DESTINY
di
Carmen
(parte
ottava)
Cap.9: Quella maledetta cena di famiglia!
.
Le sette.
Luc esce di corsa dalla doccia che sarebbe dovuta servire a rilassarla
ma che aveva solo peggiorato la situazione. Si sentiva tesa come una
corda di violino, andava avanti e indietro per la camera senza una
vera meta, cercando chissà ché.
Calma. Da domani sarete solo tu ed Al e vi godrete questo benedetto
week-end!
Hai affrontato situazioni peggiori.
Ma per quanto si sforzasse non riusciva a ricordarne nemmeno una che
l’aveva portata a quello stato di estrema tensione.
Nemmeno quella vota in Russia quando si era trovava a dover affrontare
una squadra di terroristi con una bomba pronta per fare un bel botto.
Non era semplicemente tesa. Era terrorizzata.
La cosa che la stupiva più di tutto, era l’interesse,
il desiderio di essere accettata dalla sua famiglia. Non riusciva
nemmeno lei a capire perché ci tenesse tanto, o forse lo sapeva
ma non era ancora pronta ad ammetterlo.
Farle conoscere la mia famiglia d’accordo.
Raccontarle del mio passato, va bene.
Dirle che la amo dopo nemmeno una settimana, nessun problema.
Ma incontrare i suoi… è troppo!
Inconsciamente sapeva che Allison teneva in considerazione i consigli
della sua famiglia, e loro avevano il potere di farle cambiare idea,
di manipolarla fino a farla tornare indietro, a farla tornare con
il suo ex.
Ed era certa che loro avrebbero fatto di tutto per allontanarle. Avvertiva
una strana morsa allo stomaco quando ci pensava, non era una sensazione,
era una certezza, assoluta e inconfutabile!
Sono ridicola!
E in ritardo!
Si fiondò nell’armadio e prese quasi senza guardarlo
un vestito rosso.
Elegante e sobrio, ma che ti fa un culo!
Questo era stato il commento, sempre fine, di Tony quando lo aveva
indossato per partecipare ad una festa sotto copertura.
Lo indossò velocemente, e altrettanto velocemente si truccò,
due spruzzate di profumo ed era pronta a partire.
Lanciò uno sguardo all’orologio.
Le sette e venti.
Allison mi ucciderà!
.
Una donna bionda fasciata in un elegante vestito blu, batteva un piede
a terra impaziente.
Ma dove diavolo è finita.
Guardò l’orologio per l’ennesima volta nel giro
di due minuti e sbuffò.
Le sette e quaranta.
Un rombo oramai familiare le fece alzare lo sguardo, due secondi dopo
i fari della Ferrari facevano capolino dalla strada buia.
«Era ora! Siamo in ritardo.»
Allison si accomodò e diede una rapido bacio a Luc.
«Scusa. Traffico.»
L’auto partì sgommando. «Sei pronta?»
La voce di Luc tentennò per un momento. «Si. Credo. Allison
io…»
La bionda la fermò poggiandole delicatamente una mano sul braccio.
«Calmati, è solo una cena.»
«Cosa succederà quando i tuoi genitori inizieranno a
dire la loro su di noi? E lo sappiamo entrambe che non diranno niente
di positivo.»
«Niente.»
Luc spostò lo sguardo dalla strada alla compagna, che appariva
impassibile e tranquilla.
«Niente?» domandò sorpresa.
Allison annuì. «Niente. Io non ho intenzione di rinunciare
a te. Quello che diranno non mi interessa, perché io sono certa
di stare facendo la cosa giusta.»
Fece un attimo di pausa. «Dio non mi sono mai sentita più
sicura in vita mia!»
Luc abbozzò un sorriso rassicurata.
«Ti amo Allison. Tutto quello che dovremo affrontare, lo affronteremo
insieme.»
I suoi occhi verdi brillarono. «Insieme. Sempre.»
Si asciugò velocemente una lacrima prima che il trucco si sciogliesse.
Si sentiva avvolta da una corazza che la proteggeva da ogni cosa.
Era una sensazione meravigliosa e appagante.
È questo che si prova con la propria Anima Gemella.
.
La Ferrari parcheggiò davanti all’enorme entrata della
villa dei Lovelace.
E poi dice che sono io quella ricca!
Allison le strinse una mano tra le sue. I loro occhi si incontrarono,
un sorriso le incorniciò il viso.
«Eccoci qui.» sospirò come se non riuscisse ancora
a credere che tutto quello stesse accadendo veramente.
Luc si chinò leggermente cercando le sue labbra, che trovò
senza difficoltà.
«Andiamo. A proposito sei meravigliosa stasera.»
«Grazie. Anche tu sei bellissima, come sempre.»
Si incamminarono mano nella mano, lo sguardo della bionda cadde sul
didietro della compagna senza che nemmeno se ne rendesse conto.
«Certo che questo vestito ti sta proprio bene. Ti fa un sedere…»
Si passò la lingua sulle labbra diventate secche.
Luc ridacchiò. «Comportati bene. Sai che sono un tipo
istintivo, se mi provochi non rispondo più di me.»
Sentì una carezza sul suo fondoschiena e vide gli occhi verdi
riempirsi di malizia.
«Allison…» mormorò come se fosse un’ammonizione.
La bionda sorrise e bussò alla porta. «Devo pur pagare
in qualche modo la macchina, no?» mormorò con voce innocente.
Luc fece un verso poco chiaro. «Oh pagherai. Eccome se pagherai.»
Un espressione divertita e un respiro profondo e la porta si aprì.
.
Due occhi verdi così simili ai suoi la accolsero raggianti
di felicità.
«Ciao sorellina!»
Le due donne si abbracciarono, era una vita che non si vedevano.
«Mamma mia quanto mi sei mancata!»
Allison le lanciò un’occhiata maliziosa. «Non credo
proprio.»
Nonostante fosse ormai adulta, vaccinata e sposata, Kate non poté
fare a meno di arrossire. Dopo un secondo di imbarazzo notò
la figura snella e alta accanto alla sorella.
«Kate questa è Luc. Luc mia sorella Kate.»
Si strinsero la mano con un sorriso di circostanza. Kate si sentiva
leggermente spiazzata davanti a quella donna dagli occhi di ghiaccio,
non riusciva a capire chi fosse, sua madre le aveva detto che sarebbe
venuta con il suo nuovo ragazzo.
Luc si morse un labbro infastidita dal modo con cui la sorella della
sua compagna la stava fissando.
Allison notò il disagio della mora e si decise ad interrompere
quell’attimo di silenzio.
«Allora entriamo?»
«Si. Ma certo. Aspettavamo solo voi.» si spostò
di lato per farle passare.
Una corazza di ghiaccio prese possesso di Luc.
Bene ora qualunque cosa succeda, impassibile e fredda.
Kate prese la sorella a braccetto.
«Devi raccontarmi tutto del tuo viaggio di nozze.» disse
la bionda.
«Nulla di speciale. Ho saputo che tu hai delle cose da raccontare.
Devi dirmi tutto di te Chris e l’altro.»
Luc si irrigidì di colpo.
Non sono nemmeno entrata e già la prima crepa. Fantastico!
Allison fece una risatina imbarazzata. «L’altro?»
Kate sbuffò. «Non fare finta di niente. So tutto. E non
vedo l’ora di conoscerlo.»
Sciolse l’abbraccio ed entrò nel salone.
Luc si piegò leggermente e le sussurrò all’orecchio.
«Mi sa che dobbiamo fargli un disegnino.»
Un sorriso amaro si dipinse sul suo volto. «Già. E io
che speravo di non dover essere tanto diretta.»
.
Come aveva detto Kate erano tutti seduti con un bicchiere saldamente
in mano e le aspettavano.
Due signori sul divano, che dovevano essere i suoceri di Kate la fissavano
con un sorriso sincero, così come il ragazzo che aveva delicatamente
posato un braccio intorno alle spalle della moglie.
Su due poltrone i suoi genitori, la stavano guardando con un misto
di stupore e curiosità. Sicuramente non erano felici.
Deglutì a vuoto.
La prima cosa che Luc notò era quanto Allison non somigliasse
affatto ai suoi genitori.
Solo gli occhi erano chiari come quelli del padre e della sorella,
anche se i suoi avevano una luce del tutto particolare distante anni
luce da quella severa e calcolatrice dell’uomo e ingenua della
ragazza.
Lei è speciale. Ha una forza tutta sua.
Una cameriera comparve alle sue spalle prendendole il cappotto. Sussultò
impercettibilmente, si era persa nei suoi pensieri. Ringraziò
appena la donna che sparì veloce come era arrivata con la testa
china, intimorita.
Allison salutò tutti con un sorriso dolce, strette di mani
e baci leggeri, ma lei poteva vedere la tensione agli angoli degli
occhi.
Harold continuava a fissare quella donna con la sua solita aria severa,
non le staccò gli occhi di dosso neanche quando sua figlia
gli baciò la guancia.
Aggrottò le sopracciglia.
Alta, bruna, con gli occhi azzurri. Così aveva detto Christopher
quella mattina quando lo aveva sentito, per descrivere la strana donna
che per ben due volte avevano trovato a casa di sua figlia, in condizioni
che facevano presupporre che avesse passato la notte lì.
Allison si schiarì la voce e fece le presentazioni.
Quando strinse la mano ad Harold avvertì come una scossa, si
dovette trattenere per non ritrarre istintivamente la mano, l’uomo
la fulminò con lo sguardo.
Quella donna non le piaceva.
«Bene ora che ci siamo tutti possiamo andare a tavola.»
Susan nascose la delusione e la sorpresa dietro un sorriso perfettamente
falso.
Tom batté una mano sul bracciolo del divano con entusiasmo.
«Ottima idea. Sto morendo di fame.»
Con un sospiro si avviò nella sala da pranzo. La prima parte
era andata.
Rimaneva solo il piccolo malinteso del suo rapporto con Allison, che
ovviamente nessuno sospettava minimamente. Stranamente era stata accolta
decentemente. Non che si era aspettata abbracci o simili, ma almeno
non avevano mostrato il loro stupore così palesemente, anzi
Hetiette e Tom sembravano trovarla simpatica. Kate, e suo marito Adam,
non sembravano preoccuparsene più di tanto, e Susan nascondeva
la sua freddezza e il suo fastidio con una maestria esemplare.
L’unico che sembrava apertamente ostile nei suoi confronti era
Harold.
Lei ringraziò qualunque divinità per aver deciso di
non portare la pistola. Un altro sguardo come quello e avrebbe anche
potuto sparargli, sembrava accusala della fame nel mondo.
Pensa a quando sapranno la verità. Ti stenderanno il tappeto
rosso.
Si, del tuo sangue!
Pensò nascondendo il sorriso che le era spuntato, con un sorso
di vino.
«Allora Luc di cosa ti occupi?» chiese freddamente il
capofamiglia.
Imprecò dentro di se, cercando di non far notare nulla.
Per quasi tutta la serata le conversazioni erano state calamitate
dalle avventure dei novelli sposi, e così lei non ha dovuto
parlare molto, ringraziando Dio. Ma sapeva che non poteva durare a
lungo.
Infatti come volevasi dimostrare…
«Sono la presidentessa della Oriental Technologies.»
I tre uomini presenti nella sala quasi persero gli occhi.
«Quella Oriental Technologies. La società leader nel
campo informatico, che praticamente non ha rivali e che fattura tanto
da far sembrare zio Paperone un mendicante!» Adam sembrava avere
davanti il Santo Graal. Era letteralmente scioccato.
Luc prese un altro sorso di vino. «Già. Proprio quella.»
non sembrava entusiasta, ne tantomeno interessata.
Si sentiva leggermente infastidita da quegli sguardi, tra lo ammirato
e lo stupito.
Cosa c’è non vi aspettavate tanto da una donna?
Notò Allison con la testa quasi immersa nel piatto, nel tentativo
di non far vedere lo stato pietoso in cui il trattenersi dal ridere
la stava riducendo.
Aveva sentito chiaramente il tac fatto dalla mascella del padre, e
a Tom quasi veniva un infarto.
Quelle espressioni erano impagabili.
Alzò lo sguardo brillante e incontrò quello di Luc sorridente,
quello sguardo che solo lei poteva cogliere, e solo lei poteva generare.
Heriette prese la parola. «Complimenti. Una ragazza così
giovane al comando di un impero.»
Allison sapeva bene che quei complimenti erano falsi e ipocriti. Una
donna a capo di una qualsiasi compagnia era uno scandalo. E dove lo
trova il tempo per badare al marito alla casa, o partecipare ai cocktail
party?
La mora fece un sorriso altrettanto falso. «La ringrazio.»
«Brava Allison! Fai amicizia con i pezzi grossi! L’ho
sempre detto che questa fanciulla aveva fiuto per gli affari!»
Allison fulminò Tom con un occhiata carica di rabbia.
Affari? Ma è pazzo!
Luc le diede un calcetto sotto il tavolo. Controllati.
La ragazza prese un profondo respiro e sorrise tirata, ma senza parlare,
c’era il rischio che sputasse fiamme!
Harold non aveva detto nulla, ma continuava con il suo gioco di sguardi
imperturbabili.
Susan si era lanciata in una discussione sulle donne nel mondo del
lavoro con Kate e Heriette, ma la domanda successiva dell’uomo
fece tacere tutti.
«E il tuo fidanzato? Non vorrai farci credere che una donna
così bella e affascinante stia da sola.»
Luc serrò la mascella, la stava provocando e lo sapeva benissimo.
Allison ingoiò un bicchiere di vino tutto d’un fiato.
Qui si mette male.
Poteva sentire che Luc stava contando fino a mille per non far uscire
fuori il suo lato impulsivo e rispondere a tono. Certo che suo padre
se lo sarebbe meritato, era tutta la serata che la provocava con lo
sguardo, non sapeva quanto avrebbe retto ancora. Con terrore vede
un lampo passare negli occhi cerulei della donna.
«No, no sono sola.» disse con una calma glaciale.
Non mi chiamano Dea dei Ghiacci per niente!
«Ah.»
I due si stavano affrontando in una guerra psicologica non indifferente.
L’intervento della sorella interruppe quella battaglia.
«E che tipo è?» chiese entusiasta con la solita
curiosità che è intrinseca in quasi ogni donna.
«Kate! Non essere indiscreta.» mormorò Susan. «Scusala,
a volte si fa prende dall’entusiasmo.»
Luc fece un cenno per dire che andava tutto bene.
«Deve essere un pezzo grosso anche lui.» affermò
Adam che si stava riprendendo in quel momento.
«Insegna.»
Allison sentiva le gocce di sudore che le percorrevano la schiena.
«Insegna?» mormorò Harold come se riflettesse ad
alta voce. Una strana sensazione strisciava viscida tra i suoi pensieri,
ma non riusciva a capire cosa fosse.
Luc annuì. «Si. Letteratura al liceo.»
Andiamo più chiaro di così si muore!
La bionda aveva smesso di respirare.
«Oh ma guarda Allison, fate lo stesso lavoro!»
Afflosciarono le spalle all’unisono. Ma come si fa?
Avvolte potevano essere proprio ottusi.
Qui ci vuole un attacco diretto.
.
Ringraziando Dio l’argomento fu abbandonato, e si ritornò
a parlare di cose futili e leggere, come l’imminente festività
natalizia, i futuri nipoti dei novelli sposi, affari. Ogni tanto veniva
spinta nel discorso, ma si limitava a frasi brevi e a monosillabi,
così come la compagna.
Non vedevano l’ora di uscire da quella casa!
.
«Noi andiamo.» disse Tom alzandosi seguito dalla moglie.
«Grazie della piacevole serata.»
Anche Kate e Adam si alzarono. «Andiamo anche noi, si è
fatto tardi.»
Finalmente!
Ma nel momento esatto in cui questo pensiero trovò la libertà,
la voce imperiosa di Harold la gelò.
«Allison ti dispiace trattenerti un po’. Devo parlarti.»
«Io sono venuta con Luc.» tentennò, non sapendo
che cosa inventarsi.
«Se alla tua amica non dispiace può rimanere. Un drink?»
fece poi rivolto alla mora.
«Si. Perché no.»
Vide il quartetto allontanarsi e un sorriso ironico si formò
sulle labbra carnose. In quel momento Adam stava fissando la sua macchina
con sguardo sognante, e poteva giurarci invidioso.
Sono questi i piccoli piaceri della vita.
.
Dopo i saluti di cortesia e le promesse di rivedersi presto erano
seduti nel salotto.
Luc rigirava il suo drink tra le mani, fissando il ghiaccio che si
muoveva leggero.
Il silenzio che era calato le stava logorando i nervi. E questo la
dice lunga.
«Cosa volevi dirmi papà?» tentò Allison
che si trovava in una situazione analoga alla compagna.
«Volevo solo sapere che cosa avevi fatto in questi ultimi giorni.
Magari spiegarmi bene cosa è successo con Chris.»
Luc sbuffò infastidita.
«Papà ne abbiamo già parlato.» affermò
con voce dura.
«Oh cara non scaldarti. Tuo padre e io volevamo solo sapere.
E poi avevi detto che saresti venuta con il tuo nuovo ragazzo. Non
che non siamo felici di averti conosciuto Luc.» si affrettò
a dire la donna.
«Ha per caso avuto qualche impegno improvviso?»
«No.»
Allison si era persa a fissare le fiamme che si alzavano nel camino
riscaldando la stanza.
Non abbastanza.
Susan si adombrò. «Ma allora perché non è
venuto?»
Silenzio.
Luc quasi non osava respirare, lo sguardo sempre di ghiaccio, ma dentro
bruciava l’inferno.
Poi improvvisamente, come un fulmine, il sospetto intangibile di Harold
divenne tangibile, e lui poté toccarlo.
Spalancò gli occhi, come se gli avessero sparato all’improvviso.
«Non è possibile.»
«Papà…»
Uno sguardo incredulo corse da sua figlia a Luc. Ora era puro disprezzo,
quello che provava.
«Sei tu. Lurida puttana!»
Allison si alzò di scatto. «Ora basta. Stai esagerando!»
«Harold.» la moglie era scandalizzata. Non capiva cosa
avesse scatenato una reazione simile nel marito.
Luc continuava a fissarlo gelida, comodamente seduta sul divano, un
accenno di sorriso e inghiottì i resti del suo drink.
«Tu, tu hai lasciato Chris per….» non riusciva a
continuare, troppo disgustato da quel pensiero. «È assurdo!»
Si passò una mano sui capelli in un gesto di esasperazione.
«Harold, caro, che sta succedendo?»
«Perché non lo chiedi a tua figlia e alla sua amante.»
Il bicchiere di bourbon cadde a terra frantumandosi. «Cosa?
Sei impazzito?»
Guardò Allison in cerca della conferma che il padre si sbagliasse.
Trovò solo uno sguardo incupito.
«Oh mio Dio…» mormorò come svuotata.
«Penso sia il momento di andare.»
Luc si alzò e poggiò delicatamente una mano sulla sua
schiena.
Harold la fulminò con lo sguardo. «Togli immediatamente
le mani da mia figlia! Sapevo che eri strana, lo avevo intuito subito.
Sentivo puzza di marcio.» sibilò con biasimo.
Allison non aveva la forza per rispondere, voleva solo uscire di lì
e perdersi nelle labbra di Luc.
Chiuse gli occhi per impedire alle lacrime di uscire, ma una trovò
la fuga e scese fino alle labbra.
Lo sapeva a che cosa andava incontro, Luc glielo aveva detto, ma quell’odio,
quel disprezzo non se lo sarebbe mai immaginata.
Non avrebbe creduto che facesse così male.
«Sono sicura che c’è un equivoco.» provò
Susan, non poteva crederci, non voleva crederci.
«Nessun equivoco. Io ora sto con Luc, che vi piaccia oppure
no! Andiamocene.»
Afferrò saldamente la mano della donna e la trascinò
quasi di peso fuori. Luc la seguiva in silenzio, non aveva il coraggio
di dirle niente, non avrebbe potuto dirle niente.
Non immaginava nemmeno come si sentiva.
.
Harold era al suo terzo whiskey, e Allison era andata via da dieci
minuti.
Sua moglie aveva lo sguardo perso, fissava con insistenza un punto
immaginario nel muro.
Svuotò con rabbia il bicchiere.
«Non ci posso credere.» mormorò.
Susan spostò lo sguardo fluido. «Dobbiamo fare qualcosa.
Cosa diranno i nostri amici quando lo verranno a sapere? Cosa dirà
Padre Mails? Oh signore. È assurdo, contro natura!»
«Si Susan, dobbiamo fare qualcosa. Assolutamente.»
Prese il telefono e compose un numero. Dopo qualche squillo una voce
roca rispose.
«Salve parlo con Liev Krusho? Sono un amico del signor Mallard.»
L’uomo si adombrò, l’uomo della donna misteriosa
e della fidanzatina tutto pepe.
Peccato che la donna misteriosa era proprio chi temeva che fosse.
Non sapeva quanto aveva imprecato quando Paul lo aveva telefonato
per dirgli che la ragazza della foto era la nuova fiamma della Dea
dei Ghiacci.
Lui la odiava dal profondo. Aveva fatto andare a puttane uno dei suoi
migliori affari e lo aveva spedito in prigione. Il come lo aveva fatto
era una cosa a cui non voleva nemmeno pensare.
Quella troia!
La cosa che lo faceva più incazzare e che una volta uscito
aveva trovato Paul, il suo compare, a lavorare per quel cane rognoso
del suo amichetto, sulla strada per una vita pulita. Avevano provato
a mettere anche lui sulla buona strada, ma lui non ci era tagliato.
Il male lo attraeva troppo. E anche lei...
Harold continuò incurante del silenzio. «Volevo sapere
se avete fatto delle scoperte.»
Liev sorrise, nonostante tutto sapeva che Lucies era una delle donne
più pericolose in circolazione, mettersi contro di lei apertamente
voleva dire solo due cose, o morte, o prigione a vita.
«Lasci perdere.»
Harold sembrava non aver capito. «Come scusi?»
«Dica al signor Mallard di lasciar perdere la sua biondina.
È fuori dalla sua portata ormai.»
«Vuole spiegarsi meglio?» si stava innervosendo, quel
tono strafottente… per un secondo gli venne in mente lo sguardo
che aveva la donna solo poco prima, arrogante e sfrontato.
Sentì una leggera risata che lo riscosse. «L’Angioletto
è proprietà privata. E da quel che si dice, lo sarà
per un bel po’.»
«Senta la smetta di parlare in codice, e mi dica chi è
quella donna, e che cosa c’entra con mia figlia!»
«Senti amico, ti sto facendo un favore. Sta lontano da Lucies
Killigrew e potrai arrivare alla pensione. Avvicinati a lei o alla
tua cara figlioletta, senza le intenzioni più innocenti di
un bebè, e ti ritroverai cibo per gli squali ancora prima di
accorgertene.»
Harold si accigliò. «Che cosa intende?»
«Senti bello io più chiaro di così non posso essere.
Lei ti fa fuori. Un colpo in fronte e sei all’inferno.»
Aveva la bocca secca e gli occhi sbarrati. «Ma chi è
questa Lucies?»
«È una figlia di puttana con le palle!» disse con
risentimento.
Sapere che quella moretta lo aveva fregato lo faceva sclerale. Quando
era uscito di prigione aveva promesso di non mettersi più contro
quella furia, era orgoglioso, ma non stupido. Il suo nome nell’ambiente
faceva tremare i sassi. Lui continuava a gestire la sua piccola attività
in pace. Ogni tanto ammazzava qualcuno, e così guadagnava onestamente,
e senza rischi grossi.
Avrebbe potuto dire a quel damerino che la donna che cercava era un’assassina,
ma sapeva che anche se l’avessero denunciata aveva amici troppo
in alto per finire dentro.
Già, proprio una figlia di puttana!
.
La macchina procedeva a velocità sostenuta tra le strade imbiancate.
Luc lanciò uno sguardo alla sua destra e sospirò. Allison
chiusa nel suo mutismo fissava vuota il paesaggio che sfrecciava.
«Ti porto a casa?» chiese più per rompere il silenzio
che per altro.
Allison alzò gli occhi. «Solo se resti anche tu.»
Esultò intimamente a quella richiesta. Per un attimo aveva
temuto che non la volesse intorno per quella notte.
«Certo. Lo sai che ormai non resisterei un’intera notte
senza di te.»
La bionda abbozzò un sorriso.
«Mi dispiace per prima.»
Luc scrolla le spalle. «Non importa. Sapevamo che sarebbe andata
così.»
«No, tu avevi ragione. Non avremmo dovuto dire niente. Invece
io sono stata stupida e cieca! Per un attimo avevo sperato che loro
capissero, che mi appoggiassero! Che illusa!»
«Tesoro, dagli il tempo per digerire la notizia. Stasera ha
parlato lo shock. Forse a mente fredda…»
«No. Lo sappiamo che non accadrà. Sono troppo bigotti
e ristretti. Te lo immagini, la loro rispettabilissima figlia che
va a letto con una donna!»
Disse con enfasi e ironia, mentre le lacrime scorrevano senza controllo.
Luc le poggiò una mano sul ginocchio per confortarla.
Allison la ringraziò con uno sguardo silenzioso. Ora era lei
la sua famiglia…
.
La porta si aprì in silenzio, così come erano state
le due donne per tutto il resto del viaggio, ognuna immersa nei suoi
pensieri che avevano come fulcro quel sentimento così forte
da farle commettere azioni che mai avrebbero ritenute possibili.
Le aveva portate a vivere situazioni e sensazioni che prima esulavano
dalla loro portata, investendole di una nuova forza che le rendeva
capaci di scalare il K2 senza ossigeno.
L’asse del loro mondo si era spostato di centoottanta gradi,
trascinandole in un universo tutto nuovo, dove tutto era diverso e
che inseriva perfettamente l’altra metà della propria
anima in modo che ti sembrava che avesse fatto parte di te, del tuo
mando, da sempre.
.
Allison si diresse verso il bagno mantenendo il silenzio più
assoluto.
Luc sospirò tristemente, sentiva che provava un leggero imbarazzo
e questo la stava distruggendo.
Quando la bionda uscì dal bagno trovò la compagna già
sotto le coperte, si fermò un istante sull’uscio a fissarla.
«Non vieni?» sussurrò con voce leggermente tremante.
Allison si mosse continuando a mantenere lo sguardo sul profilo della
compagna.
«Ti senti a disagio?» Luc si era sollevata leggermente
tenendo il peso del corpo con le mani, i suoi occhi si erano posati
sulla schiena della ragazza seduta dal suo lato del letto fissando
un punto impreciso fuori dalla finestra.
Scosse la testa. «Non è questo.»
Si voltò e i loro occhi si incontrarono. Si erano completamente
perse in quelle pozze chiare e luminose.
Il cielo e la terra si erano appena incontrati e ora stavano facendo
l’amore.
Allison deglutì. Piegandosi in avanti annullò la distanza
tra i loro volti, in un contatto di infinita dolcezza, le sue mani
si mossero volontariamente carezzandole le guance e i capelli setosi.
Luc non si mosse, era paralizzata. Si sentiva sopraffatta.
Quando si staccarono Luc poggiò la fronte sulla sua, come se
la testa fosse troppo pesante perché il collo potesse reggerne
il carico. Continuava a tenere gli occhi chiusi, mentre si riempiva
di quel profumo capace di mandarle in tilt il sistema nervoso.
«Ti amo.» mormorò Luc con la voce rotta dalle lacrime.
Com’è possibile che un semplice bacio mi riduca così?
Dio, è stato devastante!
«Luc?»
«Mmm?» era completamente rilassata. Lei ha il potere di
farmi rilassare.
Si staccò appena per poterle vedere il volto illuminato appena
dal riverbero della luna.
«Fa l’amore con me.»
Con un movimento fluido si stese sopra di lei coprendola interamente
con il suo corpo caldo, non avevano da dirsi più nulla, le
parole sarebbero state superflue e inutili.
Una volta aveva sentito dire che le cose più belle non potevano
essere descritte con le parole, perché quelle le sminuivano.
Quello era proprio uno di quei casi.
Le labbra morbide e calde andarono a esplorare lentamente ogni angolo
del collo per poi risalire sulla bocca che la accolse avida e desiderosa.
Facendo partire una carezza dal ginocchio si arrampicò su quella
pelle tesa e morbida, lasciando al suo passaggio solo cellule frementi,
facendo salire anche la maglietta che sfilò con estrema semplicità
insieme alla sua.
Il contatto della loro pelle le procurò una fitta di piacere
che le corse lungo la schiena. La strinse ancora di più e la
penetrò piano, sentendola trattenere bruscamente il respiro
per poi rilassarsi vinta dal piacere che quelle mani le stavano procurando.
Tenendo sempre gli occhi uniti, Luc iniziò a muoversi lentamente,
poteva leggere negli occhi verdi della compagna mille emozioni. Allison
chiuse gli occhi e inarcò la schiena annullata da quel sentimento,
e da quell’unione, che mai come in quel momento le sembrava
giusta.
Un gemito roco più alto, e poi la stanza tornò nel silenzio,
rotto le respiro ansante delle due donne.
Luc
aveva la testa affondata nel collo di Allison che le accarezzava distrattamente
i capelli fissando il soffitto.
Si sentivano spossate, ma di una spossatezza placida e tranquilla
che le riempiva tutte.
«Forse la serata non è andata tanto male.» disse
Allison abbozzando un sorriso. Sentì Luc distendere le labbra
contro il suo collo.
«Decisamente.»
Provò a sollevarsi ma la bionda la trattenne. «No. Non
muoverti»
«Sono pesante.»
Scosse la testa. Gli occhi cerulei si riempirono di dolcezza, prese
il lenzuolo e le coprì entrambe, ritornandosi ad accoccolare
contro la donna che amava.
Nessuna delle due notò la neve scendere morbida e silenziosa.
.
.
Cap.10: Il rapimento!
.
La mattina dopo si svegliarono nella stessa posizione in cui si erano
addormentate. Luc si spostò sulla schiena rabbrividendo appena
quando la sua pelle incontrò le lenzuola, Allison ancora addormentata
si girò istintivamente alla ricerca di quel corpo caldo che
le aveva fatto da coperta per tutta la notte.
Luc sorrise e la strinse a se.
Stava per appisolarsi nuovamente quando il campanello della porta
suonò fastidioso.
«Allison?»
La bionda brontolò qualcosa di incomprensibile.
«Al tesoro, la porta.»
Scosse la testa. «E va bene. Mi sa che devo andare io.»
Si alzò e si infilò la vestaglia uscendo dalla stanza,
avvolta in un piacevole torpore, con riluttanza.
Quando apre la porta si trova davanti due occhi che la fissano con
rabbia.
«Kate?» dice sorpresa. Era l’ultima persona che
si aspettava di trovarsi davanti.
La donna la guardava scuotendo leggermente la testa, con il volto
distorto in un espressione di disgusto.
«Quando ho saputo, non volevo crederci. Invece è vero.
State insieme.»
Luc non disse nulla, si limitò a spostarsi per farla passare.
«Vado a svegliare Al.» disse dirigendosi verso la camera
da letto.
Kate si guardava intorno sentendosi a disagio a casa della sua stessa
sorella, in giro erano sparsi oggetti che lei non aveva mai visto.
Con un sorriso amaro pensò che quando stava con Chris non aveva
mai lasciato nulla a casa sua. E non aveva mai aperto la porta mezzo
nudo reduce di una notte poco tranquilla.
Con Luc si comporta in maniera diversa. Anche il suo sguardo è
diverso…
I suoi pensieri vennero interrotti dall’ingresso di sua sorella
ancora semi addormentata. Aveva gli occhi socchiusi e lucidi, in uno
sguardo estremamente cupo.
«Ciao.» sussurrò senza troppo entusiasmo.
«Al…»
«Lasciami indovinare. Ieri sera ti ha chiamato la mamma per
chiederti di farmi ragionare.»
«Loro vogliono solo…» non sapeva cosa dirle, quella
mattina era decisa a farle una bella lavata di capo, ma entrando in
casa aveva percepito qualcosa di diverso, come un calore. Non avrebbe
saputo spiegarlo, e ora si trovava a fissare le sorella con lo sguardo
lucido percependo la sua rabbia e la sua delusione.
«Solo cosa? Che lasci la persona che amo solo perché
è una donna! Che rinunci alla cosa più importante della
mia vita perché questo rapporto è considerato contro
natura?! Beh sorellina lascia che ti dica una cosa, non c’è
nulla di male, o di strano! Io non ho intenzione di sentire le vostre
stronzate sulla chiesa e la società!»
Aveva sputato tutto con impeto e violenza, non era riuscita a trattenersi.
Ora anche Kate si stava infiammando. «Tu pensi veramente che
questo rapporto sia normale? Cosa pensi che diranno gli altri quando
lo sapranno. Vuoi davvero rinunciare alla tua vita per lei? Perché
sai vero che la decisione che prenderai potrà cambiare i rapporti
che hai con mamma e papà?»
Allison annuisce. «Si lo so. Kate io ho fatto la mia scelta.
Rovinare i rapporti con voi non dipende da me, è una cosa che
avete voluto voi.»
«Vuoi davvero abbandonare la tua famiglia e i tuoi amici?»
sussurra con voce rotta dal pianto.
«Se questo è il prezzo da pagare. Si.» Allison
non è mai stata più seria in vita sua.
Ora Kate piange apertamente. «No… Ma ti rendi conto di
quello che dici?»
Allison continua a fissarla severa, le lacrime non vogliono trovare
spazio, non si sarebbe fatta vedere triste da lei.
«Kate, io non voglio lasciarvi. Ma non lascerò nemmeno
Luc. Ma come fai a non capire? Io la amo al di sopra di tutto.»
addolcisce leggermente lo sguardo.
«Vi conoscete da due settimane! Come fai ad esserne sicura?»
Allison abbozza un sorriso.
«Non ho mai provato per qualcuno nulla di simile. È una
cosa speciale.
Sai quando guardi una persona e ti senti invasa da una completezza
assoluta, anche se non l’hai mai vista senti che puoi fidarti
che è parte di te. La tua Anima Gemella. È come essere
catapultati in un altro mondo, fatto di emozioni così forti
che ti lasciano stordita. E ti senti protetta, avvolta da un calore
inspiegabile. La guardi negli occhi e vedi riflesso il tuo spirito,
la tua essenza. In un attimo hai la certezza che da incompleto sei
diventato un intero.»
Kate la guarda allibita. Quello che ha appena detto l’ha colpita
come un pugno in un occhio, lei non immagina nemmeno che cosa voglia
dire. Non ha mai provato nulla di neanche lontanamente simile.
«E tu provi questo ogni volta che la guardi?»
Annuisce convinta. «Ogni volta.»
Kate non può più dire nulla, sa che qualunque cosa è
inutile. Adesso non sa più neppure perché considerava
tanto orrenda quella relazione, sa solo che darebbe un braccio per
provare per un solo secondo quello che prova la sorella per quella
donna.
Si volta e si dirige verso la porta. Allison accenna a muoversi, ma
poi cambia idea e si blocca.
Prima che chiuda la porta alle sue spalle Kate riesce a sussurrare
solo un flebile: «Mi dispiace.»
.
.
Allison sente il tocco leggero di Luc e si volta sorridendo leggermente.
«Quello che hai detto…»
«È solo la verità.» le asciuga una lacrima
che scivola senza controllo.
«Penso che l’hai colpita. Hai visto che occhi… forse
potrà accettarlo.»
«Speriamo.»
Luc ricambia il sorriso che assume una sfumatura amara. «Un
giorno potresti pentirtene.»
«No, questo non può succedere. Qualunque cosa accada
io non mi pentirò mai di quello che ho fatto.»
Luc si china e la bacia. «Io farò in modo che sia sempre
così.»
Dopo qualche minuto in cui si erano cimentate in un tenerissimo abbraccio
Luc si staccò appena, tenendo sempre le mani allacciate intorno
al suo collo.
Ora era divertimento quello Al poteva leggere nel profondo di quell’azzurro.
«Quanto tempo ti serve per preparare una valigia?»
La bionda la fissò senza capire. «Cosa?»
«Anche se non è iniziato come previsto, ti avevo promesso
un week-end rilassante.»
«E la valigia?»
Luc allarga il suo sorriso. «Se vuoi puoi anche non portarla.
Per quello che ho in mente i vestiti non ti serviranno.»
Allison le lanciò uno sguardo malizioso. «Ah. E quali
vestiti esattamente non mi serviranno?»
«Diciamo vestiti pesanti.»
«Amore siamo in inverno. Non è che mi posso portare il
costume.»
La mora fece una smorfia. «Davvero spiritosa. Ce la fai a passarmi
a prendere tra un’ora a casa mia?»
«Come mai vuoi che ti passi a prendere io?» chiese sorpresa.
«La mia auto non è adatta.»
«Ecco ora si spiega!»
«Cosa?»
«Perché hai fatto riparare la mia macchina. Fa tutto
parte di un tuo piano.» disse con ironia e felicità.
Gli occhi cerulei brillarono. «Ma brava! Allora pensi di riuscirci?»
Allison la colpì finta offesa. «Ti farò vedere
che magnifica autista che sono.»
«Splendido.»
Luc si staccò del tutto e andò a vestirsi. Dieci minuti
dopo era in strada con l’espressione più soddisfatta
che avesse mai avuto, lasciando dietro di lei una Allison piacevolmente
incuriosita a fare la valigia.
.
All’ora stabilita Allison si trova sotto il palazzo di Luc aspettandola
seduta sul cofano. Quando la vide portandosi dietro un piccolo borsone,
il suo viso si illumina. Sta morendo di curiosità.
Le da un leggero bacio e poi si dirige al posto di guida.
«Che fai?» chiede Allison con le ciglia aggrottate.
Luc risponde come se fosse ovvio. «Guido io, no?»
«Perché?»
«Per prima cosa non sai dove dobbiamo andare.» Allison
sta per intervenire, ma Luc continua bloccandola appena in tempo.
«E secondo io guido meglio.»
«Ma se non mi hai visto guidare!»
L’occhiata che riceve è abbastanza eloquente da farle
alzare le mani in segno di resa.
«Va bene, va bene.» le lancia le chiavi e entra sbuffando
sonoramente con il volto imbronciato.
«Grazie» risponde soddisfatta partendo con una sgommata.
.
Dopo una buona mezz’ora hanno lasciato la caotica città,
per inoltrarsi in una strada di montagna, che a giudicare dagli scossoni
era stata asfaltata qualcosa come un ventennio prima.
Finalmente Allison si rende conto del perché la Ferrari non
era adatta. Abbozza un sorriso e scuote la testa. Luc non avrebbe
mai permesso che la sua bambina solcasse quell’abominio rischiando
di procurarle chissà quale danno.
Il paesaggio le è familiare, ma non riesce ancora a capire
dove la compagna voglia portarla. Sentirsi all’oscuro di tutto,
completamente in balia di un altro da un lato la infastidiva, ma dall’altro
la inebriava, la eccitava.
«Potresti dirmi dove stiamo andando?» chiede vedendola
girare in un sentiero tra i boschi.
«No.»
Luc si sta concentrando per ricordare la strada esatta, non vuole
altri fuori programma.
«Hai intenzione di uccidermi e di lasciare il mio cadavere nei
boschi?»
Luc scoppia a ridere. «Guardi troppi film!»
«Da quando sto con te non ho idea di cosa sia un film!»
tenta di mantenere un tono serio e accusatorio, ma non può
impedire agli occhi di brillare di divertimento.
«Non ho mai sentito obiezioni.» risponde voltando leggermente
la testa.
Allison arrossisce appena colpendola scherzosamente sul braccio.
«Non ti facevo così timida.»
Allison si rilassa sul sediolino, ormai ha completamente rinunciato
a farsi dire qualunque cosa, tanto vale godersi il resto del viaggio.
«Lo sono. Solo non con te. È strano, ma mi sono sentita
a mio agio dal primo istante in cui ti ho visto.»
Luc sorride soddisfatta. «Lo so. Io ho provato lo stesso. Sei
stata la prima a cui ho detto di me, e della mia vita.»
«Grazie.» soffia sognante.
«Di cosa?»
Allison si appoggia lentamente sulla sua spalla. «Di amarmi.»
Dopo un’altra mezz’ora la strada si apre in una meravigliosa
radura. Un piccolo cottage di legno faceva bella mostra su un lato
di quel piccolo pezzo di paradiso, mentre davanti a loro un laghetto
ghiacciato, il tutto circondato dalle montagne innevate, come tutto
il resto.
Allison scese dall’auto e rimase completamente senza parole.
Sentì la presenza di Luc al suo fianco e si voltò per
rivolgerle lo sguardo più sorpreso che avesse.
«Questa era la casa di mia nonna.» disse con un sorriso
nostalgico.
Allison le prese la mano. «È fantastico.»
«Vieni, ti faccio vedere dentro.»
La casa non era molto grande, ma ti trasmetteva un senso di calore
unico.
Tutto fatto di legno dava l’impressione di essere tornati indietro
di cinquant’anni, nel cucinino c’era lo stretto indispensabile,
mentre il salone era composto da una tavola, un caminetto e un divano
che doveva essere molto comodo. Allison sorrise.
Magari dopo possiamo provarlo.
Delle scale ti portavano di sopra, dove c’era un’enorme
camera da letto e un bagno, semplice, ma funzionale.
«Ci dovremo accontentare della doccia.»
Allison finse un’espressione dispiaciuta. «Beh vorrà
dire che il bagno verrà sostituito dal divano.»
Luc la fissò per un attimo interdetta, poi scoppiò a
ridere. «Sei una peste!»
L’attirò a se facendo aderire i loro corpi e la baciò,
con passione e desiderio.
«Allora? Ti piace?»
«Si. È un posto magico.» affermò sicura
seguendo Luc sul divano, dove si accoccolò sulle gambe della
compagna.
«Sai quando ero piccola questo era il mio rifugio segreto. Venivo
spesso, mia nonna mi faceva delle torte di mele eccezionali!»
«Ti ha insegnato lei a cucinare?»
«Si. Ma non dirlo in giro, ho una reputazione io!»
Allison sorrise completamente rilassata dal tocco leggero di Luc sui
suoi capelli.
Luc continuò. «Lei mi ha aiutata molto a superare l’infanzia.
Quando mio padre ci abbandonò, prima di incontrare John. È
sempre stata lì per me, ogni volta che ne avevo bisogno.»
Una lacrima le abbandonò gli occhi cerulei. Allison gliela
asciugò senza dire nulla, il sorriso più innamorato
che avesse completamente ricambiato da Luc, che ora la fissava persa.
«Sai penso che ti avrebbe adorato. Siete molto simili. La stessa
forza, la stessa audacia, la stessa dolcezza, per non parlare della
testardaggine!»
«Per non parlare del fatto che amiamo la stessa persona infinitamente.
Anche se in maniera diversa!» aggiunse Al con un sorriso, leggermente
imbarazzata dai complimenti.
Luc annuì. «Lei è stata la mia guida per tanto
tempo. E ora ci sei tu. Sei il mio punto fermo Al. Ti amo.»
La bionda non ebbe il tempo per reagire che si ritrovò travolta
da un bacio mozzafiato, che durò per diversi minuti.
Quando si separarono il cottage, il lago ghiacciato e le montagne,
per quanto meravigliosi possano essere, erano completamente scomparsi.
.
Senza dire una parola Luc le tolse il maglione che volò in
un angolo, seguito dalla sua maglia. Allison ridacchiò, Luc
le stava solleticando il collo con la lingua, mentre lei gli sbottonava
la camicia e la mandava a fare compagnia alle maglie.
Inarcò la schiena quando le mani della bionda andarono a stuzzicarle
il seno sopra il tessuto del reggiseno, si stese lasciando che lei
continuasse quelle delicate carezze.
Ormai era partita per la tangente.
Con un movimento fluido Allison scese a baciarle il collo per poi
continuare la sua strada lungo lo sterno, Luc si tolse il reggiseno
con impazienza e subito il tessuto venne sostituito dalle labbra morbide
della compagna, che le lambì un capezzolo mordicchiandolo leggermente,
facendola gemere senza ritegno.
Luc la richiamò a se e Allison risalì lasciando una
scia umida che arrestò la sua corsa appena incontrata la lingua
ardente, che le si avvinghiò in una danza erotica.
Con il respiro appesantito dall’eccitazione e il cuore in fibrillazione,
Luc le sfilò la maglia a collo alto e il reggiseno.
Un guizzò di apprezzamento le balenò nello sguardo azzurro.
Allison sorrise e tornò a scendere su quel collo sottile, insinuando
la lingua in un punto sotto l’orecchio estremamente sensibile,
mentre le dita della compagna le solcavano la schiena disegnando figure
immaginarie.
La bionda si sfilò le scarpe che caddero sul pavimento con
un tonfo, con qualche difficoltà dovuta alla posizione schiacciata
tra il divano e la compagna, anche Luc si tolse le sue.
Allison si alzò e si levò i jeans con un sorriso furbo,
mentre Luc la guardava estasiata senza muoversi.
Boccheggiò per qualche secondo come se l’aria le fosse
mancata.
«Sei una visone.» sussurrò con voce roca.
Arrossendo appena allo sguardo insistente che le veniva rivolto si
chinò a darle un leggero bacio per poi finire di spogliarla.
«Mi piace il tuo tatuaggio.» mormorò prima di calcarne
i contorni con la lingua.
Scendeva sempre di più, lentamente, fin troppo lentamente,
per i gusti Luc, che si ritrovava ansante, sudata e fin troppo eccitata.
Sentì la compagna sorridere contro la sua coscia, soddisfatta
per averla portato a quel livello.
Piccola strega…
«Al… fa qualcosa…» ansimò al massimo
della disperazione.
La bionda allargò il sorriso. «Oh sta tranquilla, ne
ho tutte le intenzioni.»
Luc trattenne bruscamente il fiato quando la lingua della compagna
iniziò a giocare con il suo clitoride, tutte le sue emozioni
erano concentrate lì, ogni atomo teso allo spasmo godendo immensamente.
Con un ultima poderosa spinta Luc raggiunse le vette dell’estasi.
Gemendo senza pudore il nome di colei che le aveva procurato tutto
quel piacere.
Allison risalì soddisfatta, strusciandosi contro il ventre
piatto della compagna.
«Questa.. me.. la.. paghi..»
Non aveva più fiato, e non aveva in mente nient’altro
che non fosse quel corpo morbido posato contro il suo.
Con un movimento brusco che per poco non le fece cadere, Luc ribaltò
le posizioni.
«Ora sei in mio potere. Farò di te ciò che voglio.»
un ghigno malizioso si formò sul suo volto.
Allison socchiuse gli occhi. «Che cosa stai aspettando allora?»
Luc non le fece dire altro.
Carezzò, baciò, leccò ogni punto sensibile di
quel corpo, che si contorceva tra le sue braccia, fino ad arrivare
dove era più desiderata. Venne accolta con un calore umido
che le mandò momentaneamente in tilt il cervello, si riscosse
sentendo i mugolii di piacere provenienti da Allison.
Un sorriso maligno le deformò per un attimo i tratti. Si fermò
senza preavviso, un secondo prima che la compagna venisse.
«Luc!» gridò indignata.
La mora la guardava negli occhi incupiti dalla passione e sorrideva
con aria innocente.
Un lampo balenò nel suo sguardo.
Per un secondo aveva avuto l’idea di fermarsi del tutto, ma
quella vista... avrebbe fatto resuscitare i morti, figuriamoci lei
che non solo era viva ma anche piuttosto eccitata e per di più
innamorata.
Era come mettere un bambino davanti una fontana di cioccolata e dirgli:
tieni è tutta tua.
Non sarebbe resistita nemmeno due secondi a quella visione.
Caschetto biondo arruffato, guance arrossate, capezzoli inturgiditi,
e il suo desiderio che aspettava solo di essere bevuto.
Con un ringhio affondò in quel corpo.
Anche Allison ringhiò, inarcando la schiena facendo aderire
meglio le loro pelli sudate, sentendo le scariche attraversarle ogni
cellula riempendola tutta.
.
Quando Allison si svegliò doveva essere passata qualche ora,
il sole stava tramontando e nella casa si sentiva il crepitio del
fuoco che bruciava allegro nel camino.
Si sollevò appena sul braccio, mantenendo il plaid che la copriva
con l’altro e vide Luc impegnata a ravvivare la fiamma, coperta
da un enorme maglione che le arrivava a metà coscia.
«Ciao.»
La mora si voltò e sorrise. «Ben svegliata!»
«Mmm. Ma quanto ho dormito?»
Luc si alzò e si accomodò accanto a lei, che non aveva
ancora accennato ad alzarsi.
«Un po’. Abbiamo saltato il pranzo, è quasi ora
di cena.»
Allison le sorrise maliziosa. «Mai stata più felice di
saltare un pasto.»
Il suo stomaco non doveva essere d’accordo visto che brontolò
rumorosamente proprio mentre Luc si chinava verso le sue labbra.
La mora scoppiò a ridere. «Vedo che qualcuno non è
d’accordo! Tra poco la cena sarà pronta, perché
non ti vai a fare una bella doccia calda nel frattempo. Ti vedo un
po’ sbattuta.» disse scompigliandole amorevolmente la
frangetta.
«Come se ne fossi dispiaciuta.» mormorò a mezza
bocca mentre si rivestiva velocemente.
L’unica risposta che ottenne da Luc fu un sorriso beato.