DESTINY
di
Carmen
(parte
settima)
Cap.7: Reveletion of the Soulmates
Il viaggio fu silenzioso. Dopo aver dato l’indirizzo di May
e averla lasciata a casa a due genitori in lacrime preoccupati per
la sorte della loro bambina, si stavano dirigendo verso casa di Chloe,
che stava in silenzio nel piccolo spazio riservato ai sediolini posteriori
della Ferrari.
La ragazza si immaginava già la scenata che la madre avrebbe
fatto, e mai come quella volta avrebbe accettato ogni punizione con
piacere, perché quella che stava per avere quella sera non
le era mai sembrata più terrificante.
Ringraziò ancora una volta il cielo per averle mandato Allison
in soccorso, anche se si era stupita non poco di trovarla a quell’ora
in un posto del genere, ma comunque non è che aveva molta voglia
di analizzare la vita privata delle migliore amica di sua madre.
Allison seduta davanti guardava il paesaggio cittadino che sfrecciava
davanti ai suoi occhi.
Era molto tardi, quindi le strade erano deserte e la Ferrari non aveva
nessuna difficoltà a sfrecciare sull’asfalto con un rombo
assordante.
Non aveva mai immaginato di trovare Chloe lì.
Crisi adolescenziali del cazzo!
«Come hai fatto ad entrare?»
Luc ruppe il silenzio, lanciando uno sguardo alla ragazzina attraverso
lo specchietto retrovisore.
«Suppongo che sei minorenne.»
Chloe affondò la testa nelle spalle imbarazzata da quello sguardo
così freddo, duro, azzurro…
Quegli occhi incutevano timore.
«Beh ecco…» arrossì non avendo il coraggio
di concludere la frase.
Allison ringhiò. «Avete flirtato con il buttafuori?!
Ma siete impazzite!»
Luc aggrottò le sopracciglia, avrebbe fatto un bel discorsetto
a Paul.
Chloe abbassò ancora di più la testa, non aveva mai
visto Allison così arrabbiata. Solitamente trasmetteva un senso
di quiete e calma impressionante, ma ora…
Per non parlare di come aveva steso quei due. Incredibile!
.
La Ferrari si fermò davanti al vialetto di un piccolo villino.
Allison scese seguita da Chloe e da Luc.
Non ebbero nemmeno bisogno di bussare che una furia in vestaglia aprì
la porta di scatto.
«Oh Signore ti ringrazio!»
Gina abbracciò la figlia con trasporto. Chloe si stupì
non poco del comportamento della madre, si sarebbe aspettata uno schiaffo,
una bella ramanzina.
«Mamma… Scusa.» ricambiò l’abbraccio.
Gina si staccò con le lacrime agli occhi. «Mi hai fatto
venire un infarto. Non farlo mai più! Ora va a dormire, ne
riparliamo domai.»
Chloe si avviò su per le scale, quando la voce della madre
la bloccò.
«Considerati in punizione fino al diploma!»
.
Gina sorrise ad Allison. «Grazie per avermela riportata.»
«Figurati.»
La rossa ora fissava Luc curiosa. Allison accortasi della situazione
si apprestò a fare le presentazioni.
«Ah, scusami. Questa è Luc. Luc lei è Gina, lavoriamo
insieme.»
«Piacere.» mormorò la bruna abbozzando un sorriso,
che non le riuscì molto bene.
Gina sorrise allegramente, le lacrime erano sparite dai suoi occhi.
«Si, mi ricordo. Sei venuta a prendere Al a scuola un paio di
giorni fa.»
Lanciò uno sguardo alla Ferrari. «Si, sei decisamente
tu! Ma prego entrate, vi offro un caffè.»
Allison provò a protestare. «Gina è tardi. Domani
dobbiamo andare a scuola.»
Luc non si era mossa di un centimetro, quella donna le ricordava in
maniera impressionante sua madre. Quante volte era scappata di casa
ritornando solo la mattina dopo ubriaca o con i segni di una rissa.
E sua madre reagiva sempre allo stesso modo. L’abbracciava tra
le lacrime, felice di vederla sana e salva e poi le propinava punizioni
assurde che lei puntualmente evitava.
«Cinque minuti non fanno molta differenza. E poi con quella
impiegherete la metà del tempo per andare ovunque!»
.
Luc si guardava intorno respirando l’aria di quella casa vissuta
in ogni suo più piccolo dettaglio.
Era seduta in cucina con una tazza di caffè fumante davanti.
Dopo quello che ho bevuto stasera mi ci vuole proprio.
Gina fissava tristemente la sua tazza.
«Non so cosa fare con lei. Ho provato di tutto, eppure non sembra
servito a nulla.»
Allison posò delicatamente una mano sulla spalla dell’amica.
«È solo il periodo dell’adolescenza. Presto passerà,
vedrai.»
La rossa abbozzò un sorriso amaro. «Stasera se non foste
arrivate voi non so che cosa sarebbe potuto accadere.»
Luc prese una lunga sorsata del liquido nero, fece una smorfia.
Troppo dolce!
«Vuole attirare la tua attenzione. Si sente esclusa, diversa,
magari anche in colpa, per la mancanza del padre.»
Allison fissò Luc sorpresa, non si sarebbe aspettata che dicesse
qualcosa.
«Ma io le ho parlato…»
Luc scrollò le spalle. «È una strada che deve
affrontare da sola. Credo che quello che è accaduto stasera
l’abbia colpita particolarmente. La prossima volta ci penserà
due volte prima di fuggire.»
«Già, lo penso anch’io. Ma ora basta parlare di
questo. Allora da quanto vi conoscete?»
Allison ingoiò una lunga sorsata di caffè. «Da
un po’.» disse vaga.
«Sai Luc forse tu lo sai. A me non ha voluto dire nulla.»
La bruna la fissò senza capire. «Cosa?»
«Conosci il suo nuovo ragazzo?»
Due paia di occhi chiari si spalancarono increduli.
«Gina!»
«Ah, allora lo sai! Avanti dimmi, che tipo è?»
chiese esuberante a Luc ignorando Allison di proposito.
«Smettila Gina!»
La rossa sbuffò. «Andiamo Al, voglio solo sapere come
si chiama, com’è fatto. Non voglio mica sapere i dettagli
piccanti delle vostre notti di sesso sfrenato!»
Luc si mise una mano davanti alla bocca per trattenere le risate che
lottavano prepotentemente per uscire.
I dettagli piccanti delle notti di sesso sfrenato!
Però, e io che pensavo che fosse Tony a non avere peli sulla
lingua!
Allison era arrossita furiosamente. «Ma che diavolo dici!»
Luc fece uno colpetto di tosse per riprendere il controllo. «Vedi
Gina, posso solo dirti che è un tipo piuttosto focoso!»
Allison era incredula. Era impazzita! O del tutto sbronza!
«Dai segni sul collo lo immaginavo.»
Luc annuì saggiamente con foga.
«Ma che state dicendo!» Allison aveva un colorito che
si stava avvicinando al cremisi.
Luc la guardò con aria innocente. «Che c’è
hai la febbre? Sei tutta rossa.»
«Ti stai vendicando per quello che ho detto a Tony!» disse
come colta da una folgorazione!
Luc rise. «Non avrai mica pensato che l’avresti passata
liscia.»
La bionda la fissò con aria truce. «Questa giuro che
me la paghi.»
Gina le guardava senza capire bene che cosa fosse quel piccolo battibecco.
Erano strane. Specialmente Allison.
Scosse la testa divertita. Doveva esserci un bel rapporto tra quelle
due.
.
Nella stanza buia un uomo seduto ad una scrivania fissava il ragazzo
davanti a lui. Non si poteva vedere nulla del suo aspetto, solo due
occhi freddi risplendevano quasi nell’oscurità.
Chris guardava l’uomo con un senso di disagio crescente. Una
goccia di sudore scese lungo la sua schiena facendolo rabbrividire.
«Allora?» aveva provato a mantenere il tono della voce
duro e fermo, ma dubitava di esserci riuscito.
«Va bene, accetto. Ma questo le costerà un bel po’
di soldi.»
Chris si concesse di lasciare andare il fiato, che non si era accorto
di trattenere.
«Non è un problema. Mi raccomando massima discrezione,
non deve sospettare di nulla.»
«Stia tranquillo la sua fidanzata non si accorgerà di
nulla.»
Chris annuì. «Bene. Mi raccomando alla donna bruna, voglio
sapere tutto di lei. E voglio sapere se frequenta un altro uomo.»
L’uomo aggrottò le sopracciglia infastidito. Quel pivellino
gli voleva dire come fare il suo lavoro.
«So cosa devo fare, sono un professionista.»
«Sono certo che non mi deluderà signor Liev. Dicono che
sia il migliore.»
Un lampo d’orgoglio passò nello sguardo dell’uomo.
«Dicono la verità.»
Chris si allontanò dall’ufficio di Liev Krusho con un
peso nel cuore. Non era certo di stare facendo la cosa giusta.
Era certo però che le risposte alle sue domande stessero in
quella donna misteriosa che era apparsa all’improvviso nella
vita di Allison.
Scoprirò chi sei e poi mi riprenderò Allison…
.
Nello studio l’uomo rimasto solo fissava la foto di una ragazza
sorridente.
Aggrottò le sopraciglia. Le donne erano un vero problema per
gli uomini.
Sapevano stregarti con uno sguardo e farti fare cose impossibili,
e impensabili. Come quel damerino che aveva appena sborsato una quantità
impressionante di denaro solo per scoprire la vita segreta di quella
ragazza.
Sorrise, dubitava che un angioletto del genere potesse avere degli
scheletri nell’armadio, ma chissà a volte è proprio
sulle persone più insospettabili che si scoprono i segreti
più piccanti.
Pensando ai dettagli piccanti gli venne in mente la descrizione, piuttosto
grossolana che il suo cliente aveva fatto della donna misteriosa.
Alta, bruna con due occhi azzurro cielo che sapevano gelarti il sangue
nelle vene.
Saprei io che farci con un tipino del genere…
Le ricordava qualcuno, qualcuno che conosceva bene, e che sicuramente
non poteva avere nulla a che fare con quella gente snob e altolocata,
specialmente se si trattava di fare amicizia con una di queste.
Scoppiò in una risata sguaiata e poggiò con noncuranza
i piedi sulla scrivania.
No, è proprio impossibile!
Afferrò il telefono e compose velocemente un numero che, con
disappunto, era diventato uno dei più chiamati.
Dopo qualche squillo una voce assonnata rispose. «Che cazzo
vuoi a quest’ora!»
«Devi trovarmi tutto su una certa Allison Lovelace. E quando
dico tutto intendo tutto.»
«Non potevi chiamare domani?» disse infastidito. Era andato
a letto mezz’ora prima.
«No. È urgente.»
Sentì uno sbuffo spazientito e poi un trafficare di carte.
«Bene. Lovlace.» sillabò prendendo appunti su un
angolo di un giornale.
«Scopri anche chi è una certa brunetta che le ronza intorno.
È alta, con gli occhi azzurri e un bel caratterino di fuoco.»
Una risata eruppe dall’altro capo della linea. «Stai scherzando
vero? Ma che stronzate dici!»
«Non è lei.» affermò sicuro, anche se…
«Lo spero. Quella ci fa il culo. Sai stasera ha portato la sua
nuova fiamma al locale.»
Liev sembrò interessarsi. «Ma bene, e com’è?»
«Ha un culo da paura! Mamma mia un vero spreco!»
I due uomini risero. «Mi raccomando con questo lavoro. Ti mando
una sua foto domani mattina»
O tra qualche ora.
«Si, si non preoccuparti. Però ora fammi dormire che
sono distrutto!»
Liev scosse la testa. Che mollaccione.
«Sei una checca Paul.» stanco solo per stare in piedi
davanti ad una porta a impedire ad una banda di impasticcati di evitare
la fila.
«E tu uno stronzo!»
Attaccò il telefono con un gesto rabbioso, mentre fuori albeggiava.
.
.
Una leggera nebbiolina era salita e rendeva l’aria tutt’intorno
più suggestiva di quanto non fosse. Luc aveva deciso di fare
una piccola deviazione.
Tanto ormai la nottata è andata.
Fermò la macchina sulla collinetta poco fuori città,
molti ragazzi andavano lì per passare qualche ora in compagnia
delle proprie fidanzatine.
Allison le lanciò uno sguardo tra lo stupito e il divertito.
«Non farti venire strane idee. Vieni.»
Si appoggiò al cofano della macchina portando Allison davanti
a se e poggiò il mento sulla sua spalla. Da lì avevano
una vista meravigliosa, tutta la città era ai loro piedi e
lo spettacolo del mare in lontananza che si stava tingendo degli spettacolari
colori dell’alba unito ad un cielo roseo fecero trattenere il
fiato per un attimo ad Allison.
È magnifico…
Luc sorrise contro il suo collo assaporando quel profumo così
buono del quale non poteva più fare a meno. Sospirò.
Mi sento una drogata.
«Ti piace?»
Allison annuì senza distogliere lo sguardo. «È
perfetto.»
«Tu sei perfetta.»
Si voltò appena dandole un bacio leggero.
Luc deglutì a vuoto un paio di volte, si era incantata a fissare
quelle due pozze verdi che ora le stavano riservano lo sguardo più
dolce e pieno d’amore che avesse mai ricevuto in vita sua.
Si sentiva sopraffatta da quello che provava in quel momento, era
così profondo, rassicurante, diverso…
«Allison?» sussurrò appena tremando leggermente
quando il suo respiro le sfiorò il viso.
«Mmm?»
«Vedi, io, io lo so che forse è un po’ presto.»
si diede mentalmente della stupida. Lei non balbettava, diceva le
cose diritta e sicura e come andava, andava.
Ma ora…
Chiuse gli occhi come per trovare dentro di se il coraggio e continuò
dopo un profondo sospiro. «Solitamente non lo dico così,
anzi non lo dico mai a nessuno….»
«Ti amo.»
Luc sgranò gli occhi. La semplicità con cui lo aveva
detto la commosse, una lacrima le solcò il volto.
«Anch’io. Anch’io ti amo.»
Allison cacciò il respiro che aveva trattenuto per quei pochi
secondi e abbracciò Luc con trasporto, raccogliendo con avidità
il suo bacio.
In quel momento l’alba, i giochi di luce del mare e la città
erano scomparsi.
C’erano solo loro, e quel sentimento così grande che
mai avrebbero immaginato di provare per qualcuno.
.
Solo nella vera essenza dell’amore l’unione di due spiriti
sarà completa e indissolubile.
Il sole di un nuovo giorno aprirà la strada alla vita vera,
unico testimone, sommo giudice e sola guida per gli uomini che avranno
il coraggio di affrontare il loro destino. Piegarlo al loro volere,
erigerlo sulle basi delle loro convinzioni.
E in questa nuova luce che due diventano uno, inscindibili.
Come il giorno e la notte, divisi in apparenza, ma complementari e
sempre uniti.
L’amore è la verità, la forza e la grandezza dell’anima.
.
Quando si staccarono avevano gli occhi pieni di lacrime, erano invase
da una felicità assoluta.
«Sei la cosa migliore che mi sia mai capitata.»
Allison affondò il viso nel collo di Luc per tentare di nascondere
il fiume che scorreva sulle sue gote leggermente rosse.
«No mi sono mai sentita così in tutta la mia vita.»
«Lo so, lo so. Tranquilla, d’ora in poi non ti lascerò
mai.» Luc carezzava dolcemente il caschetto biondo della compagna
tentando di far cessare quel mare di singhiozzi, dovendo lei stessa
trattenersi per non scoppiare in lacrime come una bambina.
Allison alzò lo sguardo. Due occhi verdi enormi lucidi fecero
mancare per un attimo il respiro a Luc.
«Sei troppo bella per essere vera.»
La mora abbozza un sorriso. «Non credo di meritarti.»
Allison le chiude la bocca con un bacio che vuole trasmetterle tutta
la sua essenza, Luc la stringe come se volesse fondere i loro corpi.
Lentamente il bacio si approfondisce, le lingue danzano sensuali e
le mani corrono leggere, facendole fremere nonostante i cappotti.
«Andiamo a casa.» mormora Allison a fatica travolta dalla
passione.
.
Luc aprì la porta con qualche difficoltà, non separando
mai le loro labbra tranne che per prendere brevi boccate d’ossigeno.
Si stavano praticamente divorando, Luc sentiva i denti della compagna
morderla, e questo aumentava ancora di più la sua eccitazione.
Si desideravano a tal punto che per poco non si strappavano i vestiti
nell’ascensore, e c’era voluto veramente poco. Il solo
sfiorarla attraverso i pantaloni aveva fatto urlare di piacere Allison,
che non era riuscita a trattenersi.
Non poteva, e soprattutto non voleva reprimere i gemiti che stava
provando. Si sentiva una pentola a pressione pronta ad esplodere.
Con ogni probabilità sarebbe venuta non appena Luc le avesse
sfilato i pantaloni, cosa che sperava avvenisse al più presto.
Luc con un gesto fulmineo alzò Allison da terra chiudendo la
porta con un calcio ben assestato. Di peso la gettò sul divano,
non ce l’avrebbe fatta ad arrivare fino in camera da letto.
Quasi senza rendersene conto si sfilarono i giubbini e le scarpe con
movimenti veloci e impazienti, sentendo il respiro farsi più
pesante a ogni secondo che passava.
Oh mio Dio…
Allison non riusciva a pensare a nient’altro che non fosse la
necessità di strapparle i vestiti di dosso, doveva sentire
la sua pelle sulla sua, i loro umori mischiarsi.
«Questi via.» soffiò sfilandole la maglia e il
top in un solo fluido gesto.
Luc era completamente persa, appena conscia che se continuavano così
avrebbe perso del tutto il controllo, se ancora ne avesse conservato
un briciolo.
Seguendo l’istinto selvaggio e indomito che le ha interamente
possedute, si finiscono di togliere i vestiti, e si ritrovano nude,
avvinghiate in un abbraccio quasi disperato sul divano che non è
mai sembrato più grande. Si annullano l’una nell’altra,
si perdono in quel vortice che ormai le ha travolte, e dalla quale
non c’è la minima possibilità di uscirne, anche
se quella è una cosa che non ha minimamente sfiorato la mente
delle due.
Le loro mani viaggiano lungo le forme sinuose e sudate, Luc scende
lentamente lasciando una leggera scia umida. Quasi con violenza le
morde un capezzolo e questo provoca alla compagna numerose fitte di
piacere che le attraversano la schiena, mentre con la bocca è
intenta a succhiare avidamente le abbondanti curve, le sue mani continuano
a scendere trovando finalmente il loro posto, accolte da altre labbra
pronte e bagnate. Per lei, solo per lei…
Allison si morde l’interno della guancia, mentre le dita di
Luc entrano ed escono in lei con movimenti rapidi, studiati per darle
il massimo del piacere. Senza accorgersene affonda le unghia nella
carne scavando lunghi solchi rossi, Luc alza la testa e chiude gli
occhi distorcendo il viso in una smorfia di puro piacere, che Allison
non può vedere.
L’intensità dei gemiti e degli ansiti sale fino all’inverosimile,
per poi perdersi in un ultimo appagante urlo.
Luc respira pesantemente con la testa appoggiata sul ventre teso di
Allison, che si abbassa e alza a ritmo frenetico, incredula di quello
che è appena successo.
Non era mai stata colta da un orgasmo così travolgente, non
era preparata ad affrontarlo.
Era stata privata di ogni energie, come se le fossero state succhiate
via di colpo e sostituite con qualcos’altro di più profondo
e potente. Qualcosa di più… e basta!
Il cuore le batteva furiosamente, la testa le girava leggermente,
riempita da troppe emozioni tutte insieme, e avvertiva un leggero
bruciore sulla schiena, che in quel momento appariva del tutto marginale.
«Mamma mia!» mormora Allison sfiorandole i capelli che
le solleticano leggermente l’ombelico, con un tono di voce estasiato.
«Già. Non ho parole!»
Luc si alza sui gomiti e si perde in quegli smeraldi, colta da un
improvvisa ondata di pienezza che la lascia più spossata e
sorpresa di quanto già non fosse.
Un sorriso indecifrabile si apre sul volto della bionda. «E
pensa che non è ancora finita…»
Un lampo di malizia attraversa gli occhi cerulei della donna che accoglie
le labbra di Allison, mai sazia.
Non capisce bene come ma si trova seduta con Allison inginocchiata
a terra che la sta trasportando di nuovo in quel mondo meraviglioso
dove i contorni apparivano sbiaditi e le sensazioni provocate da quella
lingua esperta venivano quintuplicate, lasciandola senza fiato.
Spalanca gli occhi colta dall’orgasmo.
In un attimo si rende conto che quello che stanno facendo in quel
momento è completamente diverso dalle loro precedenti volte.
I loro corpi si parlano e i loro cuori batto all’unisono.
Quello che prova non è solo piacere fisico, ma qualcosa che
va oltre, la eleva ad un livello che lei non aveva mai nemmeno considerato,
al di sopra di tutto, più puro di ogni cosa.
Il mio spirito è solo tuo…
Sei tu, la sola, l’unica.
La metà perfetta del mio cuore.
La mia Anima Gemella…
.
.
Cap.8: I rapporti privati devono rimanete così: Privati!
.
Il sole è ormai alto nel cielo ad illuminare l’enorme
letto dove due figure dormivano beatamente, dopo una nottata ricca
di avvenimenti.
Un braccio uscì dal groviglio di coperte e tastò alla
ricerca di qualcosa che non trovò.
Strano, forse sono dal lato sbagliato del letto.
Il respiro leggero sulla sua spalla la fece sorridere.
No, sono dall’altro lato della città!
Sa che dovrebbe alzarsi, ma non ne ha la forza, ne la voglia. Ancora
cinque minuti…
Si voltò per guardare il volto della compagna, placidamente
addormentato. Le carezza i contorni con l’indice facendo attenzione
a non svegliarla.
È così bella.
Le sfiora leggermente le labbra con le sue. «Ti amo.»
«Anch’io.» Luc apre gli occhi e distende le labbra
in un sorriso.
Allison la fissa con gli occhi che brillano di un verde impossibile.
«Allora eri sveglia?»
«Mi hai svegliato tu.» sussurra accoccolandosi meglio
nell’incavo della spalla della compagna.
«Scusami.»
«Non preoccuparti. Sei autorizzata a svegliarmi così
tutte le mattine.»
«Che ore sono?»
«Troppo presto comunque.» mormora Luc baciandole leggermente
il collo.
Allison alza appena gli occhi e vede l’orario sul display della
sveglia.
L’una!?!
«Porca… è tardissimo!»
Si solleva di scatto tentando di alzarsi, ma Luc l’afferra per
un braccio impedendole di muoversi.
«Dove credi di andare?» ha la testa pesantemente affondata
nei cuscini e solo un occhio aperto che la scruta severa.
«Luc devo chiamare a scuola…»
«Ci ho pensato io.»
«Cosa?»
Luc apre anche l’altro occhio, non si perderebbe l’espressione
scioccata della compagna per niente al mondo.
«Ieri sera ho detto a Gina di avvisare la scuola che non saresti
andata, e che saresti ritornata Lunedì.»
«Vedo che hai pensato a tutto!»
Torna a stendersi tra le coltri, accolta dalle braccia di Luc.
«Si. Da oggi comincia il tuo rapimento.»
«Avevi detto week-end.»
«E chi dice che non possiamo cominciare il week-end il giovedì?»
Allison scosse la testa incredula.
«E per quale motivo mi sono assentata da scuola?» chiede
temendo la risposta.
Luc allarga il suo sorriso. «Sesso sfrenato con il tuo nuovo
ragazzo!»
La bionda scoppia a ridere.
«Andiamo… Stai scherzando! Stai scherzando vero?»
conclude semi preoccupata.
Luc le lancia un’occhiata sbarazzina. «Chissà!
Sai Gina è rimasta veramente colpita quando glielo detto.»
«Tu sei pazza!»
«Si, pazza di te.»
L’attira in un bacio dolce e passionale.
«Sentiamo allora. Quali sono i tuoi piani per questo nostro
primo week-end insieme?»
«Sorpresa…»
«Se è come quella dell’altra volta non oso pensare.»
«Tranquilla, nulla di particolarmente eccessivo. Solo pace,
relax, e tanto, tanto sesso.»
«Mmm. Quest’ultima parte mi piace.»
«Ottimo. Ma prima dobbiamo passare da John.»
Allison la guarda curiosa con occhi da cucciolo chiedendo spiegazioni.
Luc rotea gli occhi. «Inutile che fai così. Non ti dico
niente.»
«È una sfida per caso?» un lampo passa negli occhi
di Allison.
«Perché, speri di battermi?» domanda ironica. Adora
giocare così con lei.
«Puoi giurarci.» afferma sicura sedendosi a cavalcioni
sul suo ventre, lasciando scivolare di proposito il lenzuolo che fino
a poco prima la copriva.
Luc spalanca gli occhi. Apre la bocca come per dire qualcosa, ma le
parole le muoiono in gola, è una visione.
Lo squillo soffocato del cellulare di Allison le costringe ad interrompere.
Prima di alzarsi per andare a rispondere si china leggermente con
un sorriso soddisfatto.
«Sei in mio potere.»
Luc aggrotta le sopracciglia.
Ah è così. Ora vedrai.
.
Allison afferra la borsetta da terra e prende il cellulare che continua
insistente a squillare.
Può essere solo una persona…
«Ciao mamma.» dice non particolarmente felice, mentre
cerca le sue mutandine nel caos di vestiti sparpagliato per il soggiorno.
Non può di certo parlare con sua madre nuda!
«Tesoro ma dove sei? Ho provato più volte a casa ma risponde
la segreteria telefonica, e poi la scuola mi ha detto che hai preso
qualche giorno di ferie.»
Magnifico e ora che gli dico? Peggio della telefonata con papà!
«Vedi mamma sono a casa di un’amica. Ieri era il suo compleanno
e si è fatto tardi così sono rimasta qui.»
«Ah, capisco.» Susan si adombra, non crede nemmeno per
un attimo che sia con un’amica.
«Volevi qualcosa?» chiede Allison dopo un attimo, trovando
nello stesso momento gli indumenti.
Sente un fruscio alle sue spalle e poi le sue mutandine sono di nuovo
chissà dove, mentre Luc la abbraccia da dietro chinandosi sul
suo collo.
«Quelle non ti serviranno.» mormora appena per non farsi
sentire dall’altro capo della linea.
Allison sorride piegando la testa assecondando i baci leggeri che
Luc le sta dando.
«Volevo solo sapere come stavi.»
Allison non presta minimente attenzione alla madre e geme senza accorgersi
che ha il ricevitore praticamente attaccato alla bocca.
Si tappa la bocca con una mano.
Troppo tardi.
«B.. bene… sto.. sto oh.. bene..» balbetta a fatica
mentre le mani della mora viaggiano lungo tutto il suo corpo andando
a toccare tasti che in quel momento dovrebbero essere lasciati stare.
«Allison, cara, sei certa di stare bene? Ti sento strana.»
«No, ma che dici. Sarà la linea disturbata.»
La madre sembra crederci e si tranquillizza. Diavolerie tecnologiche!
Lancia alla compagna una sguardo severo e tenta di allontanarsi, prima
che la situazione le sfugga di mano e si faccia cogliere da un orgasmo
in diretta telefonica con sua madre!
Luc non sembra accorgersene e continua nel suo piano di far impazzire
Allison fino a ridurla a un ammasso deforme di piacere.
«Se sei impegnata chiamo dopo.» dice sentendo il rumore
sordo di qualcosa che cade.
«Oh si… No! Volevo dire no! Non sto facendo nulla.»
dice riprendendosi appena.
Luc l’ha poggiata senza troppi complimenti sulla tavola facendo
cadere pesantemente una sedia e ora le massaggiava delicatamente il
seno, tenendo sempre quel sorrisetto vittorioso sulle labbra. E lei
non aveva la forza di fermarla, era totalmente e indiscutibilmente
in suo potere.
Doveva mordersi l’interno della guancia a sangue per non urlare
di piacere.
«Bene.» disse Susan con entusiasmo. «Volevo dirti
che Kate tornerà stasera del viaggio di nozze e io sto organizzando
una cena di ben tornato. È alle otto in punto, se vuoi puoi
portare anche il tuo nuovo amico.»
Allison non stava capendo più niente, da un lato i suoi istinti
che gridavano di attaccare quel maledetto telefono e assecondare le
mani di Luc che ora stava scendendo sempre più in basso, e
dall’altro la madre che farneticava di cene e di nuovi amici.
«Ma che stai dicendo?»
«Oh andiamo. Tuo padre mi ha detto tutto. Sarà una bella
serata. Ci saranno anche Heriette e Tom, e poi anche Kate non vede
l’ora di conoscerlo.»
«Mamma…»
Allison posò una mano sul ricevitore.
«Luc ti prego…»
La mora allargò il sorriso.
«Ti prego basta, o ti prego continua?» mormorò
penetrandola piano con due dita.
Allison trattenne bruscamente il fiato.
La madre dall’altro capo della linea continuava a parlare di
cose inutili, insistendo sul ritorno della sorella e sull’imminente
incontro di un suo immaginario amico.
Oddio sto per venire!
«Allison? Allison ci sei ancora?»
«S.. si..» disse con respiro pesante mordendosi la lingua.
Non poteva fare niente, Luc era lì ferma senza muoversi, consapevole
del fatto che una piccola spinta e sarebbe venuta su quel tavolo.
«Bene. Allora è tutto sistemato per stasera!» cinguettò
allegramente la madre.
«Cosa? No, aspet…»
Il suono ripetitivo della chiamata terminata la lasciò spiazzata.
Merda!
.
«Luc?»
La mora la fissò con aria divertita. «Si amore?»
«Hai fatto proprio una gran bella cazzata!»
Il tono serio usato dalla ragazza le fece abbandonare tutti i suoi
propositi erotici che aveva avuto fino a quel momento.
«Scusa. Lo so che eri a telefono con tua madre.»
Allison scosse la testa. «No, non è per quello. Anzi
non esattamente. Mi hai distratto, e mia madre mi ha incastrata a
una cena stasera con mia sorella, il neo-marito e i suoceri.»
Luc la guardò con disappunto.
«E non è tutto.»
«Cosa può esserci di peggio?» disse infastidita
di aver in qualche modo rovinato i loro piani di pace e relax.
«Tu sei l’ospite d’onore!»
A Luc sembrò che il mondo le crollasse addosso. Fece una risatina
nervosa.
«Dimmi che ti stai vendicando per prima? Ti prego.»
«No. Stasera alle otto siamo gentilmente obbligate a partecipare
alla cena di bentornato di Kate dal suo viaggio di nozze.»
Luc poggiò pesantemente la testa sulla spalla di Allison, sperando
che fosse un muro di mattoni.
«Oh Dio!»
La ragazza le carezzò delicatamente i capelli.
«Sarà un inferno!» affermò seria, ben conoscendo
la sua famiglia.
Ci fucileranno ancora prima di sederci a tavola.
.
L’inizio di quella giornata era stato particolarmente strano,
ed erano sicure che continuando non sarebbe migliorata.
«Puoi portare Tony o Jim!» disse sicura come colta da
una rivelazione.
Allison morse il panino con rabbia. «Oh si, e magari passare
la notte con uno di loro!»
Luc ringhiò. «Non essere sciocca!»
«E tu smettila di sparare queste stronzate!» ingoiò
una lunga sorsata di birra.
Ma si, affoghiamo tutto nell’alcol!
Irene si sedette fissando le due donne accigliate che tentavano con
scarsi risultati di trovare una soluzione al problema.
Capiva perfettamente i sentimenti contrastanti che provava sua figlia,
per non parlare di quelli di Allison. Una notizia del genere avrebbe
potuto disintegrare i rapporti con la sua famiglia, come spazzati
via da una bomba atomica!
Sorrise appena pensando a come quella situazione potesse sembrare
assurda. Avevano iniziato a discutere appena messo piede nel locale,
su come trovare un modo per scappottare dall’invito della sua
consuocera?dirlo le faceva uno strano effetto, non aveva conosciuto
quasi mai le ragazze di sua figlia figuriamoci i loro genitori. Spesso
dubitava che anche Luc li avesse conosciuti.
Le proposte assurde di Luc stavano facendo perdere definitivamente
la calma ad Allison, che sembrava leggermente delusa dalla foga con
cui la compagna si opponeva all’incontro con la sua famiglia.
Luc la gelò con lo sguardo. «Non c’è niente
da ridere.»
«Oh si invece! Dovreste vedervi sembrate una coppia sposata
da trent’anni!»
Il broncio si perse sul volto delle due donne lasciando il posto ad
un sorriso imbarazzato e luminoso.
Luc sospirò. «E va bene. Tanto prima o poi dovrò
conoscerli no?»
Irene batté un pugno sul tavolo. «È questo l’atteggiamento
giusto! Può anche darsi che i tuoi genitori siano felici della
tua scelta.»
Allison le lanciò occhiata scettica. «È più
probabile che Bin Laden diventi cristiano!»
«Al un po’ di ottimismo no?»
«Li conosco Irene. Sono snob e conservatori. Pensa la odiano
credendo che sia un uomo, cosa credi che succederà quando scopriranno
la verità?»
Luc lasciò cadere pesantemente la testa sul tavolo con un rumore
sordo.
Odiava l’incontro con i genitori. Si sentiva la protagonista
di quelle storie strappalacrime dove lui è il bulletto della
scuola e lei la figlia del pastore.
Preferiva tenere i suoi rapporti privati così. Privati!
Cazzo, cazzo, cazzo!
«Tutto questo è assurdo!» sbotta improvvisamente
la bionda. «Ormai sono una donna adulta, prendo le mie decisioni!
Perché mai devo sentirmi così preoccupata per le loro
reazioni! Infondo non hanno mai approvato niente della mia vita!»
«Tesoro è la tua famiglia. E tu vuoi sempre fare in modo
che siano orgogliosi di te.» mormora Irene.
«Eppure non mi hanno mai lasciata libera. Mi hanno sempre imposto
le loro regole. Mia madre pensa che sia ancora vergine, e mio padre
non sospetta nemmeno che io possa pensare a qualcosa di impuro!»
Un lampo attraversa gli occhi di Luc, mentre Irene tossisce imbarazzata.
«Questo si che è interessante!»
Allison si rende conto di quello che ha appena detto e arrossisce,
sente chiaramente lo sguardo ceruleo della compagna su di se, e anche
se non la vede sa che sono attraversati dalla malizia.
.
L’arrivo di Jim interrompe ogni tipo di discussione.
«Salve a tutti!»
Entra portando dietro di se una folata di vento gelido. Si friziona
i capelli per togliere qualche fiocco di neve. Allison lo guarda.
Portare lui non sarebbe male… ma non sarebbe lo stesso.
Si siede al tavolo con loro e prende incurante del pericolo che corre
il panino di Luc, mordendolo con gusto.
«Fa un freddo boia lì fuori! Buono, ci voleva un altro
po’ di maionese.»
La mora gli lancia un’occhiataccia.
«Che c’è?» chiede insospettito dalla strana
mancanza di una reazione fisica o verbale da parte della sorella,
e dalla tensione che si avverte nell’aria.
Mentre fissa alternativamente le due donne continua a mangiare e uno
sbuffo di salsa gli cade lungo il mento.
Si pulisce distrattamente con la manica.
«Ma che sta succedendo?»
«È inutile, oggi butta male! Tieni.» gli dice Irene
porgendogli una birra.
«Stasera Luc incontrerà i genitori di Al.» continua
a voce più bassa.
Jim non può trattenersi e scoppia in una fragorosa risata.
Allison lo guarda semi arrabbiata. «Che c’è da
ridere?»
«Non arrabbiarti, non è per te. Solo che Luc che incontra
i suoceri… non avrei mai pensato potesse accadere!»
Luc ha iniziato a bestemmiare anche in russo. Jim nota il suo sguardo
perso a studiare le nervature del legno della tavola, mentre borbotta
cose fortunatamente incomprensibili. Smette di ridere, ma il sorriso
rimane.
«Visto che stasera è una serata speciale, ho un regalo.»
afferma alzandosi.
«Un regalo?»
«Proprio così dolcezza. È qui fuori. Andiamo?»
Si avvia seguito dalle tre donne. Irene e Allison incuriosite, mentre
a Luc è improvvisamente tornato il buonumore.
.
Allison è ferma sul marciapiede incredula.
«Questa è la mia macchina!» sposta lo sguardo dall’auto
alla compagna che la guarda con aria innocente e un sorriso radioso.
«Beh più o meno. Ho fatto qualche miglioramento. Ma in
sostanza si, è la tua macchina.»
«Ma se due giorni fa il meccanico mi ha detto che non poteva
fare nulla prima di Natale.»
Luc la interrompe. «Quello era un idiota. Anche Jim lo è,
ma almeno lui ne capisce qualcosa di più di motori.»
Il ragazzo si limita a sbuffare.
«Allora devo ringraziare te.» dice rivolta al ragazzo.
«Se mi dici quanto ti dev…»
«Non dire assurdità! Non mi devi niente.» Jim sembrava
quasi offeso.
«Ma…»
«Niente ma. Non faccio pagare i membri della famiglia, per delle
semplici riparazioni.»
Il tempo si è appena fermato nella mente di Allison.
Membri della famiglia.
Sente le lacrime pungerle gli occhi, ma non vuole versarle. Quella
semplice frase, buttata lì con noncuranza le ha fatto perdere
un battito.
Luc le passa un braccio intorno alle spalle. «Non fare quella
faccia stupita.» le sussurra in un orecchio. La sua espressione
in quel momento era impagabile. Sorpresa, dolce, felice, e altro che
non riusciva ad identificare.
«E poi la mia macchina non è adatta per scarrozzarti
nelle faccende quotidiane!»
Allison ride. «Vedo che ti sei subito stufata del tuo ruolo
di autista.»
«Oh ma Amore continuerò a guidare io.»
La bionda solleva un sopracciglio. «E perche scusa?»
Gli angoli delle labbra di Luc si sollevano. «Perché
se guidi tu rischiamo di arrivare il giorno dopo.»
.
Nel salone della villa Susan parlava animatamente con una cameriera
per decidere il menu della serata.
Servitù incompetente.
«Faccia in modo che tutto sia fatto come nella lista che le
ho consegnato»
La cameriera la seguì titubante, tentando di protestare. «Ma
signora…»
«Niente ma.»
Susan si avviò a passo deciso verso lo studio del marito, lasciando
la poverina sconsolata dietro di se con un enorme problema da risolvere.
Ma dove le trovo le fragole a dicembre!
Si accomodò sula poltrona con un movimento elegante, divenuto
ormai parte di lei da anni e anni di prove.
«Queste cameriere, trovano scuse assurde pur di non lavorare.»
«La servitù non è più come quella di un
tempo.» disse distratto Harold continuando a leggere delle carte
che coprivano gran parte della scrivania.
«Comunque per stasera è tutto organizzato.»
«Mm mm»
«Allison mi è sembrata strana.»
L’uomo solleva gli occhi solo per un attimo e poi torna a fissare
i documenti. «Strana? In che senso?»
«Come distratta. Per non parlare degli strani rumori che si
sentivano.»
«Ho parlato con Christopher stamattina.» dice improvvisamente
Harold, la mente proiettata altrove.
«E cosa ti ha detto?»
L’uomo sospira stancamente e si lascia cadere sullo schienale
della poltrona. «Dice che vuole riconquistarla. E che ha pagato
una specie di detective privato per scoprire cosa l’è
successo in questa ultima settimana. Sembra deciso, e io l’appoggerò
in tutto.»
«Anche se ha un altro uomo? Certo che è proprio un ragazzo
d’oro!»
Harold annuisce. «Già. Non credevo che sarebbe arrivato
a tanto. Sono certo che entro pochi giorni sarà tutto sistemato.
Magari potremmo festeggiare un altro matrimonio.»
Il sorriso che si dipinse sul volto dell’uomo era quello si
una persona pienamente soddisfatta. Nella sua vita era sempre riuscito
a raggiungere i suoi obbiettivi, e ci sarebbe riuscito anche quella
volta.
Non era intenzionato a permettere a sua figlia di commettere una simile
sciocchezza!
Lei era l’erede di una delle famiglie più ricche della
città, aveva degli obblighi e delle responsabilità,
era ora che smettesse di comportarsi come una bambina sciocca ed entrasse
a far parte attivamente di quel mondo, al posto che le era stato destinato
dalla nascita.
Allison Lovelace tu sposerai Christopher e unirai così le due
società, che ti piaccia o no!