendere e io lo stavo cercando. Io volevo comprarlo, ma lui ha voluto per forza darmelo. Per l’eccellente lavoro svolto.»
Al la fissò per qualche secondo, poi distolse lo sguardo per tornare a fissarlo sulle porte di legno pregiato dell’ascensore.
Luc fece un ringhio infastidito, stava per sparare al portiere che si ostinava a fissare Allison con sguardo indubbiamente eccitato.
Ma quanto diavolo ci mette a scendere!
«Se non la smetti di ringhiare dovrò chiamare la protezione animali!» sorrise compiaciuta all’evidente gelosia di Luc.
«Non mi piace come ti sta fissando quello!» afferma crucciata. Istintivamente mette un braccio intorno alle sue spalle stringendola possessiva.
Niente, l’idiota non sembra aver capito. Continua imperterrito!
Come se Luc non fosse abbastanza nervosa ecco apparire la signora VanDimmel con il suo fedele barboncino, che sia avvicina nel suo elegante tailleur rosa confetto, assolutamente ridicolo, e la sua aria da nobile.
Lanciò alle due donne abbracciate un occhiata sdegnosa.
Luc fremeva, avere il corpo morbido di Al poggiato addosso la faceva sragionare, e poi quei due impiccioni che non gli avrebbero tolto gli occhi di dosso nemmeno un istante.
Non sapeva per quale miracolo non le era saltata addosso.
Ancora.
Al da canto suo stava facendo una fatica disumana per non esplodere dalle risate.
Sentiva l’impazienza di Luc e il suo fastidio di quegli sguardi critici e ammirati. Anche lei come la compagna non vedeva l’ora di essere sola per dar sfogo ai suoi istinti, ma un po’ di contegno, non erano mica bambine!
Mio Dio sto diventando una maniaca!
Le porte dell’ascensore si aprono con un’elegante tlin. Le due donne, seguite dalla vecchietta, entrano con una rapidità che sorprende anche loro.
Finalmente!
Il viaggio fu interminabile. La signora VanDimmel osservava le due donne indecentemente abbracciate con aria quasi offesa.
Luc la fissò torva, Al le sorrise compiaciuta.
Non si sarebbe mai aspettata che le reazioni degli altri nei loro confronti la lasciassero indifferente, anzi quasi provava un senso di soddisfazione.
Luc se ne accorse e sorrise maligna.
Facciamo venire un coccolone alla nonnina!
Con un gesto fluido scese sul collo di Al che si piegò assecondando la sua lingua.
Enfatizzando un gemito Al passò una mano tra i capelli corvini e poi spostò rapidamente il viso per far entrare in contatto le loro bocce, che si assaporarono in un bacio quasi feroce.
«Che vergogna!»
Le due non si resero minimamente conto del fatto che il vecchio confetto e la sua palla di pulci erano scese lanciandogli ogni tipo di critiche.
Il mondo era scomparso, ogni cosa ruotava attorno alla danza sensuale che avevano intrapreso le loro lingue.
I corpi desideravano approfondire quel contatto.
Le porte si aprirono e Luc trascinò Al nel corridoio senza mai separare le loro labbra.
Improvvisamente Luc si stacca, i sensi all’erta per captare anche il minimo spostamento d’aria.
«Shhh.» bisbiglia mettendosi un dito sulle labbra e contemporaneamente aprendo lentamente la porta. Al dietro di lei la segue, tentando di fare il minimo rumore possibile.
C’è qualcuno in casa.
Deglutisce impaurita e fa un passo avanti. Ha sentito chiaramente il cambiamento della compagna, da amante passionale si era trasformata in un blocco di granito pronta ad attaccare ad ogni minimo fruscio.
E così è questa la Dea dei Ghiacci.
Luc entra nell’appartamento con passo sicuro e silenzioso, lo sguardo glaciale studiava l’ambiente circostante per capire chi fosse il folle che l’aveva interrotta. Sarebbe morto nel giro di due secondi.
Appena fa un passo nell’ingresso poco illuminato si blocca e tutti i suoi muscoli si rilassano.
«Cazzo!» borbotta incredula.
Al la fissa chiedendo una spiegazione con lo sguardo, Luc la guarda dispiaciuta.
«Scusa.» mormora.
«Perché?»
Fa un sospiro e poi risponde con tono insofferente. «Ora vedrai.»
Nemmeno il tempo di finire la frase che due figure compaiono dal salotto.
«Sei tornata! Era ora.» un uomo vestito di nero si avvicina con un sorrisetto strafottente seguito da una ragazza con riccioli biondi e un sorriso allegro sulle labbra carnose e ben truccate.
«Mi dite che cazzo ci fate qui!?»
Luc ha quasi le lacrime agli occhi. Ci mancavano solo Tony e Sheila. Quei due rompipalle!
La donna bionda ignora completamente la padrona di casa e si fionda su Al che non ha ben capito cosa è successo.
«Mio Dio! Così sei tu!»
Al sorride imbarazzata. «Sembra di si.»
Improvvisamente si sente catapultata al giorno prima, quando ha fatto la conoscenza di Irene. Quello sguardo lucido e quel sorriso. Sembrava una bambina la mattina di Natale.
Quel dejà vu lo avverte anche nello sguardo di Tony che la fissa con sopracciglia aggrottate.
«Però!» dice all’improvviso. «Per una bellezza del genere cambierei sponda volentieri.»
Luc spalanca gli occhi, Al arrossisce fino alla punta dei capelli e Sheila si limita ad annuire facendo ondeggiare i riccioli ben curati.
Si avvicina con passo sicuro, da predatore, nulla a che vedere con quello allegro e spensierato di Jim, e le tende una mano. Al la afferra timidamente.
«Grazie. Credo.»
I due occhi neri si scuriscono ancora di più osservandola dall’alto, un sorrisetto seducente incorniciato dal pizzetto si forma tra i suoi lineamenti duri.
Luc afferra il polso di Tony con un gesto rabbioso fulminandolo con lo sguardo.
«Ehi, giù le mani!»
«Volevo solo fare amicizia!» sbotta alzando le mani.
Due paia di occhi chiari si puntarono su di lui scettici, mentre un terzo stava lentamente elaborando di trovarsi davanti a due dei migliori amici della compagna. Ricorda che le aveva parlato di loro.
Dieci minuti dopo sono tutti seduti in salotto a chiacchierare come amici di vecchia data, con Luc che sta pensando seriamente di cambiare serratura. In effetti il loro arrivo non l’ha sorpresa più di tanto. Sapeva che la madre avrebbe spifferato ai quattro venti di lei e Al, e che loro sarebbero accorsi come api con il miele per farle la così detta prova del nove, solitamente fallita dalla maggior parte delle sue fiamme, ma che lei sembrava aver superato a pieni voti visto che ora ridevano e scherzavano.
La cosa che la sorprendeva era come facilmente Al abbia socializzato, superato il primo attimo di smarrimento e timidezza, e di come riusciva a tenere testa alle battute pungenti di Tony e alle domande a raffica di Sheila.
Sorrise. È proprio speciale.
Al rideva ormai senza decenza, quei due erano incredibili, le storie che raccontavano erano buffissime.
«Certo che quella volta è stato grande. Cazzo, John voleva ucciderci. Ti ricordi Luc, iniziò a bestemmiare in tedesco!»
Luc annuì asciugandosi una lacrima «Già. Se ripenso alla sua faccia.»
Fece una grottesca imitazione di quella che sarebbe dovuta essere la faccia di John che intensificò le risate.
Sheila si alzò e si avviò verso la cucina, ridere fa venire sete. «Birra?»
Tutti annuirono e Sheila poggiò sul tavolino quattro birre gelate.
«Allora.» disse Tony prendendo una sorsata. «Com’è stata la vostra prima volta?»
Al sputò tutto quello che aveva in bocca, così come Luc.
«Ma che cazzo dici!!!»
«Perché?» disse con aria innocente. «Che ho detto?»
Al fece una risatina nervosa. Luc stava quasi per aggredirlo fisicamente, ma l’intervento tempestivo del telefono la fermò.
Prese il telefono dalla giacca e guardò con aria crucciata il display dove lampeggiava beffardo il nome dell’unica persona con la quale non voleva parlare in quel momento.
Al fissò Luc. «È mio padre.»
La mora sentì una scarica attraversarle la schiena. Una strana agitazione stava iniziando a serpeggiare tra le varie sensazioni che non riusciva a identificare.
«Pronto.» disse titubante allontanandosi verso il corridoio.
Tony e Sheila si lanciarono uno sguardo eloquente.
Qui butta male!
.
«Allison tesoro, come stai?»
La voce gentile la sorprese non poco. Possibile che non sapesse niente. Scosse la testa. No, impossibile.
«Bene.» non riusciva a formulare una frase intera.
Ora che cosa gli dico!
«Sai ho saputo che hai deciso di prenderti un periodo di pausa con Chris. Tua madre ha parlato con Vivien.»
Bene con l‘ex suocera, non poteva farsi i fatti suoi e tacere una buona volta!
«Vedi, non è una pausa.» balbetta e si sente una stupida. Ripensa alle parole di Luc. Io sarò sempre al tuo fianco…
Fa un sospiro e continua. «Io e lui non stiamo più insieme e non ci torneremo. Papà io non lo amo più.»
Sente una risata all’altro capo della linea.
Questo non è un buon segno.
«Ma che sciocchezze dici! Cara ascolta, è normale pensare certe cose dopo tanti anni, ora pensi di non amarlo più, ma vedrai che presto capirai che non che nessuno migliore di lui per te. È solo un periodo.»
Di male in peggio.
«E se ci fosse? Se magari avessi incontrato la mia anima gemella?»
Sente il padre sbuffare e sa che ora sta contando fino a cento per non perdere la calma. Odia quando si comporta come una sciocca sentimentale.
«Allison non dire assurdità!»
Il silenzio riempie un attimo di tensione tra i due. Poi Harold parla con voce dura e tagliente.
«Chi è?»
Silenzio colpevole.
«Allison sto perdendo la pazienza. Dimmi se c’è un altro uomo.»
«Papà…»
«Che cazzo hai in quella testa!»
Chiude gli occhi spaventata, è come se fosse davanti a lei. Sa perfettamente la sfumatura dei suoi occhi e la vena che pulsa violenta sul collo.
«Non dirmi che è uno di quei pezzenti che lavorano con te!»
«No! Papà lascia che ti….»
Un pugno sbatte violento sulla scrivania. «Ti devi essere bevuta completamente il cervello!»
«Vuoi calmarti.» soffia Allison al telefono con la voce rotta dalla rabbia.
«Va bene. Voglio conoscerlo, se è una brava persona e vuole fare le cose per bene e seriamente con te, altrimenti lo lascerai e tornerai implorando perdono con Chris. Mi sono spiegato?!»
Senza darle il tempo di controbattere riattacca.
Merda!
.
Ritorna in salotto e con stupore lo trova vuoto, solo Luc seduta sulla poltrona con una birra in mano.
«Tony e Sheila?»
Fa un gesto vago con la mano. «Sono andati via. Allora?»
Al sospira e si siede sulle ginocchia di Luc che l’accoglie con piacere.
«È convinto che sia un periodo e che presto ritornerò con Chris.»
Istintivamente la stringe di più, Al si accoccola meglio nell’incavo del suo collo.
«Ho provato a fargli capire che non sarebbe successo e lui ha cominciato a sbraitare su un altro uomo.»
«Sai io sono un tipo geloso.» tenta di smorzare la tensione con una battuta, Al fa un sorriso tirato e fissa i suoi occhi verdi in quelli cerulei della compagna.
«Vuole conoscerti.»
«Cosa?»
«Sai, vuole sapere se vuoi fare le cose per bene con me.» dice ironica.
Luc si sente improvvisamente svuotata. «Stai scherzando vero?»
«No. Non preoccuparti farò in modo di rimandare al più tardi possibile. Non oso pensare a che reazione potrebbe avere.»
Le carezza una guancia e poi il caschetto biondo. «Non voglio crearti problemi con la tua famiglia.»
Scuote il capo. «Qualunque sia ciò che penseranno di noi io non cambierò idea. Voglio stare con te, degli altri non mi importa nulla.»
Rassicurata da quelle parole Luc china il volto per incontrare quelle labbra morbide in un bacio dolce e rassicurante, carezzandole dolcemente la schiena.
«Affronteremo tutto, insieme.» disse scendendo verso il collo.
Al sospirò. «Insieme.»
.
Nel suo studio Harold si lascia cadere pesantemente sulla poltrona di pelle, massaggiandosi le tempie che hanno cominciato a pulsare.
Quella sciocca.
Sua moglie seduta sulla poltrona di fronte alla scrivania lo fissa seria, pensando a come risolvere la situazione nel più breve tempo possibile.
Sua figlia è sempre stata un tipo ribelle e testarda, a volte sembrava quasi insofferente a quel tipo di vita privilegiato, ma arrivare a lasciare un ragazzo d’oro come Chris per chissà chi era troppo.
Dovevano fare qualcosa, e alla svelta.
«Dobbiamo scoprire chi è.» affermò decisa tenendo sempre gli occhi puntati sul marito.
«Non ce lo farà mai conoscere.» continuò vedendo che Harold non accennava a rispondere.
«Sapere chi è non risolve il problema. È solo l’inizio.» si decise a dire.
Susan sbuffò. «E cosa suggerisci di fare?»
«Penso che la sua sia solo una fase. Non può esserci nessuno migliore di Chris per lei. Lo capirà e ritornerà con lui, e noi l’aiuteremo a capire. Tutti hanno degli scheletri nell’armadio, noi scopriremo quelli di quel figlio di puttana.»
Scosse la testa. «E se è un bravo ragazzo?»
«Farò tutto ciò che è in mio potere per il bene di mia figlia!»
Si alzò saettando rabbia dagli occhi chiari e si allontanò con il passo marziale che lo aveva sempre caratterizzato.
Susan lo seguì con lo sguardo.
Non possiamo forzarla. La perderemo…
.
.
Luc si girò nel dormiveglia e posò delicatamente un braccio dalla parte opposta del letto convinta di trovare il corpo addormentato di Allison.
Quando tastò il vuoto aprì pigramente un occhio per controllare.
Si sollevò appena e con un gesto pigro si strofinò gli occhi semiaperti e lucidi di sonno, guardò la sveglia sul comodino e sbuffò.
Le due.
Troppo presto.
Si alzò con un sforzo e indossò la vestaglia poggiata ai piedi del letto, facendo lo slalom tra i vestiti uscì nel salone. Sorrise ripensando alla serata appena trascorsa e di come tutti quegli indumenti siano volati via con una facilità sorprendente.
Lo sguardo si adombrò di colpo ripensando alla telefonata ricevuta da Allison.
Vuole conoscerti, sapere se vuoi fare le cose seriamente…
Farò venire un colpo alla sua famiglia!
Una folata di vento la risveglia facendola rabbrividire e istintivamente stringere ancora di più la vestaglia.
Esce sul terrazzino e la vede.
Un sorriso beato si distende sulle labbra.
Il riverbero della luna le conferisce un’aurea argentata che la fa sembrare una dea. È poggiata placidamente sulla balaustra e da quell’altezza gode di un meraviglioso spettacolo di luci che la città ti offre.
Luc da quella posizione ha una panoramica perfetta del suo fondoschiena sodo e delle sue gambe snelle, lasciate scoperte dalla felpa che indossa.
«Ti prenderai un raffreddore.» dice dopo essersi riscossa dal groviglio di emozioni che quella visione le ha procurato.
«La città vista da quassù è meravigliosa.» afferma senza distogliere lo sguardo.
Luc si avvicina imitando Allison nella posizione, annuisce. «Già.»
Per qualche minuto cala il silenzio. Luc è la prima a parlare.
«Come mai sei uscita qui fuori? Fa freddo.»
Allison sposta lo sguardo sulla compagna che ora la guarda intensamente con quegli occhi azzurri che, colpiti dalla luna, hanno assunto una nuova sfumatura che non aveva mai visto.
«Volevo rinfrescarmi le idee. E tu come mai sei qui?»
Luc fece un gesto vago e tornò a fissare le luci sotto di lei. «Mi sono svegliata e non c’eri.»
Disse come se quella fosse stata una giustificazione.
«Sai cosa mi è venuto in mente.» disse improvvisamente cambiando discorso.
«Ho una certa idea.» disse Allison fissando con insistenza il nodo della cintura della vestaglia con sguardo malizioso.
«No! Non pensavo a quello!»
Allison alzò un sopracciglio e la guardò con tono ironico. «No? Vediamo se riesco a farti cambiare idea.» sussurrò facendo un passo verso di lei e avvolgendola in un bacio che in un solo attimo aveva cancellato il freddo invernale riscaldando l’aria intorno a loro.
«Pensavo di andare al locale di Tony.» ansimò a fatica. Stava cedendo a quelle mani e quelle labbra che con tocco delicato esploravano ogni porzione di pelle che riuscivano a trovare.
«Possiamo andare dopo.»
Chiuse lo spazio tra le loro bocche registrando appena il gemito basso e roco di Luc, che ora la stava sollevando da terra per portarla dentro come se fosse stata priva di peso.
«Si, dopo…»
Con un calcio chiuse la vetrata, perdendo l’equilibrio e franando addosso alla compagna che non sembrava affatto dispiaciuta del peso che le gravava addosso.
Con ogni probabilità quel dopo non si sarebbe mai avverato.
.
Un’ora dopo erano comodamente adagiate sul letto, con il respiro ancora affannoso.
«Penso che da Tony andremo un’altra serata.» dice Luc non particolarmente dispiaciuta.
«Se andiamo avanti così non avrò la forza di alzarmi domani.» sussurrò Allison rannicchiandosi meglio al fianco di Luc.
«Chi dice che devi? Puoi restare con me.»
La bionda sorrise contro la sua spalla. «Devo lavorare.»
Luc fece un verso poco chiaro. «Puoi non andarci. Trova una scusa. Che ne so che ti è morto il gatto o il pesce rosso!»
Allison rise e le diede un bacio leggero sulla guancia.
Luc sbuffò. «Va bene. Però questo weekend sei solo mia.» affermò abbracciandola e unendo le loro labbra.
«Mmm, vuoi forse rapirmi?»
Gli occhi cerulei della donna scintillarono di divertimento. «Puoi giurarci.»
.
La musica assordante della discoteca riempiva l’aria. Allison poteva sentirle attenuata dalle pareti addirittura dal parcheggio.
«Ci metteremo un bel po’ ad entrare.» disse vedendo la fila di persone che aspettavano.
«Tranquilla. Il locale è di Tony ricordi?»
Si avviarono attraverso la fila di auto e persone semi-stordite dall’alcol e raggiunsero l’entrata dove un buttafuori dalla notevole statura faceva in modo che nessuno sgattaiolasse all’interno.
Appena vide Luc si spostò di lato e sganciò il cordone rosso che faceva da fermo per le persone.
«Ehi Luc! Era un po’ che non ti facevi viva.»
«Ciao Paul.» salutò oltrepassando la porta tenendo Allison per mano in modo che non si perdesse nella calca.
Paul fissò la ragazza che spariva inghiottita dalle luci stroboscopiche.
Però carina la nuova fiamma!
Allison camminava sopraffatta dall’ambiente affollato e rumoroso, sentendo un senso di eccitazione e divertimento farsi strada tra le note che rimbombavano come un martello pneumatico nella mente abbagliata dalle luci.
La discoteca era formata su due piani. Al piano terra centinaia di persone si dimenavano in balli frenetici, mentre al piano superiore c’erano alcuni tavolini e divanetti dove molte coppie si davano un bel po’ da fare.
Salirono di sopra, facendo a spallate con i numerosi ragazzi. Luc guidava sicura Allison, fendendo la folla con facilità aiutata dalla sua statura.
Arrivarono in un angolo un po’ più appartato, dove la musica era leggermente più bassa, su uno dei due divanetti trovarono Tony intento a esplorare le grazie di una moretta seduta a cavalcioni su di lui, che sembrava decisamente ubriaca e su di giri, e sul tavolinetto basso facevano bella mostra bottiglie di birra e bicchieri rigorosamente vuoti.
Appena il padrone del locale si accorse delle due donne scostò la ragazza con poca gentilezza.
«Ci vediamo più tardi.» disse a voce più alta del solito per sovrastare la musica.
La ragazza fece un mugolio di disapprovazione e si strusciò ancora di più contro il torace muscoloso di Tony.
L’uomo alzò gli occhi al cielo e le disse qualcosa nell’orecchio, immediatamente la ragazza si alzò e se ne andò, barcollando pericolosamente.
«Scusa se ti abbiamo interrotto!» disse Luc con ironia, sedendosi in modo stravaccato sul divanetto, imitata da Allison.
Tony fece un gesto vago con la mano. «Nessun problema. Ciao Al.» fece poi rivolto alla bionda con fare suadente.
Allison sorrise di rimando, si divertiva un mondo quando Tony ci provava con lei, Luc si innervosiva da morire.
«È un posto fantastico!» disse avvicinando il viso a quello dell’uomo.
Luc ringhiò innervosita. Non le piaceva affatto come quei due si divertissero alle sue spalle.
«E non hai ancora visto le salette private di là!» ammiccò rivolto alla bionda con un sorriso furbo.
«Tony piantala!»
Provarci con la sua donna non era sicuramente una cosa furba da fare, e Tony ne era consapevole, far incazzare Luc era il suo sport preferito da quando erano bambini. Dopo il sesso, naturalmente.
«Allora dopo puoi farmele vedere tu.» mormorò Allison all’orecchio di Luc, fecendole stirare le labbra in un sorriso malizioso.
«Non vedo l’ora.»
Tony guardava le due donne parlare tranquillamente, con un po’ di invidia. Non era facile per loro trovare una persona come Allison, anzi era quasi impossibile.
Vide una cameriera passare e ordinò tre Special.
Poco dopo tre bicchieri colmi di un liquido fluorescente apparvero davanti a loro.
Allison fissava con preoccupazione il bicchiere.
«È ottimo, fidati!» disse Tony svuotandolo in un solo sorso.
Appena ebbe avvicinato il bicchiere alle labbra un forte odore di alcol le invase le narici.
Però! Questa è una bomba!
Chiudendo gli occhi ingoiò un’abbondante sorsata.
Iniziò a tossire convulsamente, non era abituata a bere cose così forti.
«Cazzo, ma che c’è lì dentro.» articolò a fatica, mentre una mano di Luc le batteva delicatamente la schiena, sorridendo come una bambina.
«È una mia creazione!» disse Tony con orgoglio. «C’è di tutto. Vodka, gin, rum, e altri che ora non ti sto a dire.»
Allison li fissò come se fossero due alieni. «Ma come fate a berlo tutto d’un fiato? Non siete umani!»
Luc rise e si lasciò cadere sulla spalliera. «Questione di allenamento.» alzò il suo bicchiere come per fare un brindisi e lo svuotò.
La bionda scosse la testa facendo ondeggiare il caschetto.
Quei due sono pazzi.
.
Con un sorriso vide due figure familiari farsi largo tra la folla a ritmo di un ballo improvvisato.
Scosse la testa sconsolata.
Che bambini.
«Oh Yeah. Che serata!» urlò Sheila dimenando i riccioli biondi e sedendosi pesantemente sul divanetto accanto a Tony, afferrando contemporaneamente il suo bicchiere, ignorando le proteste del fratello.
«Ehi, quello era mio!»
«Andiamo Tony, non siamo una famiglia?» Jim sorrise e i suoi occhi castani mandarono uno strano luccichio ironico, nascosto dalle luci a intermittenza.
Tony sbuffò e incrociò le braccia sul petto. «Certo che siete proprio due bei rompicoglioni!»
Jim fece una smorfia seccata e si andò ad accomodare vicino ad Allison, passandole un braccio intorno alle spalle. «Ciao Bellezza.»
Allison sorrise e ricambiò il saluto. La musica mista alla quantità impressionante di alcol che aveva ingurgitato le stavano dando alla testa. Registrò appena Luc tirarla possessivamente verso di se e dire qualcosa di poco carino al fratello, che fece scoppiare a ridere l’intero gruppetto.
Dopo aver assaggiato lo Special di Tony era stato tutto in discesa.
I balli sfrenati in pista, e le bottiglie vuote si erano susseguiti con una rapidità sorprendente. Poco dopo l’una erano arrivati anche Sheila e Jim che subito si erano scatenati, avrebbe giurato che più di una donna aveva lanciato ai due uomini seduti con lei sguardi abbastanza espliciti, per non parlare degli uomini.
Quando erano in pista avevano dovuto scacciare malamente un bel po’ di pretendenti, si era scoperta gelosa come non mai. Le infastidivano particolarmente gli sguardi eccitati che venivano rivolti a Luc.
Se stai con lo zoppo…
Si accomodò meglio sulla spalla di Luc, che sedeva stravaccata con i piedi sul tavolino. Per quella sera alcol e danza erano più che sufficienti.
«Sei stanca?» la voce di Luc le arrivò semicoperta dalla musica e dalle urla della pista.
«Non sono abituata a bere molto.»
Jim prese un paio di bicchieri da una cameriera di passaggio. «Vedrai ti abituerai. Grazie bambola.»
Lanciò uno sguardo al fondoschiena ondeggiate che si allontanava, alleggerito del suo carico.
«Però! Quasi quasi….» mormorò a bassa voce.
Si rivolse verso la sorella dandole uno dei bicchieri. «Io vado. Ci vediamo.»
«Mi raccomando usa il preservativo!» urlò Luc alle spalle del fratello che si allontanava di corsa.
Allison scoppiò a ridere come una forsennata, seguita da Tony e Sheila.
«Bene, io vado a farmi un altro giro. Ho notato un biondino niente male.» affermò Sheila alzandosi e riavvivandosi i capelli.
«Noi andiamo via.»
«Così presto?» Tony sembrava dispiaciuto.
«È tardi. Domani si lavora.» fece rivolta ad Allison che sbuffò.
.
Mentre le due donne si allontanavano, Allison notò una cosa strana.
Un gruppo di ragazzi sembrava parlare animatamente con delle ragazze particolarmente brille.
La bionda sgranò gli occhi incredula.
È impossibile… Chloe?
.
Il ragazzo fece un sorriso seducente e pericoloso, era certo che quelle ci sarebbero state senza problemi.
«Che ne dite di andare in un posto più tranquillo?»
Chloe lo fissò dubbiosa. «Non mi sembra il caso…»
«Dai, sarà divertente.» affermò l’amico mettendo un braccio intorno alle spalle di May che annuì del tutto ubriaca.
«No, andiamo May sei ubriaca.» fece afferrandole il braccio e tirandola verso di se.
L’amica si divincolò. «Lasciami. Sei proprio una guastafeste!»
Uno dei ragazzi si mise alle sue spalle afferrandola in una presa quasi dolorosa.
«Ahi, lasciami mi fai male.»
La paura aveva iniziato a dilagare, tremava visibilmente e questo eccitava ancora di più i due ragazzi.
Mai fare le civette con i ragazzi in discoteca.
Oh Dio ti prego…
Chiuse gli occhi spaventata, mentre veniva trascinata fuori. Non provò nemmeno ad opporre resistenza, tanto a che sarebbe servito? Quel tizio era il doppio di lei.
Quando uscirono all’aria aperta una folata gelida la fece rabbrividire. Erano sul retro della discoteca, anche se avesse urlato non l’avrebbero mai sentita.
«Sta tranquilla, vedrai che ti divertirai molto anche tu.»
Chloe sentì May ridere senza motivo mentre la lingua di uno dei due ragazzi passava sul suo collo.
Una lacrima le rigò il volto.
«No…»
Chiuse gli occhi terrorizzata quando una voce conosciuta non glieli fece aprire di scatto.
«Lasciala!»
I due ragazzi si voltarono e videro due donne che il fissavano con occhi di ghiaccio.
Il loro interesse per le due ragazzine svanì di colpo.
«Se vuoi puoi prendere il suo posto.» mormorò leccandosi le labbra e squadrando quella che aveva parlato dalla testa ai piedi, concentrandosi principalmente nel mezzo.
«Vi consiglio di sparire se non volete farvi male!»
I due iniziarono a ridere sommessamente.
Un lampo d’ira passò negli occhi di Allison, mentre quelli di Luc restavano fissi sui due in un’espressione glaciale.
Due secondi dopo i due erano stesi a terra con la faccia premuta sull’asfalto umido, tremando come due femminucce.
«Ora cosa ne dite di alzare i tacchi?» la voce di Luc risuonò stranamente dolce e i due scapparono velocemente, impauriti da quelle due furie che si erano scagliati su di loro con una velocità impressionante.
.
Allison fissò severa il volto rigato dalle lacrime di Chloe. «Che cazzo ci fai qui?!»
La ragazzina era accasciata a terra accanto a May che ne frattempo era svenuta, avrebbe avuto una forte emicrania l’indomani.
«Tua madre sarà preoccupata.» continuò senza addolcire il tono.
Si era spaventata da morire quando aveva visto quei due portarle sul retro. Fortuna che erano intervenute in tempo, altrimenti…
Era un’eventualità a cui non voleva nemmeno pensare.
Chloe si alzò e con uno slancio inaspettato si aggrappò ad Allison in un abbraccio quasi disperato.
«Scusa. Scusa. Oh grazie a Dio eri qui…» singhiozzò tra le lacrime.
La bionda si addolcì e iniziò a carezzare delicatamente i capelli rossi della ragazza.
«Su, è tutto finito. Ora ti riportiamo a casa.»
Lanciò uno sguardo a Luc che nel frattempo aveva sollevato May, e si diressero verso la macchina.





torna all'home page